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«No!» gridò Nynaeve.

«Ferma!» ordinò Moiraine.

Ma, prima che chiunque potesse muoversi, Nynaeve aveva estratto il pugnale e si era lanciata verso il Reietto. «La Luce t’incenerisca!» gridò, vibrando un colpo al petto di Aginor.

L’altro Reietto si mosse con la rapidità d’una vipera. Mentre il colpo ricadeva, Balthamel protese fulmineamente la mano rivestita di cuoio e afferrò Nynaeve per il mento, le conficcò il pollice nella guancia e le dita nell’altra, strinse fino a farla sbiancare e provocò un livido nella carne pallida. Nynaeve fu scossa da convulsioni, come colpita da una frustata. Lasciò cadere dalle dita inerti il pugnale, mentre Balthamel la sollevava a mezz’aria e accostava al viso ancora tremante la maschera di cuoio. Nynaeve agitò i piedi a un palmo da terra; dai capelli le cadde una pioggia di fiori.

«Avevo quasi dimenticato i piaceri della carne» disse Aginor; la lingua gli saettò fra le labbra avvizzite, con rumore di pietra sfregata contro cuoio indurito. «Ma Balthamel ricorda molte cose.» L’ilarità della maschera parve aumentare follemente e il gemito di Nynaeve bruciò le orecchie di Rand.

A un tratto Egwene si mosse in aiuto di Nynaeve. «No, Egwene!» gridò Rand, ma lei non si fermò. Già al grido di Nynaeve Rand aveva portato la mano alla spada, ma ora si lanciò verso Egwene. La urtò prima che lei facesse tre passi e caddero insieme a terra. Egwene finì con un ansito sotto di lui e subito dimenò le braccia per liberarsi.

Anche altri si muovevano. Perrin impugnò l’ascia, con un lampo di ferocia negli occhi gialli. «Sapiente!» ringhiò Mat, stringendo il pugnale preso a Shadar Logoth.

«No!» gridò Rand. «Non potete combattere i Reietti!» Ma gli altri due lo sorpassarono di corsa come se non avessero udito, con lo sguardo fisso su Nynaeve e sui Reietti.

Aginor li guardò con indifferenza... e sorrise.

Rand sentì intorno a sé l’aria muoversi come per lo schiocco d’una frusta gigantesca. Mat e Perrin si bloccarono come se avessero urtato una muraglia, rimbalzarono e caddero a gambe levate.

«Bene» disse Aginor. «Siete finiti al posto giusto. Se imparerete a umiliarvi come si deve e ad adorarci, forse vi lascerò vivere.»

Rand si tirò rapidamente in piedi. Forse non poteva combatterli, ma nemmeno per un istante avrebbe dato l’impressione di prostrarsi davanti a loro. Aiutò Egwene ad alzarsi, ma lei gli scostò la mano e si alzò da sola, spazzolandosi con rabbia la veste. Anche Mat e Perrin, ostinati ma incerti sulle gambe, si erano tirati in piedi.

«Imparerete» disse Aginor «se volete vivere. Ormai ho trovato quel che mi occorre» e guardò l’arco di pietra «perciò ho tempo d’insegnarvi.»

«Mai!» Dagli alberi avanzò l’Uomo Verde. Il suo grido parve un fulmine che colpisse una vecchia quercia. «Questo non è posto per voi!»

Aginor gli scoccò una occhiata sprezzante. «Sparisci! Il tuo tempo è terminato. Da un pezzo quelli della tua razza sono soltanto polvere. Vivi quel poco di vita che ti rimane e ritieniti fortunato che non ci accorgiamo nemmeno di te.»

«Questa è casa mia» disse l’Uomo Verde «e qui non farete male a nessuna creatura vivente.»

Balthamel gettò da parte Nynaeve, quasi fosse uno straccio; e come uno straccio spiegazzato la Sapiente cadde a terra, inerte, quasi fosse priva d’ossa. Una mano coperta di cuoio si alzò e l’Uomo Verde ruggì, mentre il fumo si levava dai tralci di cui era intessuto. Il vento tra gli alberi fu l’eco della sua sofferenza.

Aginor si girò verso Rand e gli altri, come se ormai avesse sistemato l’Uomo Verde; ma braccia fronzute si strinsero intorno a Balthamel, sollevandolo in aria e stringendolo contro un petto di fitti rampicanti: la maschera ridente si trovò a fissare occhi di nocciola, ardenti di collera. Come serpenti, le braccia di Balthamel si sciolsero dalla stretta; le mani guantate afferrarono la testa dell’Uomo Verde, come se volessero strapparla. Dovunque quelle mani toccavano, scaturivano fiamme, tralci avvizzivano, foglie cadevano. L’Uomo Verde mugghiò, mentre un fumo denso scaturiva dal suo corpo. E continuò a ruggire, come se tutto se stesso fuoruscisse dalla bocca insieme con le volute di fumo.

