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«Vermi» disse Lan, torvo, provocando un gemito di Loial. «Ci hanno dato un po’ di respiro, se riusciamo ad approfittarne.» Con lo sguardo misurò la distanza che li separava dalle montagne. «Poche creature, nella Macchia, affrontano un Verme, se possono evitarlo.» Conficcò i talloni nei fianchi di Mandarb. «Al galoppo!» Tutto il gruppo si precipitò dietro di lui, in una Macchia che all’improvviso parve davvero morta, a parte lo zufolio.

«Sono stati spaventati da semplici vermi?» disse Mat, incredulo. Saltellava sulla sella, nel tentativo di mettersi a tracolla l’arco.

«Un Verme...» e c’era una netta differenza nel modo come lo disse il Custode, in confronto a Mat «può uccidere un Fade, se quest’ultimo non ha la fortuna stessa del Tenebroso. Ne abbiamo alle calcagna una muta intera. Avanti! Avanti!» I picchi scuri erano adesso più vicino. Un’ora, stimò Rand, all’andatura imposta dal Custode.

«Non ci seguiranno fra le montagne?» disse Egwene, senza fiato.

Lan rise. «No. Hanno paura delle creature che vivono nei passi alti.»

Loial gemette di nuovo.

Rand avrebbe voluto che l’Ogier smettesse di gemere in quel modo. Certo, sulla Macchia Loial sapeva più cose d’ogni altro, escluso forse Lan, anche se le aveva imparate sui libri, al sicuro nello stedding. Ma perché ricordare a tutti che il peggio doveva ancora venire?

La Macchia scorreva via, mentre erbacce imputridite schizzavano da tutte le parti sotto gli zoccoli dei cavalli al galoppo. Alberi del tipo di quelli che prima li avevano assaliti, ora nemmeno si muovevano, quando loro passavano sotto i rami contorti. Le Montagne di Dhoom riempivano il cielo, nere e brulle. Lo zufolio divenne acuto e chiaro, accompagnato da sciaguattii più forti di quelli provocati dalle cose schiacciate sotto gli zoccoli. Troppo forti, come se alberi già mezzi imputriditi venissero schiacciati da corpi giganteschi che strisciavano su di essi. E troppo vicini. Rand si guardò alle spalle.

Più indietro, gli alberi ondeggiavano e crollavano come erba tagliata. Dalla lieve pendenza del terreno Rand si accorse che cominciavano a salire verso le montagne.

«Non ce la faremo» annunciò Lan. Non rallentò Mandarb, ma a un tratto impugnava di nuovo la spada. «Fai attenzione, nei passi alti, Moiraine, e ti troverai dall’altra parte.»

«No, Lan!» gridò Nynaeve.

«Silenzio, ragazza! Lan, neppure tu puoi fermare una muta di Vermi. Non te lo permetto. Mi servi per l’Occhio.»

«Frecce» disse Mat, senza fiato.

«I Vermi non le sentirebbero nemmeno» gridò il Custode. «Bisogna tagliarli a pezzi. Sentono solo la fame. A volte, la paura.»

Aggrappato alla sella, Rand scrollò le spalle per sciogliere i muscoli irrigiditi. Sentiva una costrizione al petto, che gli rendeva difficile il respiro; la pelle gli formicolava di mille punture di spillo. La Macchia s’inerpicava sulle alture pedemontane. Ora si scorgeva il percorso che avrebbero seguito appena raggiunte le montagne: un sentiero tortuoso e l’alto valico simile a una fenditura nella roccia, provocata da un colpo d’ascia.

Che cosa c’era, più avanti, di tanto terribile da spaventare le creature che li inseguivano? Rand non aveva mai avuto tanta paura. Non voleva proseguire. Cercò la fiamma e il vuoto. “Idiota!" si rimproverò. “Vigliacco e morto di paura! Non puoi restare qui, né tornare indietro. Vuoi che Egwene li affronti da sola?" Il vuoto lo eluse: appena formato, si frantumava in mille puntini luminosi e ogni puntino gli bruciava le ossa, tanto che lui trasalì per il dolore e credette di scoppiare. “La Luce mi aiuti, non ce la faccio, a continuare!"

Stava per tirare le redini e girare il cavallo per affrontare i Vermi o qualsiasi altra cosa, anziché quel che si trovava più avanti, quando la natura del terreno cambiò. Di punto in bianco la Macchia era scomparsa.

Foglie verdeggianti coprivano un placido baldacchino di rami. Fiori selvatici formavano un tappeto di vividi colori nell’erba increspata da una lieve brezza primaverile. Farfalle e api volteggiavano di fiore in fiore, fra trilli d’uccelli canori.

