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Mastro al’Vere annuì, torvo. «Un ramo della famiglia. Ma anche gli altri sono della stessa pasta. Quello stupido di Darl Coplin ha passato metà della notte a chiedere che cacciassi dalla locanda e dal villaggio lady Moiraine e mastro Lan. Ma solo grazie a loro una parte del paese si è salvata.»

Rand non aveva badato alla conversazione, ma fu colpito dall’ultima frase. «Cos’hanno fatto?» domandò.

«Ecco, lei ha evocato fulmini dal cielo» rispose mastro al’Vere «Li ha scagliati contro i Trolloc. Hai già visto alberi schiantati dal fulmine. I Trolloc non se la sono cavata meglio.»

«Moiraine?» disse Rand, incredulo. Il sindaco annuì.

«Lady Moiraine. E mastro Lan, con la spada, sembrava un ciclone. Spada? Quell’uomo è un’arma lui stesso, e in dieci posti nello stesso istante, o così pareva. La Luce mi fulmini, ancora non ci crederei, se non bastasse uscire per vedere...» Si strofinò la pelata. «Le visite della Notte d’Inverno erano appena iniziate, avevamo le mani piene di regalini e di dolcetti al miele, e la testa piena di vino; poi i cani si sono messi a ringhiare e all’improvviso loro due sono usciti di corsa dalla locanda, girando per il villaggio gridando che c’erano i Trolloc. Credevo che fossero ubriachi. In fin dei conti... i Trolloc? Poi, prima che chiunque si raccapezzasse, quelle... quelle cose erano in mezzo a noi, menavano fendenti, incendiavano le case, gridavano da far gelare il sangue. Noi scappavamo come galline con la volpe nel pollaio, finché mastro Lan non ci ha dato coraggio.»

«Non essere troppo severo» disse Thom. «Anche tu, come ognuno, hai fatto il possibile. Non tutti i Trolloc distesi qui fuori sono morti per mano di quei due.»

«Uhm... sì, certo.» Mastro al’Vere si scosse. «Ma è ugualmente incredibile. Un’Aes Sedai a Emond’s Field. E mastro Lan è un Custode.»

«Un’Aes Sedai?» mormorò Rand. «Non può essere lei. Le ho parlato. Non è... Non...»

«Credevi che avessero un segno?» disse il sindaco, con ironia. «La scritta “Aes Sedai” dipinta sulla schiena? E forse “Pericolo, stare alla larga"?» All’improvviso si diede una manata sulla fronte. «Aes Sedai. Sono un vecchio stupido che comincia a perdere il ben dell’intelletto. C’è una possibilità, Rand, se vuoi correre il rischio. Non posso consigliartelo, non so se io stesso avrei il coraggio.»

«Rischio?» disse Rand. «Correrò qualsiasi rischio, se occorre.»

«Le Aes Sedai possono guarire, Rand. La Luce mi fulmini, ragazzo, conosci le storie. A volte hanno successo dove i medicamenti falliscono. Menestrello, dovevi ricordartene meglio di me. Le storie dei menestrelli sono piene di Aes Sedai. Perché non ne hai parlato, invece di lasciarmi brancolare?»

«Sono un forestiero, qui» rispose Thom, con un’occhiata di desiderio alla pipa spenta. «E mastro Coplin non è l’unico che non vuole avere niente a che fare con le Aes Sedai. Era meglio che l’idea venisse a te.»

«Un’Aes Sedai» borbottò Rand, cercando d’inquadrare nelle storie quella donna che gli aveva sorriso. A volte l’aiuto di un’Aes Sedai era rimedio peggiore del male, dicevano le storie, come veleno in una focaccia; e i loro doni nascondevano sempre un inghippo, come l’esca sull’amo. A un tratto la moneta che aveva in tasca, la moneta ricevuta da Moiraine, parve bruciare come un tizzone acceso. Rand provò l’impulso di tirarla fuori dalla tasca della giubba e gettarla dalla finestra.

