«E non ci dici nemmeno come ti chiami?» protestò Gawyn. «Un misero compenso, per le cure di Elayne. Ero curioso, su di te. Parli come uno di Andor, ma non certo di Caemlyn; però hai l’aspetto di un... Be’, sai il nostro nome. Cortesia vorrebbe che ci dicessi il tuo.»
Con un’occhiata ansiosa al muro, Rand disse come si chiamava e aggiunse perfino: «Vengo da Emond’s Field, nei Fiumi Gemelli.»
«Da occidente» mormorò Gawyn. «Da molto lontano, a occidente.»
Rand si girò e lo guardò attentamente. C’era stata una nota di sorpresa, nel tono del ragazzo, e una traccia gli aleggiava ancora sul viso. Ma Gawyn la sostituì con un sorriso amichevole, così rapidamente che Rand quasi dubitò d’averla scorta.
«Tabacco e lana» disse Gawyn. «Conosco i prodotti principali di ogni parte del Regno. Anzi, di ogni paese, a dire il vero. Fa parte del mio addestramento. Prodotti e attività principali, caratteristiche della popolazione. Usanze, punti di forza e debolezze. Si dice che la gente dei Fiumi Gemelli sia testarda. Ma sono individui che si lasciano guidare, se ti ritengono meritevole; però, più cerchi di spingerli, più ti resistono. Elayne dovrebbe scegliersi il marito laggiù: solo un uomo con la volontà di pietra riuscirebbe a non farsi calpestare da lei.»
Rand lo fissò. Anche Elayne lo fissava. Gawyn pareva padrone di sé come sempre, ma diceva stupidaggini. Perché?
«Cosa succede?»
Alla domanda, tutt’e tre sobbalzarono e si girarono di scatto.
Il giovanotto fermo a poca distanza era il più bello che Rand avesse mai visto, forse fin troppo, per un uomo. Alto e snello, ma forte e sicuro di sé, a giudicare da come si muoveva. Scuro d’occhi e di capelli, vestiva di rosso e di bianco come Gawyn: abiti un po’ meno eleganti, portati con indifferenza. Teneva la mano sull’elsa della spada e gli occhi puntati su Rand.
«Stai lontano da lui, Elayne» disse. «Anche tu, Gawyn.»
Subito Elayne si frappose tra Rand e il nuovo venuto, a testa alta, sicura come sempre. «È un leale suddito di nostra madre, un buon suddito della Regina. Ed è sotto la mia protezione, Galad.»
Rand cercò di ricordare che cosa aveva saputo da mastro Kinch e poi da mastro Gill. Galadedrid Damodred era il fratellastro di Elayne e di Gawyn, per parte di padre. Forse mastro Kinch non aveva molto in simpatia Taringail Damodred — come d’altronde tutti coloro che Rand aveva udito parlare di lui — ma il figlio era benvoluto da tutti, sia rossi sia bianchi, a prestare fede alle voci.
«So benissimo che hai una particolare simpatia per i randagi Elyana» disse in tono ragionevole Galad «ma costui è armato e non ha un aspetto raccomandabile. Di questi tempi, la prudenza non è mai troppa. Se è un leale suddito della Regina, cosa ci fa, qui? Non è difficile cambiare il colore del panno intorno alla spada.»
«È qui come mio ospite. Garantisco io per lui. O sei diventato la mia nutrice, per stabilire con chi devo parlare e quando?»
Il tono era pieno di sdegno, ma Galad parve non prendersela. «Sai che non pretendo di controllare le tue azioni, Elayne» replicò. «Ma questo tuo... ospite è fuori luogo. Lo sai bene quanto me. Gawyn, aiutami a convincerla. Nostra madre...»
«Basta!» sbottò Elayne. «Non hai diritto di giudicare le mie azioni. Vattene. Subito!»
Galad rivolse a Gawyn un’occhiata triste, come per chiedergli aiuto ma riconoscendo nello stesso tempo che Elayne era troppo testarda.
Elayne si rabbuiò, ma Galad le rivolse un inchino formale, arretrò d’un passo, si girò e si allontanò; in breve scomparve dietro il pergolato.
«Lo odio» mormorò Elayne. «È ignobile e invidioso.»
«Ora esageri» disse Gawyn. «Galad non conosce l’invidia. Due volte mi ha salvato la vita; e se avesse evitato d’intervenire, nessuno l’avrebbe saputo. A quest’ora sarebbe il tuo Principe della Spada, al mio posto.»
