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A Rand bastò un’occhiata per capire che non poteva avvicinarsi oltre. A nessuno era permesso di arrivare nei pressi del Palazzo. Ai lati delle porte, c’erano Guardie della Regina, in fila per dieci. Lungo la cima delle bianche mura, sulle alte balconate e sulle torri, c’erano altre Guardie in rigida posizione d’attenti, con l’arco di traverso sul petto coperto di corazza a piastre. Anche loro sembravano uscite dal racconto d’un menestrello, una guardia d’onore; ma Rand non credette che fossero lì per questo scopo. La folla rumoreggiante fiancheggiava le vie e formava quasi una muraglia di bracciali, coccarde e spade bianche, interrotta solo di tanto in tanto da un crocchio di rosso. Le guardie in uniforme rossa parevano una barriera ben fragile, contro tutto quel bianco.

Rand rinunciò ad avvicinarsi al palazzo e cercò un posto dove sfruttare meglio la propria altezza. Non aveva bisogno di stare in prima fila, per vedere tutto. La folla si muoveva in continuazione, gente spingeva per farsi avanti o correva verso quello che riteneva un punto migliore. Durante uno di questi spostamenti, Rand si trovò in quarta fila dal bordo della via, dietro persone tutte più basse di lui, picchieri inclusi. La gente lo pressava da tutte le parti; quelli alle sue spalle brontolavano perché non vedevano niente e cercavano di farsi largo per mettersi davanti a lui. Rand mantenne la posizione, soddisfatto. Al passaggio del corteo, sarebbe stato abbastanza vicino da vedere chiaramente in viso il falso Drago.

Dall’altra parte della strada, giù verso le porte sulla Città Nuova, nella folla compatta si formò un’increspatura: lungo la curva, la gente si ritraeva per consentire il passaggio a qualcuno. Ma non come quando, nei giorni normali, lasciava spazio libero ai Manti Bianchi: ora si scostava di scatto, con occhiate di stupore che si mutavano in smorfie di disgusto. Ognuno, pressandosi per togliersi di mezzo, girava il viso dall’altra parte, ma guardava con la coda dell’occhio, finché l’intruso non era passato.

Anche altri, intorno a Rand, notarono l’agitazione. In attesa del Drago, senza niente da fare, qualsiasi cosa era degna di commento. Rand udì ipotesi che andavano dalla presenza di un’Aes Sedai a quella di Logain stesso, e congetture più scostumate che provocarono le risa rauche degli uomini e gli sbuffi sdegnosi delle donne.

L’increspatura vagò lungo la folla e si avvicinò al limitare della via. Tutti si scostavano senza esitare e, anche a costo di perdere un buon posto d’osservazione, permettevano all’intruso di andare dove voleva. Infine, proprio di fronte a Rand, la folla si riversò nella via, spingendo da parte i picchieri che cercavano di contenerla. Una figura curva avanzò, incerta, all’aperto: pareva un mucchio di stracci sudici, più che un uomo. Rand udì intorno a sé mormorii di disgusto.

Sul ciglio della via, l’uomo vestito di stracci esitò; mosse avanti e indietro il cappuccio lacero e sporco, come se cercasse qualcosa o tendesse l’orecchio. All’improvviso emise un grido inarticolato e puntò la mano sporca e rattrappita contro Rand. Subito cominciò ad attraversare la via, con l’andatura d’uno scarafaggio.

Il mendicante. Rand imprecò al colpo di malasorte che l’aveva portato a farsi individuare in quel modo. Amico delle Tenebre o no, non voleva incontrare quell’uomo faccia a faccia. Ne sentiva lo sguardo, come acqua untuosa sulla pelle. E soprattutto non voleva che gli si accostasse proprio lì, circondato da gente sull’orlo della violenza. Le stesse voci che prima ridevano, ora imprecarono, mentre Rand si faceva largo per allontanarsi dalla via.

Si mosse in fretta, perché sapeva che la fitta massa di gente, in cui era costretto a farsi largo, si sarebbe aperta di fronte al mendicante. Barcollò e quasi cadde, quando uscì all’improvviso dalla calca. Agitando le braccia per riprendere l’equilibrio, si girò e si mise a correre.

