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«Ah, sì, Egwene» disse Loial, con voce sonora. «Rand ha parlato molto di te. Sono Loial.»

«Loial è un Ogier» spiegò Rand, e notò che il loro stupore aumentava. Anche dopo avere visto Trolloc e Fade in carne e ossa, era sconvolgente incontrare un personaggio leggendario vivo e vegeto.

Loial non se la prese, se lo fissavano a bocca aperta: in fin dei conti, era meglio di una folla inferocita che urlava: “Al Trolloc!". Disse: «E l’Aes Sedai?»

«Di sopra, con Mat.»

«Allora è ammalato sul serio. Perché non ci sediamo? Verrà qui anche lei, no? Bene, non ci resta che aspettare.»

Il semplice fatto di sedersi parve sbloccare i tre di Emond’s Field, come se accomodarsi in una poltrona bene imbottita, davanti al fuoco scoppiettante, li facesse sentire a casa. Appena sistemati, si misero a fare domande all’Ogier. Con sorpresa di Rand, il primo fu Perrin.

«Gli stedding, Loial, sono davvero rifugi, come dicono le storie?» chiese, con voce tesa, quasi avesse un motivo particolare per domandarlo.

Loial fu lieto di parlare degli stedding e di raccontare come era capitato nella locanda e che cosa aveva visto durante il viaggio. Dopo un poco Rand si appoggiò alla spalliera e ascoltò solo a metà: aveva già udito la storia, con maggiori particolari. A Loial piaceva parlare, appena ne aveva la possibilità, ma di solito riteneva che, per rendere comprensibile un racconto, bisognava precisare due o trecento anni di antefatti. Aveva un senso del tempo assai bizzarro: parlava sempre come se avesse lasciato lo stedding solo da qualche mese, ma alla fine si scoprì che la partenza era avvenuta tre anni prima.

Rand si mise a pensare a Mat. “Un pugnale. Un maledetto pugnale, che poteva ucciderlo solo perché l’aveva addosso. Luce santa! Non voglio altre avventure. Se lei riuscirà a guarirlo, andremo tutti... no, non possiamo tornare a casa. Andremo da un’altra parte. Dove non hanno mai sentito parlare di Aes Sedai e del Tenebroso."

La porta si aprì e per un istante Rand credette di fantasticare ancora. Sulla soglia c’era Mat: con la giubba abbottonata fino al collo e la fascia scura bassa sulla fronte, batteva le palpebre alla luce. Moiraine gli teneva la mano sulla spalla e, dietro, c’era Lan. L’Aes Sedai osservava attentamente Mat, come si fa con chi si è appena alzato dal letto, guarito. Come al solito, Lan osservava ogni cosa, senza darlo a vedere.

Mat rivolse a tutti un sorriso esitante, che si mutò in smorfia di stupore alla vista di Loial, come se lo vedesse per la prima volta. Poi scrollò le spalle e riportò l’attenzione sugli amici. Sospirò. «Sembra... ah... che mi sono comportato in... in modo bizzarro, negli ultimi giorni» disse. «Ma non ricordo molto, a dire il vero.» Rivolse a Moiraine un’occhiata incerta. Lei gli sorrise, fiduciosa, e Mat continuò: «Tutto è confuso, dopo Whitebridge. Thom e il...» Rabbrividì. «Dopo Whitebridge, ho ricordi sempre più confusi. Non ricordo nemmeno d’essere giunto a Caemlyn.» Guardò di scancio Loial. «Davvero. Moiraine Sedai dice che io... di sopra... ah...» Ridacchiò e di colpo fu il vero Mat. «Non si può biasimare una persona per le azioni che compie quand’è fuori di senno, vero?»

«Tu il senno non l’hai mai avuto» disse Perrin; e per un istante anche lui parve quello di prima.

«No, nessuno ti biasima» disse Nynaeve, con gli occhi lucidi, ma il sorriso sulle labbra.

Rand e Egwene, parlando tutt’e due insieme, gli dissero quant’erano felici di rivederlo in buona salute e commentarono tra le risate che gli sarebbe servito di lezione e avrebbe smesso di fare tiri mancini, dopo quello che avevano fatto a lui. Mat rispose per le rime, con tutta la sua vecchia spavalderia, e si cercò una sedia. Mentre si sedeva, sempre sorridendo, con aria distratta si toccò la giubba, come per accertarsi che una certa cosa fosse ancora al suo posto. Rand trattenne il fiato.

