Выбрать главу

«Abbiamo incontrato Amici delle Tenebre» disse Rand. «Più d’una volta. Ma siamo fuggiti. E un Fade, la notte prima di arrivare a Caemlyn; ma non ci ha visti.» Si schiarì la voce. «Corre voce che di notte ci siano strane creature, fuori della città. Forse sono Trolloc.»

«Oh, sono certamente Trolloc, pastore» disse Lan, ironico. «E dove ci sono Trolloc, ci sono Fade.» Sul dorso della mano i tendini risaltavano per lo sforzo di bloccare il polso di Mat, ma la voce era calma. «Hanno tentato di nascondere le tracce, ma per due giorni ho visto segni del loro passaggio. E ho udito contadini brontolare di creature nel buio. Chissà come, nei Fiumi Gemelli il Myrddraal è riuscito a colpire senza farsi scorgere; ma ogni giorno i Trolloc si avvicinano a chi può mandare soldati a dare loro la caccia. Anche così, pastore, non si fermeranno.»

«Ma siamo a Caemlyn» disse Egwene. «Non possono catturarci, finché...»

«Ne sei sicura?» la interruppe il Custode. «I Fade si radunano nelle campagne. Risulta evidente dalle tracce, se si sa cosa cercare. Ci sono già più Trolloc di quanti occorrano a sorvegliare tutte le uscite della città. Almeno dodici manipoli. Il motivo è uno solo: quando i Fade ne avranno radunato un numero sufficiente, entreranno in città per catturarvi. Forse questo assalto spingerà metà degli eserciti meridionali a marciare contro le Marche di Confine, ma l’evidenza proclama che loro sono disposti a correre il rischio. Siete sfuggiti per troppo tempo. Si direbbe, pastore, che hai portato a Caemlyn una nuova Guerra Trolloc.»

Egwene ansimò e Perrin scosse la testa, quasi a negare l’ipotesi. Rand si sentì assalire dalla nausea, all’idea di Trolloc nelle vie di Caemlyn. Tutte quelle persone, l’una alla gola dell’altra, senza il sospetto che la vera minaccia era in attesa di sciamare sopra le mura. Che cosa avrebbero fatto, quando avessero trovato all’improvviso in mezzo a loro Trolloc e Fade assassini? Vedeva le torri bruciare, le fiamme sbucare dalle cupole, i Trolloc saccheggiare la Città Interna; il Palazzo stesso incendiato; Elayne e Gawyn e Morgase... morti.

«Non ancora» disse Moiraine, con aria assente. Continuava a fissare Mat. «Se troviamo il modo di uscire da Caemlyn, i Mezzi Uomini lasceranno perdere la città. È solo questione di “se".»

«Sarebbe meglio se fossimo morti tutti» disse Perrin a un tratto e Rand trasalì nell’udire l’eco dei propri pensieri. Perrin sedeva sempre a occhi bassi e aveva nella voce un tono d’amarezza. «Dovunque andiamo, portiamo con noi dolore e sofferenza. Sarebbe meglio per tutti, se fossimo morti.»

Nynaeve si girò a guardarlo, con espressione per metà di collera e per metà di timore, ma Moiraine l’anticipò.

«Cosa credi di guadagnare, per te stesso e per chiunque altro, se muori?» disse, con voce calma eppure penetrante. «Se, come temo, il Signore della Tomba si è procurato libertà sufficiente a toccare il Disegno, ormai può raggiungerci da morti con maggiore facilità che da vivi. Da morto, non aiuterai nessuno, né la gente che ha aiutato te, né i tuoi amici e la tua famiglia. Già l’Ombra cade sul mondo e nessuno di voi può fermarla, da morto.»

Perrin alzò la testa a guardare Moiraine e Rand sobbalzò. Le iridi dell’amico erano più gialle che marrone. Con i capelli arruffati e lo sguardo intenso, aveva qualcosa... Rand non riuscì a stabilire che cosa.

Perrin parlò con una calma che diede alle parole più peso che se avesse urlato. «Non possiamo fermarla neppure da vivi, giusto?»

