«Cosa ti succede?» domandò Mat.
«Niente.»
Infine riuscì ad afferrare la scheggia e con uno strattone deciso la tolse via. Con un grugnito di disgusto la lasciò cadere, ma il grugnito gli si bloccò in gola. Appena si staccò dalle dita, la scheggia svanì.
Ma nel palmo c’era ancora la ferita, e sanguinava. Nella brocca di terracotta c’era dell’acqua. Rand riempì la catinella, con mani tremanti, tanto da schizzare acqua sul tavolo. Si lavò in fretta la mano, strizzò il palmo fino a far uscire altro sangue, si lavò ancora. Era atterrito al pensiero che gli rimanesse nella carne anche il più piccolo frammento della scheggia.
«Luce santa» disse Mat «ha fatto sentire sporco anche me.» Però rimase disteso sul letto, stringendo con tutt’e due le mani il pugnale.
«Sì, sporco» disse Rand. Dal mucchio accanto alla catinella prese un asciugamano. Bussarono alla porta e lui sobbalzò. Bussarono di nuovo. «Chi è?» rispose.
Moiraine sporse la testa. «Siete già svegli. Bene. Vestitevi in fretta e venite di sotto. Prima dell’alba dobbiamo essere già partiti.»
«Subito?» si lamentò Mat. «Non abbiamo dormito neppure un’ora.»
«Ne avete dormite quattro» disse Moiraine. «Sbrigatevi, non abbiamo tempo da perdere.»
Rand e Mat, confusi, si scambiarono un’occhiata. Rand ricordava con chiarezza ogni istante del sogno. Era iniziato appena lui aveva chiuso gli occhi ed era durato solo qualche minuto.
Lo scambio d’occhiate aveva certo rivelato qualcosa a Moiraine. L’Aes Sedai li fissò ed entrò nella stanza. «Cos’è accaduto?» domandò. «Un altro sogno?»
«Sa chi sono» disse Mat. «Il Tenebroso conosce il mio viso.»
Rand alzò la mano, senza parlare. Anche nella fioca luce dell’unica candela si vedeva chiaramente il sangue.
Moiraine gli si accostò e gli prese la mano, tenendo il pollice sulla ferita. Rand si sentì gelare fino all’osso, tanto che le dita gli si rattrappirono e solo con uno sforzo riuscì a tenerle distese. Quando Moiraine staccò il pollice, il gelo scomparve.
Rand girò la mano; intontito, scrostò la piccola macchia di sangue. La ferita era scomparsa. Lentamente alzò lo sguardo a incrociare quello dell’Aes Sedai.
«Fate in fretta» disse lei, sottovoce. «Il tempo vola.»
Rand capì che non si riferiva al tempo che mancava alla partenza.
44
Tenebre lungo le Vie
Nel buio che precede l’alba, Rand seguì Moiraine nel corridoio sul retro, dove mastro Gill e gli altri aspettavano: Nynaeve e Egwene ansiose quanto Loial, Perrin calmo quanto il Custode. Mat si tenne alle calcagna di Rand, come se ora sentisse bisogno di vicinanza. La cuoca e le sguattere, affaccendate a preparare la colazione, li guardarono attraversare in silenzio la cucina. Non era insolito che clienti della locanda si alzassero e uscissero a quell’ora. Mastro Gill rivolse alla cuoca qualche parola per tranquillizzarla e la donna si limitò a sbuffare rumorosamente e a sbattere con forza l’impasto di farina. Prima che Rand arrivasse alla porta sul cortile delle stalle, le sguattere erano tornate a occuparsi dei fornelli.
All’esterno era ancora buio pesto. Ognuno sembrava al massimo un’ombra più scura. Rand seguì alla cieca il locandiere e Lan, fidandosi della conoscenza del primo e dell’istinto del secondo, e augurandosi che nessuno si rompesse una gamba attraversando al buio la corte. Loial inciampò più d’una volta.
«Non capisco perché non possiamo accendere nemmeno una lampada» brontolò l’Ogier. «Nello stedding non andiamo così in giro al buio. Sono un Ogier, non un gatto.» Rand immaginò di vedere le orecchie pelose agitarsi nervosamente.
La stalla comparve all’improvviso, simile a una massa minacciosa, finché la porta non si dischiuse riversando nella corte una sottile striscia di luce. Mastro Gill aprì l’uscio quanto bastava a consentire il passaggio di uno alla volta e si affrettò a chiuderlo alle spalle di Perrin. Dentro, alla luce, Rand batté le palpebre.
Gli stallieri, come la cuoca, non si stupirono della loro presenza. I cavalli, già sellati, erano in attesa. Mandarb, con fare arrogante, non badò a nessuno tranne Lan, ma Aldieb allungò il muso per dare colpetti alla mano di Moiraine. Oltre a un cavallo da soma, carico di cesti di vimini, ce n’era un altro per Loial, enorme, con i nodelli pelosi, più alto perfino del destriero di Lan. Sembrava abbastanza robusto da tirare da solo un carro carico di fieno, ma a confronto dell’Ogier parve un pony.