«Sì, ha ancora il pugnale» disse piano Moiraine. Risate e chiacchiere continuavano, ma l’Aes Sedai aveva notato l’improvvisa tensione di Rand e ne aveva capito la causa. Accostò la sedia a quella di Rand, per non alzare la voce. «Se glielo tolgo, lo uccido. Il legame è durato troppo tempo ed è diventato troppo forte. Il nodo dovrà essere disfatto a Tar Valon: è un’impresa impossibile, per una sola Aes Sedai, anche con un angreal.»

«Non sembra più ammalato» disse Rand. Fu colpito da un pensiero. «Ma finché avrà con sé il pugnale, i Fade sapranno dove siamo. E anche alcuni Amici delle Tenebre. L’hai detto tu.»

«Ho ridotto in parte questo rischio. D’ora in poi, se saranno tanto vicino da percepire la presenza del pugnale, li avremo addosso in ogni caso. Ho liberato Mat dalla contaminazione e ho fatto il possibile per rallentarne il ritorno; ma col tempo tornerà, a meno che lui non riceva aiuto, a Tar Valon.»

«Ma per fortuna siamo diretti proprio lì, vero?» disse Rand, in tono rassegnato. Moiraine gli rivolse un’occhiata penetrante, prima di girarsi.

Loial si era alzato e salutò con un inchino. «Sono Loial, figlio di Arent figlio di Halan, Aes Sedai. Lo stedding offre rifugio ai Servitori della Luce.»

«Ti ringrazio, Loial figlio di Arent» rispose Moiraine, in tono secco. «Ma, se fossi in te, non parlerei tanto liberamente. In questo momento a Caemlyn ci sono forse venti Aes Sedai: tutte, tranne me, dell’Ajah Rossa.» Loial annuì assennatamente, come se capisse. Rand non poté fare altro che scuotere la testa, confuso: lui non ci capiva proprio niente. «È strano, trovarti qui» continuò Moiraine. «Ben pochi Ogier lasciano lo stedding, oggigiorno.»

«Le antiche storie mi hanno preso all’amo, Aes Sedai. I vecchi libri hanno riempito d’immagini la mia indegna testa. Voglio vedere i boschetti. E anche le città che costruimmo. Pare che degli uni e delle altre non sia rimasto molto, ma anche se gli edifici sono un ben misero sostituto degli alberi, vale sempre la pena vederli. Gli Anziani mi ritengono bizzarro, perché desidero viaggiare. Non credono che ci sia qualcosa da vedere, fuori dello stedding. Forse, al ritorno, quando racconterò cosa ho visto, cambieranno idea. Me lo auguro.»

«Forse la cambieranno» disse Moiraine, calma. «Ora, Loial, scusa se sono brusca. È un difetto tipico della razza umana, lo so. Ma abbiamo fretta di fare il piano per il viaggio. Se non ti spiace...»

Loial parve confuso e Rand si affrettò a spiegare: «Viene con noi, Moiraine. Gliel’ho promesso.»

Moiraine guardò l’Ogier, come se non avesse udito, ma alla fine annuì. «La Ruota gira e ordisce come vuole» mormorò. «Lan, provvedi che non ci colgano di sorpresa.» Il Custode uscì dalla stanza; l’unico rumore fu lo scatto dell’uscio che si chiudeva alle sue spalle.

Fu come un segnale: tutti tacquero. Moiraine si accostò al camino; quando si girò, tutti la fissavano. Per quanto mingherlina, con la sua presenza dominava la stanza. «Non possiamo restare a lungo a Caemlyn» disse «e in questa locanda non siamo al sicuro. Gli occhi del Tenebroso sono in città. Non hanno trovato quel che cercano, altrimenti non cercherebbero ancora. Questo è il nostro solo vantaggio. Ho posto difese per tenerli lontano; prima che il Tenebroso capisca che c’è una parte della città in cui i ratti non possono più entrare, ce ne saremo andati. Però una difesa che allontanerebbe una persona sarebbe come un falò di segnalazione per i Myrddraal; inoltre a Caemlyn ci sono Figli della Luce che cercano Perrin e Egwene.»

«Credevo che cercassero Mat e me» si lasciò sfuggire Rand.

«E perché i Manti Bianchi dovrebbero cercarvi?» domandò l’Aes Sedai, perplessa.

«Ho sentito dire che cercavano un tale dei Fiumi Gemelli. Un Amico delle Tenebre. Cosa potevo pensare? Con tutto quel che è accaduto, sono già fortunato anche solo a pensare.»

«Esperienze come la tua disorientano, certo» intervenne Loial «ma sei capace di ragionare. I Figli odiano le Aes Sedai. Elaida non...»