L’Ogier non parve confortato. Si mosse goffamente sulla poltrona, prima di iniziare.
«Durante il Tempo della Follia, mentre era in corso la Frattura del Mondo, la terra era sconvolta e la razza umana veniva sparpagliata come polvere ai quattro venti. Anche noi Ogier eravamo spinti via dagli stedding, nell’Esilio e nella Lunga Peregrinazione, con la Nostalgia scolpita nel cuore.» Guardò di sottecchi Moiraine. «Cerco d’essere breve, ma non è storia che si possa raccontare in poco tempo. Devo parlare degli altri, di quei pochi Ogier che rimasero nei loro stedding, mentre intorno a loro il mondo cadeva a pezzi. E di Aes Sedai...» ora evitò di guardare Moiraine «di Aes Sedai maschi che morivano, mentre nella loro follia distruggevano il mondo. Fu a questi Aes Sedai, a coloro che fino a quel momento erano riusciti a evitare la follia, che gli stedding rivolsero offerta di rifugio. Molti accettarono, poiché negli stedding erano al sicuro dalla contaminazione del Tenebroso che uccideva la loro specie. Ma furono tagliati fuori dalla Vera Fonte: non potevano usare l’Unico Potere e neppure percepire l’esistenza della Fonte. Alla fine, non furono in grado di accettare questo isolamento; uno alla volta lasciarono lo stedding, augurandosi che nel frattempo la contaminazione fosse sparita. Ma non svanì mai.»
«A Tar Valon» disse piano Moiraine «alcuni sostengono che il rifugio degli Ogier prolungò la Frattura e la rese peggiore. Altri invece sostengono che, se a tutti quegli uomini fosse stato permesso d’impazzire subito, del mondo non sarebbe rimasto niente. Io sono dell’Ajah Azzurra, Loial; a differenza dell’Ajah Rossa, noi seguiamo la seconda teoria. Per noi, la vostra offerta di rifugio aiutò a salvare il salvabile. Continua, prego,»
Loial annuì, riconoscente. Sollevato da una preoccupazione, pensò Rand.
«Come dicevo» proseguì l’Ogier «gli Aes Sedai se ne andarono. Ma lasciarono agli Ogier un dono per ringraziarli della protezione. Le Vie. Varchi una Porta, cammini per un giorno ed esci da un’altra Porta anche a cento miglia dalla prima. O a cinquecento. Tempo e distanza sono bizzarri, nelle Vie. Percorsi diversi, ponti diversi, conducono a luoghi diversi; e il tempo impiegato dipende dal percorso scelto. Era un dono meraviglioso, soprattutto considerando i tempi, poiché le Vie non fanno parte del mondo che vediamo intorno a noi, ma sono forse un mondo in se stesse. Grazie a questo dono, gli Ogier non dovevano viaggiare nel mondo, dove anche dopo la Frattura gli uomini lottavano come animali per vivere, per andare in altri stedding; e per giunta nelle Vie non esisteva Frattura. Anche se la terra fra due stedding s’inabissava formando profondi canyon o si sollevava creando catene montuose, le Vie restavano immutate.
«Quando gli ultimi Aes Sedai lasciarono gli stedding, diedero agli Anziani una chiave, un talismano, utilizzabile per far crescere altre Vie. In un certo senso, Vie e Porte sono una struttura vivente. La cosa sfugge alla mia comprensione; nessun Ogier l’ha mai capita e pare che le stesse Aes Sedai l’abbiano dimenticata. Nel corso degli anni, il nostro Esilio terminò. E gli Ogier che avevano ricevuto il dono degli Aes Sedai, quando trovavano uno stedding dove altri erano tornati dalla Lunga Peregrinazione, vi facevano crescere una Via. Con l’abilità di costruire in pietra, imparata durante l’Esilio, costruimmo città per gli uomini e piantammo i boschetti per confortare gli Ogier che eseguirono le costruzioni, in modo che non fossero sopraffatti dalla Nostalgia. In questi boschetti furono fatte crescere le Vie. C’erano un boschetto e una Porta, a Mafal Dadaranell, ma questa città fu rasa al suolo durante le Guerre Trolloc e non vi rimase pietra su pietra; e i Trolloc distrussero il boschetto per avere legna da ardere.» Il tono non lasciò dubbi su quale fosse il crimine maggiore.
