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Moiraine e Lan cavalcarono ai fianchi dell’Ogier, seguendo nel buio la striscia bianca. Gli altri li seguirono, tenendosi più vicino possibile, con le lanterne che dondolavano sopra la loro testa. Le lanterne facevano luce sufficiente a riempire una casa, ma a cinque braccia di distanza la luce scompariva. Le tenebre la fermavano come se fossero una muraglia. Il cigolio delle selle e il rumore degli zoccoli sembravano giungere solo al limitare della luce.

Rand continuava a spostare la mano verso la spada, ma non perché pensasse che ci fosse qualcosa contro cui usarla per difendersi: la bolla di luce che li racchiudeva poteva benissimo essere una grotta circondata da roccia e priva di via d’uscita; i cavalli potevano muovere un mulino, per i cambiamenti di paesaggio che si verificavano tutt’intorno. Rand afferrava la spada come se la stretta potesse allontanare la pietra che sentiva premere su di lui. Toccandola, ricordava gli insegnamenti di Tam. Per un poco riuscì a trovare la calma e il vuoto. Ma il peso tornava sempre, comprimeva il vuoto fino a renderlo una semplice caverna nella sua mente, e lui doveva ricominciare, toccando la spada di Tam per ricordare.

Fu un sollievo, quando ci fu un cambiamento, seppure limitato alla presenza di un alto lastrone di pietra, posto per dritto, che comparve dal buio davanti a loro; la striscia bianca terminava alla base del lastrone. Intarsi metallici serpentini ne coprivano la superficie, linee aggraziate che ricordarono a Rand foglie e rampicanti. Cicatrici scolorite segnavano in uguale misura pietra e metallo.

«La Guida» disse Loial. Si sporse dalla sella per scrutare gli intarsi metallici.

«Scrittura Ogier» disse Moiraine «ma così consumata che riesco appena a capire il significato.»

«Anch’io non leggo bene» ammise Loial «ma capisco abbastanza da sapere che bisogna andare da questa parte.» Spostò il cavallo di fianco alla Guida.

Il limitare della luce illuminò altre opere murarie, che sembravano ponti dalle spallette di pietra; formavano arcate nel buio e rampe in lieve pendenza, prive di ringhiera, che portavano in basso e in alto. Però fra i ponti e le rampe correva una balaustra alta a petto d’uomo, come se anche lì ci fosse comunque il pericolo di cadere. La balaustra era di normale pietra bianca, tagliata in semplici curve e cerchi uniti in complicati disegni. Qualcosa, nella scena, diede a Rand la sensazione di già visto, ma certo si trattava dell’immaginazione che cercava un appiglio noto in un luogo dove tutto era estraneo.

Alla base di un ponte Loial si fermò a leggere l’unico rigo iscritto nella stretta colonna posta in quel punto. Annuì e procedette. «Il primo ponte del nostro percorso» disse, girando solo la testa.

Rand si domandò che cosa tenesse sospeso il ponte. Gli zoccoli dei cavalli provocavano un rumore raschiante, come se a ogni passo facessero schizzare frammenti di pietra. Ogni superficie visibile era butterata di fori poco profondi, alcuni minuscoli come punture di spillo, altri larghi un passo, simili a crateri slabbrati, come se la pietra avesse subito piogge acide o marcisse. Anche la spalletta mostrava fenditure e fori. In alcuni punti, per la lunghezza d’una spanna mancava del tutto. Per quanto Rand ne sapeva, il ponte poteva essere di solida pietra fino al centro della terra; ma quel che vedeva lo indusse ad augurarsi che restasse in piedi quanto bastava a consentire a tutti loro di arrivare dall’altra parte. Dovunque fosse.

Alla fine il ponte terminò, in un luogo non diverso da quello d’inizio. Rand vedeva solo quello che la bolla di luce illuminava, ma provò l’impressione che si trattasse di uno spazio assai vasto, simile alla cima piatta d’una collina, da cui si dipartivano ponti e rampe tutt’intorno. Un’Isola, la chiamò Loial. C’era un’altra Guida coperta d’iscrizioni, che Rand immaginò al centro dell’Isola, anche se non aveva modo di sapere se aveva ragione o si sbagliava. Loial lesse le iscrizioni, poi li condusse per una rampa che curvava e saliva.