«Mai, Gawyn. Sceglierei chiunque, anziché Galad. Chiunque. Il più umile dei mozzi di stalla.» All’improvviso sorrise e rivolse al fratello un’occhiata semiseria. «Dici sempre che mi piace dare ordini. Bene ti ordino di fare in modo che non ti accada niente. Ti ordino di essere il mio Principe della Spada, quando salirò al trono... voglia la Luce che sia il più tardi possibile!... e di guidare l’esercito di Andor, con quella sorta di onore che Galad non si sogna neppure.»
«Ai tuoi ordini, milady.» Gawyn scoppiò a ridere ed eseguì un inchino che era la parodia di quello di Galad.
Elayne rivolse a Rand un’occhiata pensierosa. «Adesso dobbiamo farti uscire in fretta di qui.»
«Galad fa sempre la cosa giusta» spiegò Gawyn «anche quando non dovrebbe. In questo caso, con un estraneo in giardino, la cosa giusta è informare le guardie di Palazzo. E sospetto che sia già andato a informarle.»
«Scavalco il muro» disse Rand. Elayne lo fermò.
«No, dopo la pena che mi sono data per curarti le mani. Te le rovinerai di nuovo e chissà quali impiastri ti metterebbe una medicona. In fondo al giardino c’è una porticina nascosta dalle erbacce. Nessuno si ricorda mai che esiste.»
All’improvviso Rand udì rumore di stivali sulle pietre del vialetto.
«Troppo tardi» brontolò Gawyn. «Girato l’angolo, si sarà messo a correre.»
Elayne ringhiò un’imprecazione. Rand rimase di stucco: quella frase l’aveva udita da uno stalliere. L’attimo dopo, la ragazza era di nuovo padrona di sé.
Gawyn e Elayne non si mossero, ma Rand non poteva aspettare con altrettanta serenità le Guardie della Regina. Si mosse verso il muro, pur sapendo che non sarebbe arrivato neppure a metà strada, prima della comparsa delle guardie.
Prima che facesse tre passi, dal vialetto giunsero di corsa alcuni uomini in uniforme rossa, con la corazza che brillava al sole; altri parvero sbucare da tutte le direzioni. Se non impugnavano la spada, erano pronti a tendere l’arco. Dietro ogni visiera c’era una faccia torva e ogni freccia era puntata su Rand.
Elayne e Gawyn si mossero insieme e si frapposero tra Rand e le frecce, a braccia larghe per coprirlo. Rand rimase immobile e tenne le mani bene in vista, lontano dalla spada.
Il rumore di stivali e la vibrazione delle corde d’arco non erano ancora svaniti, quando l’uomo che aveva sulla spallina il nodo da ufficiale gridò: «Milady, milord, a terra, presto!»
Senza abbassare le braccia, Elayne si tese con aria regale. «Osi venire in mia presenza con l’acciaio sguainato, Tallanvor? Se sarai fortunato, Gareth Bryne ti metterà nelle stalle a spalare letame insieme con la feccia dell’esercito!»
I soldati si scambiarono occhiate di perplessità; alcuni, a disagio, abbassarono un poco l’arco. Solo allora Elayne lasciò ricadere le braccia, come se le avesse tenute sollevate solo per capriccio. Gawyn esitò, poi seguì l’esempio della sorella. Rand poteva contare gli archi che non erano stati abbassati. Tese i muscoli dello stomaco, come se potessero fermare una freccia scagliata da venti passi.
L’uomo col nodo da ufficiale parve il più perplesso. «Ti chiedo scusa, milady, ma lord Galadedrid ha riferito che un contadino armato si aggirava furtivamente nei giardini e minacciava milady Elayne e milord Gawyn.» Posò lo sguardo su Rand e rafforzò il tono di voce. «Se per favore milady e milord si scostano, prenderò in custodia questo malfattore. C’è molta confusione in città, in questi giorni.»
«Dubito molto che Galad abbia riferito una cosa del genere» disse Elayne. «Galad non mente.»
«Mi piacerebbe che mentisse almeno una volta» mormorò Gawyn a Rand. «Forse renderebbe più facile la vita con lui.»
«Costui è mio ospite» continuò Elayne. «E si trova qui sotto la mia protezione. Puoi ritirarti, Tallanvor.»
«Purtroppo non posso, milady. Come milady sa, la Regina vostra madre ha dato ordini riguardanti chiunque sia scoperto sul terreno del Palazzo senza il permesso di sua maestà e sua maestà stessa è stata informata della presenza di questo intruso.» Nella voce di Tallanvor c’era una chiara traccia di soddisfazione. Rand sospettò che in altre occasioni l’ufficiale avesse dovuto accettare da Elayne ordini che lui riteneva ingiusti; ma stavolta non le avrebbe ubbidito, poiché aveva una scusa perfetta.