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In cima a un’altura che meritava appena il nome di collina, Lan piegò il ginocchio e tirò Nynaeve accanto a sé. Alla Sapiente occorse un attimo per capire che anche Moiraine era lì. Immobile, avvolta nel mantello scuro, l’Aes Sedai poteva essere scambiata per un’ombra. Lan indicò, in basso, un’ampia radura lungo il pendio.

Nynaeve corrugò la fronte, poi capì: le confuse macchie più chiare erano file regolari di tende. Un accampamento oscurato.

«Manti Bianchi» bisbigliò Lan. «Duecento, forse più. C’è acqua buona, laggiù. E il ragazzo che cerchiamo.»

«Nell’accampamento?» Intuì, più che scorgere, il cenno d’assenso di Lan.

«Proprio al centro. Moiraine l’ha individuato con esattezza. Mi sono avvicinato quanto basta per vedere che lo tengono sotto stretta sorveglianza.»

«Prigioniero? E perché?»

«Non so. I Figli non dovrebbero interessarsi a un ragazzo di campagna, a meno che qualcosa non li abbia insospettiti. Non ci vuole molto, per far insospettire un Manto Bianco, ma sono preoccupato lo stesso.»

«Come farai a liberarlo?»

Solo quando Lan le rivolse un’occhiata, Nynaeve capì quanta fiducia riponesse nel fatto che il Custode potesse penetrare nel cuore di un accampamento di duecento uomini e tornare con il ragazzo. In fin dei conti, si disse, lui era un Custode; doveva pur esserci un fondo di verità, nelle storie.

«Posso farlo uscire, ma forse non sarà in grado di muoversi di soppiatto. Uno di noi sarà costretto a portarlo sul suo cavallo. Se ci vedono, avremo duecento Manti Bianchi alle calcagna. A meno che non siano troppo occupati per inseguirci. Sei disposta a correre un rischio?»

«Farei qualsiasi cosa, per aiutare uno di Emond’s Field.»

Lan indicò il buio al di là delle tende. Stavolta Nynaeve non distinse niente. «Le funi dei cavalli» disse il Custode. «Sarebbe opportuno tagliarle quanto basta perché si spezzino appena Moiraine farà un diversivo. I Manti Bianchi saranno troppo impegnati a ricuperare i cavalli, per inseguirci. Ci sono due sentinelle, al di là dei picchetti. Ma se sei abile la metà di quel che credo, non ti vedranno di sicuro.»

Nynaeve deglutì con forza. Avvicinarsi di soppiatto ai conigli era una cosa; ma le sentinelle, armate di lancia e di spada... “Così mi ritiene abile, eh?" pensò. E rispose: «D’accordo.»

Lan annuì, come se non s’aspettasse risposta diversa. «Ancora una cosa» soggiunse. «Ci sono lupi in giro, stanotte. Ne ho visti due, quindi ce ne saranno sicuramente altri.» Esitò, senza cambiare tono di voce, ma lasciando intendere una certa perplessità. «M’è sembrato che volessero quasi farsi vedere. Comunque, non dovrebbero darti fastidio. Di solito i lupi si tengono lontano dalle persone.»

«Hai fatto bene a dirmelo» replicò Nynaeve, soave. «In fin dei conti sono cresciuta fra i pastori.» Lan brontolò e lei sorrise nel buio.

«Allora mettiti subito all’opera» concluse il Custode.

Nynaeve perdette il sorriso, mentre scrutava l’accampamento pieno di uomini armati. Duecento uomini con lance e spade e... Prima di cambiare idea, sganciò il coltello e si avviò. Moiraine le afferrò il braccio, in una presa quasi forte quanto quella di Lan.

«Stai attenta» disse piano. «Taglia le corde e torna più in fretta che puoi. Anche tu fai parte del Disegno e non ti metterei a repentaglio, se il mondo intero non fosse in pericolo.»

Di nascosto, appena Moiraine la lasciò, Nynaeve si massaggiò il braccio. Non voleva far capire all’Aes Sedai che la stretta le aveva fatto male. Ma Moiraine si girò subito a osservare l’accampamento. E il Custode era scomparso, notò Nynaeve, sorpresa. Non l’aveva udito allontanarsi. “La Luce fulmini quell’uomo!" pensò. Ma si alzò le sottane e se le legò alla cintola, per avere libere le gambe; si avviò con decisione nella notte.