A bocca aperta, Rand continuò a galoppare, finché a un tratto non s’accorse che Moiraine, Lan e Loial si erano fermati, imitati dagli altri. Ancora attonito, Rand fermò il cavallo. Egwene aveva sgranato gli occhi e Nynaeve guardava a bocca spalancata.

«Siamo al sicuro» disse Moiraine. «Questa è la casa dell’Uomo Verde e qui c’è l’Occhio del Mondo. Nessuna creatura della Macchia può entrare.»

«Credevo che fosse al di là delle montagne» borbottò Rand. Vedeva ancora i picchi riempire l’orizzonte. «Hai detto che bisognava valicare i passi.»

«Questo luogo» disse una voce profonda, tra gli alberi «è sempre dove dev’essere. Dove si trovano coloro che ne hanno bisogno.»

Tra il fogliame avanzò una figura vagamente umana, grande una volta e mezzo l’Ogier, composta di foglie e di tralci intrecciati, verde e rigogliosa. I capelli erano erba e scendevano fino alla spalla; gli occhi, enormi nocciole; le unghie, ghiande. Foglie verdi formavano la veste e le brache; gli stivali erano corteccia priva di commessure. Farfalle l’attorniavano, si posavano sulle dita, sulle spalle, sul viso. Una sola cosa rovinava la perfezione verdeggiante: una profonda fessura correva lungo la guancia, la tempia e la sommità della testa, e lì i tralci erano secchi, color marrone.

«L’Uomo Verde» mormorò Egwene.

Il viso segnato dalla cicatrice sorrise. Per un istante parve che gli uccelli cinguettassero più forte.

«Certo. Chi vuoi che ci sia, qui?» Gli occhi di nocciola guardarono Loial. «Sono contento di vederti, fratellino. In passato, molti di voi venivano a farmi visita; ma di recente pochi sono venuti.»

Loial smontò da cavallo ed eseguì un inchino. «Mi rendi onore, Fratello Albero. Tsingu ma choshih, T’ingshen.»

Sorridendo, l’Uomo Verde circondò col braccio le spalle dell’Ogier. A fianco di Loial, pareva un uomo accanto a un bambino. «Non si tratta di rendere onore, fratellino. Canteremo insieme le Canzoni, ricorderemo i Grandi Alberi e lo stedding, terremo a bada la Nostalgia.» Esaminò gli altri che ora smontavano da cavallo e si soffermò su Perrin «Un Fratello dei Lupi! Sono tornati davvero i vecchi tempi?»

Rand fissò Perrin. Da parte sua, Perrin girò il cavallo in modo che si trovasse fra lui e l’Uomo Verde, e si chinò a controllare il sottopancia. Rand fu sicuro che volesse evitare lo sguardo inquisitore dell’Uomo Verde. A un tratto costui si rivolse proprio a Rand.

«Vesti bizzarre indossi, Figlio del Drago. La Ruota ha girato così lontano? Forse il Popolo del Drago torna al Primo Patto? Ma tu porti la spada. Non è il momento.»

Rand aveva la bocca secca. «Non so di cosa parli» riuscì infine a dire. «Cosa significa?»

L’Uomo Verde si toccò la cicatrice marrone. Per un momento parve confuso. «Non... non so. I miei ricordi sono frammentari e a volte sfuggenti; quelli che restano, sembrano in gran parte foglie visitate dai bruchi. Eppure, sono sicuro... No, il ricordo è fuggito. Ma qui sei il benvenuto. Tu, Moiraine Sedai, sei più d’una sorpresa. Questo posto fu fatto in modo che nessuno potesse trovarlo due volte. Come mai sei di nuovo qui?»

«Bisogno» rispose Moiraine. «Mio e del mondo. Soprattutto del mondo. Siamo venuti a vedere l’Occhio.»

L’Uomo Verde sospirò, col rumore di vento che spiri tra rami fitti di foglie. «Allora è di nuovo ora. Il ricordo è integro. Il Tenebroso si muove. Lo temevo. Ogni anno che passa, la Macchia cerca di penetrare maggiormente e quest’anno la lotta per mantenerla fuori è stata più difficile che mai. Venite, vi faccio strada.»

50

Incontri all’Occhio

Guidando il baio, Rand seguì l’Uomo Verde; come gli altri quattro di Emond’s Field, anche lui sgranava gli occhi e non sapeva decidere se fissare la guida o la foresta. L’Uomo Verde era una leggenda, certo; si narravano storie, su di lui e sull’Albero della Vita, davanti a ogni caminetto dei Fiumi Gemelli, e non soltanto per i bambini. Però, dopo la Macchia, alberi e fiori sarebbero stati una meraviglia anche se il resto del mondo non fosse stato ancora avvolto nell’inverno.