Loial lo guardò, dubbioso, e brontolò: «I piedi mi sono sempre andati bene.»
Mastro Gill rivolse a Rand un cenno; gli porse le redini di un baio chiaro, alto di garrese e largo di torace, ma senza il fuoco nel passo, come Cloud. Si chiamava Red, disse il locandiere.
Egwene andò dritta da Bela e Nynaeve si accostò alla sua giumenta.
Mat spostò accanto a Rand il suo grigio. «Perrin mi rende nervoso» mormorò. Rand gli rivolse un’occhiata penetrante. «Be’, si comporta in modo bizzarro» continuò Mat. «Non te ne sei accorto? Ti giuro, non è la mia immaginazione, né... né...»
Rand annuì. Né il pugnale che prende di nuovo il sopravvento su di lui, grazie alla Luce, pensò. Disse invece: «Hai ragione, Mat, ma non prendertela. Moiraine sa... sa di cosa si tratta. Perrin sta benissimo.» Gli sarebbe piaciuto esserne convinto, ma le sue parole parvero soddisfare Mat, almeno in parte.
«Certo» rispose in fretta Mat, continuando a guardare Perrin, con la coda dell’occhio. «Non ho mai detto che non stesse bene.»
Mastro Gill parlò al caporale di stalla. L’uomo, dal viso scuro come cuoio e allungato come il muso d’un cavallo, si toccò la fronte e corse in fondo alla stalla. Con un sorriso di soddisfazione, il locandiere si rivolse a Moiraine. «Ramey dice che la via è sgombra, Aes Sedai.»
La parete di fondo pareva solida e robusta, dietro le rastrelliere piene d’utensili. Ramey e un mozzo di stalla spostarono forconi, rastrelli e vanghe, poi sganciarono chiavistelli nascosti dietro le scaffalature. Una sezione di parete ruotò verso l’interno. La luce della stalla illuminò un muro di mattoni a pochi passi di distanza.
«È soltanto un breve passaggio fra due edifici» disse il locandiere «ma nessuno, fuori di questa stalla, sa che da qui c’è un’uscita. Né Manti Bianchi né coccarde bianche vi vedranno andare via.»
L’Aes Sedai annuì. «Se ti trovassi nei guai per questo, ricorda di scrivere a Sheriam Sedai dell’Ajah Azzurra, a Tar Valon, e lei ti aiuterà. Purtroppo le mie sorelle e io abbiamo da raddrizzare molti torti nei confronti di chi mi ha aiutato.»
Mastro Gill rise serenamente. «Diamine, Aes Sedai, hai già reso la mia locanda l’unica di tutta Caemlyn completamente priva di ratti. Cosa potrei chiedere di più? Solo per questo raddoppierò la clientela.» Tornò serio. «Qualsiasi cosa combiniate, la Regina sostiene Tar Valon e io sostengo la Regina, perciò vi faccio i migliori auguri. La Luce t’illumini, Aes Sedai. La Luce illumini tutti voi.»
«E anche te, mastro Gill» rispose Moiraine, con un inchino. «Ma se vogliamo che la Luce splenda su di noi, dobbiamo muoverci in fretta.» Si rivolse vivacemente a Loial. «Sei pronto?»
Con una cauta occhiata ai denti dell’animale, l’Ogier prese le redini del cavallo e, cercando di tenerlo a distanza, lo guidò nell’apertura. Ramey era impaziente di chiuderla. Per un istante Loial si fermò, con la testa piegata di lato, come se sentisse una brezza sulla guancia. «Da questa parte» disse, uscendo nel vicolo.
Moiraine gli andò dietro, seguita da Rand e da Mat. A Rand toccò il primo turno di condurre per la briglia il cavallo da soma. Nynaeve e Egwene presero posto al centro della colonna, con Perrin subito dietro e Lan alla retroguardia. Appena Mandarb fu nel vicolo, la porta segreta si chiuse rapidamente. Il rumore di chiavistelli che ricadevano a posto parve a Rand esageratamente forte.
Il passaggio, come l’aveva chiamato mastro Gill, era davvero stretto e anche più buio del cortile. Alti muri ciechi, di mattoni o di legno, lo fiancheggiavano e lasciavano vedere solo una stretta striscia di cielo buio. I grossi cesti sul cavallo da soma strusciavano contro gli edifici: erano gonfi di provviste per il viaggio, per la maggior parte sott’olio, in giare di terracotta. Lungo la groppa del cavallo era legato un fascio di pali, ciascuno con una lanterna in cima. Nelle Vie, aveva detto Loial, faceva più buio che nel cuore della notte.