All’improvviso Balthamel sussultò nella stretta dell’Uomo Verde. Le mani del Reietto cercarono di spingerlo via, anziché afferrarlo. Una mano guantata si protese... e dal cuoio nero scaturì un minuscolo viticcio. Una sorta di fungo, come quelli che circondano gli alberi nel cuore delle foreste, gli circondò il braccio: scaturito dal nulla, era ormai pienamente cresciuto e s’ingrossava per ricoprire tutto l’arto. Balthamel si dimenò e un germoglio d’assafetida gli squarciò il torace, licheni conficcarono radici e provocarono piccole fessure nella maschera di cuoio, ortiche spuntarono dagli occhi, funghi velenosi spalancarono la bocca.

L’Uomo Verde gettò a terra il Reietto. Balthamel sussultò fra le convulsioni, mentre tutte le cose che crescono nei luoghi bui, tutte le cose che producono spore, tutte le cose che amano l’umidità, si gonfiavano e crescevano, strappavano stoffa e cuoio e carne — era carne, quella intravista nel breve attimo di furia rigogliosa? — riducendoli in brandelli e lo ricoprivano fino a lasciare solo un cumulo indistinguibile dai molti cumuli di terriccio nelle profondità ombreggiate della foresta, e altrettanto immobile.

Con uno schianto simile a quello d’un ramo che si spezzi sotto un peso troppo grande, l’Uomo Verde crollò a terra. Metà della testa era carbonizzata. Riccioli di fumo si alzavano ancora dal corpo, simili a rampicanti grigi. Foglie bruciate gli caddero dal braccio, mentre lui tendeva penosamente la mano annerita a stringere una ghianda.

La terra rombò e una pianticella di quercia si aprì la strada fra le dita. L’Uomo Verde reclinò la testa, ma la pianticella si allungò verso il sole. Radici si protesero e s’ingrossarono, si conficcarono nel terreno e si risollevarono, sempre più grosse man mano che ricadevano. Il tronco si allargò e si protese verso l’alto, la corteccia divenne grigia, screpolata, annosa. Rami si allungarono, divennero pesanti, grossi come braccia, grossi come persone, e si levarono ad accarezzare il cielo, fitti di foglie verdi, ricchi di ghiande. La massiccia rete di radici si allargò e, simile a un aratro, rivoltò il terreno; il tronco già grosso ebbe un tremito, crebbe ancora, grande come una casa. Scese il silenzio. E una quercia che avrebbe potuto avere cinquecento anni occupò il punto dove era caduto l’Uomo Verde, segnando la tomba d’un essere leggendario. Nynaeve giacque sopra le radici nodose, che si erano curvate per adattarsi alla sua figura e formare un letto su cui potesse riposare. Il vento sospirò tra i rami della quercia: parve un mormorio di saluto.

Perfino Aginor sembrava attonito. Ma sollevò la testa e l’odio gli ardeva negli occhi cavernosi. «Basta! È già passato il tempo di porre fine a questa storia!»

«Sì, Reietto» replicò Moiraine, con voce fredda come il ghiaccio del profondo inverno. «È già passato!»

L’Aes Sedai alzò la mano e il terreno si aprì sotto i piedi di Aginor. Fiamme ruggirono dal baratro, alimentate da un vento che soffiava da ogni direzione, e risucchiarono nel fuoco un turbine di foglie che parve solidificarsi in una gelatina gialla striata di rosso, composta di puro calore. Nel centro c’era Aginor, sostenuto solo dall’aria. Il Reietto parve sorpreso, ma poi sorrise e avanzò d’un passo. Fu un passo lento, come se il fuoco cercasse di tenerlo fermo sul posto; ma lui lo portò a termine e avanzò ancora.

«Scappate!» ordinò Moiraine. Aveva il viso cereo per la tensione. «Scappate tutti!» Aginor avanzò a mezz’aria, verso il bordo delle fiamme.

Rand si accorse del movimento di altri, Mat e Perrin che correvano ai margini del suo campo visivo, Loial che si rifugiava tra gli alberi; ma in realtà vedeva solo Egwene, irrigidita, col viso bianco come un cencio e gli occhi chiusi. Non era trattenuta dal terrore, capì Rand: pur priva d’addestramento, cercava di scagliare contro il Reietto il misero Potere che riusciva a manipolare.