Quasi subito rallentò l’andatura per evitare lo scricchiolio di rami secchi, lieta che non ci fosse nessuno a vedere com’era arrossita. Non doveva fare rumore. Quella non era una sorta di gara col Custode.

Non era difficile procedere nel bosco buio: la fioca luce della luna era più che sufficiente a schivare gli ostacoli sul terreno in lieve pendio. Ma gli alberi spogli contro il cielo notturno le ricordavano che quello non era un gioco e il gemito del vento assomigliava troppo ai corni dei Trolloc. Adesso, da sola nel buio, ricordò che i lupi di solito evitavano le persone, ma quell’inverno, nei Fiumi Gemelli, si erano comportati in maniera molto diversa.

Quando infine sentì l’odore dei cavalli, si sentì invadere dal sollievo. Quasi trattenendo il fiato, si distese carponi e strisciò sopravvento verso di essi.

Rischiò di finire addosso alle sentinelle, prima di scorgerle: venivano nella sua direzione, col candido mantello che sbatteva al vento e quasi scintillava nel chiaro di luna. Tanto valeva che portassero torce: sarebbero stati altrettanto visibili. Nynaeve s’immobilizzò, cercando di rendersi parte del terreno. Quasi di fronte a lei, a non più di dieci passi, le sentinelle si fermarono una di fronte all’altra, lancia in spalla. Più in là, Nynaeve distinse delle sagome che certo erano i cavalli. La puzza di letame era intensa.

«Tutto bene nella notte» annunciò una sagoma dal mantello bianco. «La Luce ci illumini e ci protegga dall’Ombra.»

«Tutto bene nella notte» rispose la seconda sentinella. «La Luce ci illumini e ci protegga dall’Ombra.»

Fecero dietro-front e si allontanarono nel buio.

Nynaeve attese, contando tra sé, che le sentinelle completassero due volte il percorso. Ogni volta impiegarono lo stesso tempo e ripeterono la stessa formula. Nessuna delle due guardò di lato: fissavano dritto avanti a sé, mentre camminavano a passo di marcia. Nynaeve si disse che non l’avrebbero notata neppure se fosse stata in piedi.

Prima che la notte inghiottisse per la terza volta i due uomini, Nynaeve si alzò e, piegata in due, corse verso i cavalli. Quando fu vicina, rallentò per non spaventare gli animali. Forse i Manti Bianchi non vedevano quel che non avevano sotto il naso, ma avrebbero certamente controllato, se i cavalli si mettevano all’improvviso a nitrire.

I cavalli, legati a una corda tesa fra due paletti — ce n’era più d’una fila — erano sagome appena visibili nel buio e tenevano la testa bassa. Di tanto in tanto uno sbuffava o batteva lo zoccolo nel sonno. Nynaeve arrivò quasi al termine della fune, prima di scorgere il paletto. Allungò la mano e si bloccò: il cavallo più vicino aveva alzato la testa e la guardava. La cavezza era legata con un ampio cappio alla fune spessa un pollice fissata al paletto. Sarebbe bastato un solo nitrito.

Senza staccare lo sguardo dal cavallo, Nynaeve recise la fune, seguendo col dito la lama, per evitare di tagliarla di netto. Il cavallo agitò la testa e Nynaeve di sentì agghiacciare. Anche un solo nitrito...

Sentì sotto le dita gli ultimi fili di canapa e passò alla fune seguente, tenendo d’occhio il cavallo fin quando le fu possibile. Trasse un sospiro di sollievo; ma se a ogni fune si fosse ripetuta la stessa situazione, temeva di non farcela.

Invece gli altri cavalli rimasero addormentati, anche quando lei si tagliò il pollice e soffocò un grido. Succhiandosi il taglio, controllò cautamente la via percorsa. Sopravvento, non udiva più le sentinelle scambiarsi la solita frase, ma loro l’avrebbero sentita, se si fossero trovate al posto giusto. E se fossero venute a controllare la causa del rumore, il vento avrebbe coperto il loro arrivo. “È ora di andare” si disse. “Con quattro cavalli su cinque in libertà, non inseguiranno nessuno."

Ma non si mosse. Immaginava come l’avrebbe guardata Lan, venendo a sapere che non aveva terminato il lavoro. Non l’avrebbe accusata, perché il ragionamento era valido e lui non poteva aspettarsi di più. Lei era una Sapiente, non un maledetto, invincibile, grande Custode, capace di rendersi quasi invisibile. Serrò le mascelle e si accostò all’ultima fune. Il primo cavallo era Bela.