«Più tardi avrò tempo di discutere con te» disse Moiraine «ma il tuo amico ha bisogno di me adesso.» Si spostò di lato, in modo che tutti vedessero chiaramente Mat. Con gli occhi sempre pieni di rabbia, non si era mosso né aveva cambiato posizione. Era madido, aveva le labbra esangui atteggiate a un ringhio sempre uguale. Pareva riversare tutte le forze nel tentativo di colpire Moiraine, col pugnale che Lan bloccava. «O l’hai dimenticato?»

Perrin scrollò le spalle, imbarazzato, e allargò le braccia, senza fare parola.

«Cos’ha, Mat» domandò Egwene. E Nynaeve aggiunse: «È una malattia contagiosa? Posso ancora curarlo. In genere sono immune a qualsiasi malattia.»

«Oh, è contagiosa» disse Moiraine «e la tua... protezione non ti salverebbe.» Indicò il pugnale dall’elsa di rubino, badando bene a non sfiorarlo nemmeno. La lama vibrò, mentre Mat si sforzava di colpire l’Aes Sedai. «Proviene da Shadar Logoth. Non c’è sasso, in quella città, che non sia contaminato e pericoloso da portare fuori delle sue mura; e questo pugnale non è un semplice sasso. C’è in esso il male che uccise Shadar Logoth, e ora questo male è anche in Mat. Il sospetto e l’odio, così intensi che anche gli amici più intimi sono visti come nemici, si sono radicati profondamente in lui, tanto che alla fine avrà un solo pensiero fisso, quello di uccidere. Portando il pugnale fuori delle mura di Shadar Logoth, ha liberato questo seme del male dal legame che lo confinava laggiù. Forse il male è cresciuto e calato, perché lui in cuor suo ha combattuto contro quel che il contagio di Mashadar ha cercato di farlo diventare, ma ora lo scontro è quasi terminato e Mat è quasi sconfitto. Presto, se non ne resta vittima prima, diffonderà dovunque vada quel male, come una pestilenza. Un semplice graffio provocato da questa lama è sufficiente a infettare e distruggere: presto, allo stesso modo pochi minuti con Mat saranno altrettanto letali.»

Nynaeve era sbiancata. «Non puoi fare qualcosa?» mormorò.

«Me lo auguro» sospirò Moiraine. «Per il bene del mondo, spero di essere in tempo.» Frugò nella bisaccia appesa alla cintura e ne trasse un angreal avvolto in un panno di seta. «Lasciatemi sola. Restate insieme, dove nessuno vi veda, ma lasciatemi da sola. Farò per lui tutto il possibile.»

42

Ricordo di sogni

Era un gruppetto assai mogio, quello che Rand guidò per le scale. Ora nessuno aveva voglia di parlare, né a lui né agli altri. E anche Rand non era dell’umore giusto.

Il sole era calato tanto da lasciare in penombra la scala sul retro, ma le lampade non erano ancora state accese. Il viso di Perrin, chiuso come quello degli altri, non mostrava rughe di preoccupazione ma un’aria rassegnata. Incuriosito, Rand voleva chiedergli spiegazioni, ma ogni volta che Perrin attraversava una zona d’ombra più fitta, i suoi occhi parevano raccogliere la poca luce e brillare come ambra lucida.

Rand represse un brivido e condusse gli amici nella sala di lettura, passando per le cucine in modo da evitare la sala comune. Pochi viaggiatori usavano la sala di lettura: chi sapeva leggere, in genere si fermava nelle locande della Città Interna, più raffinate. Mastro Gill teneva la biblioteca più per piacere personale che per i pochi clienti che di tanto in tanto desideravano leggere un libro.

Rand entrò nella stanza, ma gli altri si bloccarono sulla soglia, a bocca aperta e occhi sgranati. Nel caminetto ardeva un bel fuoco e Loial leggeva, disteso sul divano, tenendo sullo stomaco un gattino dal pelo nero e dalle zampe bianche, raggomitolato e addormentato. Vedendoli, chiuse il libro e posò a terra il gattino; si alzò e rivolse al gruppetto un inchino formale.

Rand, ormai abituato all’aspetto dell’Ogier, impiegò un momento a capire che proprio quest’ultimo era l’oggetto dello stupore degli altri. «Loial, ecco gli amici che aspettavo» disse. «Nynaeve, la Sapiente del mio villaggio, Perrin, Egwene.»