«È quasi impossibile distruggere le Porte» disse Moiraine. «E la razza umana non è da meno: Fal Dara è tuttora abitata, anche se non è più la grande città costruita dagli Ogier. E la Porta esiste ancora.»
«Come le hanno create?» domandò Egwene, rivolgendosi sia a Moiraine, sia a Loial. «Gli Aes Sedai, intendo: se negli stedding non potevano usare l’Unico Potere, come hanno creato le Vie? O non hanno usato affatto il Potere? La parte maschile della Vera Fonte era ed è contaminata. Ma forse è una domanda sciocca, perché ancora non conosco bene le capacità Aes Sedai.»
«Ogni stedding» spiegò Loial «ha una Porta, ma all’esterno, sul limitare. Non è una domanda sciocca: hai toccato il nocciolo del motivo per cui non osiamo percorrere le Vie. Nessun Ogier, in vita mia e anche prima, ha mai usato le Vie. Per editto degli Anziani, di tutti gli Anziani di tutti gli stedding, nessuno può usarle, Ogier o umano.
«Le Vie furono fatte da uomini che usavano il Potere contaminato dal Tenebroso. Circa mille anni fa, durante quella che voi chiamate la Guerra dei Cento Anni, le Vie iniziarono a cambiare. Lentamente, sulle prime, tanto che nessuno se ne accorse. Divennero umide e buie. Le tenebre scesero lungo i ponti. Alcuni vi scomparvero, altri dissero d’essere osservati dal buio. Il numero di dispersi aumentò; alcuni ne uscirono impazziti, delirando del Machin Shin, il Vento Nero. Furono curati da Guaritrici Aes Sedai, ma non si ripresero mai del tutto. E non ricordarono cosa fosse accaduto. Parevano permeati dalle tenebre: non ridevano più e temevano il vento.»
Per un poco gli unici rumori furono le fusa del gatto accanto alla poltrona di Moiraine e lo scoppiettio del fuoco. Poi Nynaeve sbottò con rabbia: «E ti aspetti che ti seguiamo lì dentro? Sei pazza!»
«Cosa preferiresti, invece?» domandò piano Moiraine. «I Manti Bianchi a Caemlyn o i Trolloc fuori della città? Non dimenticare che la mia presenza offre una certa protezione dalle opere del Tenebroso.»
Nynaeve si appoggiò allo schienale, con un sospiro d’esasperazione.
«Non mi hai ancora spiegato» disse Loial «perché dovrei infrangere l’editto degli Anziani. E non ho la minima voglia di percorrere le Vie. Per quanto a volte siano fangose, quelle costruite dagli uomini mi sono andate benissimo, da quando ho lasciato Stedding Shangtai.»
«Uomini e Ogier, tutti gli esseri viventi, sono in guerra col Tenebroso» disse Moiraine. «La maggior parte del mondo ancora non lo sa; coloro che sanno, combattono scaramucce e le scambiano per battaglie. Il mondo si rifiuta di credere e forse il Tenebroso è già sull’orlo della vittoria. Nell’Occhio del Mondo c’è potere sufficiente a distruggere la sua prigione. Se il Tenebroso ha trovato un modo di piegare l’Occhio al suo volere...»
Rand avrebbe voluto che le lampade della stanza fossero accese. La sera strisciava su Caemlyn e il fuoco del camino non dava abbastanza luce. Lui non voleva ombre, nella stanza.
«Cosa facciamo?» sbottò Mat. «Perché siamo così importanti? Perché dobbiamo andare nella Macchia?»
La presenza di Moiraine parve riempire la stanza, come se la poltrona su cui sedeva fosse un trono; perfino Morgase sarebbe impallidita, al confronto. L’Aes Sedai non alzò la voce, ma le sue parole parvero irresistibili. «Possiamo fare una cosa sola: il tentativo. Quel che sembra casuale, spesso fa parte del Disegno. Tre fili sono giunti qui, ciascuno con un avvertimento: l’Occhio. Non può trattarsi di coincidenza, dev’essere il Disegno. E siete qui, dove il pericolo è noto. Potete ritirarvi e forse condannare il mondo. Fuggire e nascondervi non vi salverà dal Disegno. Oppure potete fare il tentativo. Andare all’Occhio del Mondo, voi tre ta’veren, punti focali della Grinza, situati dove c’è il pericolo. Lasciate che il Disegno sia tessuto intorno a voi e forse salverete dall’Ombra il mondo intero. La scelta tocca a voi. Non posso costringervi ad andarci.»