La gente lo segnava a dito: era l’unico che andava nell’altra direzione e per giunta di corsa. Si alzarono delle grida. Il mantello svolazzante mostrava la spada avvolta in stoffa rossa. Quando Rand se ne accorse, aumentò l’andatura. Perfino quel giorno, un solitario sostenitore della Regina, correndo a quel modo, rischiava di scatenare l’inseguimento di una folla inferocita. Solo quando le grida furono molto indietro, Rand si permise di crollare contro un muro e riprendere fiato.

Si trovava ancora dentro il perimetro della Città Interna, ma non sapeva orizzontarsi. Non ricordava quante curve avesse fatto, in quelle vie a spirale. Pronto a riprendere la corsa, guardò dalla parte da cui era venuto. Solo una persona si muoveva nella via, una donna che camminava tranquillamente reggendo il cestino della spesa. Quasi tutti gli abitanti della città si erano radunati per dare almeno un’occhiata al falso Drago. Era impossibile che il mendicante l’avesse seguito, si disse Rand. Se l’era lasciato alle spalle.

Ma il mendicante non avrebbe rinunciato: Rand ne fu sicuro, pur non sapendo perché l’uomo lo cercava. Quella creatura vestita di stracci si sarebbe aperta la strada tra la folla e avrebbe continuato a cercarlo; se lui tornava a vedere Logain, rischiava d’incontrarla di nuovo.

Per un attimo pensò di tornare alla locanda, ma non avrebbe mai avuto un’altra occasione di vedere una regina né, si augurava, un falso Drago. Gli parve da vigliacchi, lasciarsi impaurire da un mendicante storpio, anche se Amico delle Tenebre.

Si guardò intorno, riflettendo. A giudicare da come era costruita la Città Interna, tutta edifici bassi e spazi aperti, chi si trovasse in certi posti non avrebbe avuto ostacoli alla vista. C’erano senz’altro dei punti da cui vedere il passaggio del corteo col falso Drago. Non avrebbe visto la Regina, ma poteva vedere Logain. Presa la decisione, si avviò.

Nell’ora successiva trovò diversi punti adatti, fino all’ultimo già affollati di gente che non voleva farsi schiacciare lungo il percorso del corteo. Una muraglia compatta di coccarde e di bracciali bianchi. Pensando alle reazioni di una simile folla alla vista della spada avvolta in stoffa rossa, Rand si allontanò in fretta.

Dalla Città Nuova si alzarono grida, squilli di tromba, il rullio marziale di tamburi. Logain e la sua scorta erano già a Caemlyn e si dirigevano al Palazzo.

Sconsolato, Rand vagò nelle vie quasi deserte, con la vaga speranza di riuscire ancora a vedere Logain. L’occhio gli cadde sul pendio privo di edifici che si alzava dalla via. In una primavera normale, sarebbe stato coperto d’erba e di fiori, ma adesso era marrone, su fino al muro che correva lungo la cresta, al di là del quale si scorgevano cime d’alberi.

Quel tratto di via non era stato progettato per panorami grandiosi, ma più avanti, al di sopra dei tetti, si scorgevano alcune guglie del Palazzo, sulla cui cima garrivano bandiere col Leone Bianco. Rand non sapeva con esattezza da che parte proseguiva la via, dopo la curva intorno al colle, ma a un tratto ebbe un’idea, a proposito del muro in cima al pendio.

Tamburi e trombe si avvicinavano, le grida aumentavano d’intensità. Rand si arrampicò in fretta su per il pendio. Non era fatto perché la gente ci salisse, ma lui piantò gli stivali nel terriccio brullo e sfruttò per appiglio gli arbusti secchi. Ansimando per il desiderio e per lo sforzo, strisciò fino alla base del muro, alto due volte lui, se non di più. L’aria vibrò per il rullo di tamburi e per gli squilli di tromba.

La superficie del muro era stata lasciata allo stato naturale: grossi blocchi di pietra, uniti così bene da nascondere le commessure, e tanto scabri da sembrare un precipizio naturale. Rand sorrise. Le scogliere appena al di là delle Colline Sabbiose erano più alte, eppure perfino Perrin le aveva scalate. Trovò sporgenze per le mani e per i piedi.

I tamburi si mossero in fretta, mentre lui si arrampicava. Si rifiutò di lasciarli vincere: sarebbe arrivato in cima, prima che i tamburi giungessero al Palazzo. Nella fretta, i blocchi di pietra gli graffiarono le mani e le ginocchia, ma Rand gettò infine le braccia sul bordo del muro e si sollevò, con un senso di vittoria.