Dopo un’ascesa interminabile e una serie continua di curve, la rampa sboccò in un’Isola simile alla prima. Rand cercò d’immaginare la serie di curve e vi rinunciò: quell’Isola non poteva trovarsi proprio al di sopra della precedente!

Loial consultò un altro lastrone pieno di scritte in lingua Ogier, trovò un’altra colonna simile a un cartello indicatore, li guidò sopra un altro ponte. Rand perdette completamente l’orientamento.

Nella loro bolla di luce, un ponte era identico all’altro, a parte il fatto che alcuni avevano brecce nelle spallette e altri no. Solo lo stato di conservazione delle Guide rendeva diverse le Isole. Rand perdette la cognizione del tempo; non sapeva con certezza neppure quanti ponti avessero attraversato, né quante rampe avessero percorso. Ma il Custode aveva certamente un oriolo nella testa: proprio quando Rand avvertiva i primi stimoli della fame, Lan annunciò con calma che era mezzogiorno e smontò di sella; dal cavallo da soma prese pane, formaggio e carne affumicata e li divise fra tutti. A quel punto era Perrin a portare per la briglia il cavallo con le provviste. Si trovavano su di un’Isola e Loial era occupato a decifrare le iscrizioni della Guida.

Mat si apprestò a smontare, ma Moiraine lo bloccò. «Nelle Vie il tempo è troppo prezioso per sprecarlo. Per noi, è ancora più prezioso. Ci fermeremo quando sarà ora di dormire.» Intano Lan era già rimontato in sella.

Rand perdette l’appetito, al pensiero di dormire nelle Vie. Lì era sempre notte, ma non la sorta di notte fatta per il sonno. Però mangiò continuando a cavalcare, come ogni altro. Era una faccenda poco pratica, maneggiare cibo e palo e redini; tuttavia, per quanto credesse di non avere fame, divorò tutto e alle fine si leccò dalle dita le ultime briciole di formaggio e rimpianse di non averne dell’altro. Cominciò perfino a pensare che le Vie non fossero poi così brutte come Loial le aveva dipinte. Forse comportavano quel senso d’oppressione che si avverte prima d’un temporale, ma niente cambiava, niente accadeva. Le Vie erano quasi noiose.

Poi il silenzio fu interrotto da un grugnito di sorpresa di Loial. Rand si alzò sulle staffe per scrutare al di là dell’Ogier e deglutì con forza. Si trovavano al centro di un ponte che, dopo solo qualche passo, terminava in un abisso frastagliato.

45

Pericolo nell’ombra

La luce delle lanterne arrivava appena a toccare il bordo opposto del ponte, che emergeva dal buio come un dente spezzato. Innervosito, il cavallo di Loial batté lo zoccolo e una pietra sconnessa cadde nelle tenebre sottostanti. Se ci fu rumore contro il fondo, Rand non lo udì di certo.

Spinse Red più vicino all’abisso. Fin dove riusciva ad allungare il bastone con la lanterna, non c’era niente. Oscurità sotto e oscurità sopra, che tagliavano via la luce. Il fondo poteva trovarsi a mille piedi di profondità. O non esserci affatto. Ma sul bordo opposto Rand vide che cosa sosteneva il ponte: il vuoto. Un ponte spesso meno di una spanna, senza niente sotto.

A un tratto la pietra gli parve sottile come pergamena e l’abisso smisurato parve attirarlo. Lanterna e palo erano abbastanza pesanti da strapparlo di sella. Con le testa che gli girava, Rand si allontanò dall’abisso, cautamente come si era avvicinato.

«A questo ci hai condotti, Aes Sedai?» disse Nynaeve. «Tutta questa strada, solo per scoprire che alla fine dobbiamo tornare a Caemlyn?»