«Nessuno vuole essere coinvolto con le Aes Sedai, ragazzo» disse lentamente il sindaco. «Non vedo altre possibilità, ma non è decisione da prendere alla leggera. Non posso prenderla io per te, però non posso dire niente di male di lady Moiraine... anzi, Moiraine Sedai. A volte» e diede a Tam un’occhiata carica di significato «bisogna accontentarsi dell’occasione che si presenta.»

«Alcune storie sono un poco esagerate» soggiunse Thom, come se gli strappassero con le tenaglie le parole. «E poi, ragazzo, hai scelta?»

«No» sospirò Rand. Tam ancora non si era mosso; aveva gli occhi infossati come se fosse ammalato da una settimana. «Vado... vado a cercarla.»

«Dall’altra parte dei ponti» disse il menestrello. «Dove si sbarazzano dei cadaveri dei Trolloc. Ma fai attenzione, ragazzo. Le Aes Sedai non agiscono senza motivi e non sempre i motivi sono quelli che si pensa.»

Le ultime parole furono un grido, perché Rand era già uscito di corsa, tenendo alta la spada per non inciampare. Avrebbe potuto lasciarla nella stanza, ma avrebbe perso tempo. Scese le scale e uscì dalla locanda, senza badare alla stanchezza. Una possibilità per Tam, per quanto piccola, era sufficiente a vincere una notte senza sonno. Che quella possibilità dipendesse da una Aes Sedai, o quale sarebbe stato il prezzo, erano cose a cui non voleva pensare.

I falò erano molto al di là delle ultime case, di fronte al Westwood, lungo la strada per Watch Hill. Il vento spingeva lontano dal villaggio colonne di fumo nero e oleoso, ma l’aria era ammorbata da un lezzo dolciastro e nauseante, come d’arrosto rimasto troppo a lungo sullo spiedo. Rand boccheggiò a quel fetore, poi deglutì con forza, quando capì da che cosa proveniva. Proprio un bel modo di utilizzare i falò di Bel Tine. Gli uomini addetti ai fuochi tenevano sul naso e sulla bocca un pezzo di stoffa, ma dalle loro smorfie si capiva che l’aceto di cui il panno era inzuppato non bastava: soffocava il fetore, ma non la consapevolezza.

In quel momento due uomini staccavano da un grosso stallone dhurrano il cadavere di un Trolloc. Lan, seduto sui talloni lì accanto, aveva scostato il telo, mettendo allo scoperto le spalle e il muso caprino. Mentre Rand s’avvicinava, il Custode sganciò dalla spallina della cotta di maglia del Trolloc un emblema di metallo, un tridente smaltato, rosso sangue.

«Ko’bal» dichiarò. Fece saltellare sul palmo l’emblema e lo afferrò al volo, con un ringhio. «Così sono sette bande, finora.»

Moiraine, seduta a gambe incrociate, poco lontano, scosse la testa, con aria stanca. Teneva di traverso sulle ginocchia un bastone coperto d’intagli in forma di pampini e fiori; il vestito era sgualcito come se lo portasse da troppo tempo. «Sette bande. Sette! Un numero così elevato non agiva insieme dai tempi delle Guerre Trolloc. Le brutte notizie si accumulano l’una sull’altra. Ho paura, Lan. Credevo di avere un certo vantaggio, ma forse siamo più indietro di prima.»

Rand la fissò, incapace di parlare. Una Aes Sedai. Ora che sapeva chi era, non gli pareva diversa da prima, a parte i capelli in disordine e un frego di fuliggine sul naso; eppure c’era qualcosa, in lei, che la segnava come Aes Sedai. D’altro canto, se l’apparenza esterna rifletteva l’animo, e se le storie erano vere, avrebbe dovuto assomigliare più a un Trolloc che a una donna di notevole bellezza, la cui dignità non era intaccata dal fatto di stare seduta nella polvere. E lei poteva aiutare Tam. A qualsiasi prezzo, la guarigione di Tam veniva prima di tutto.

Rand inspirò a fondo. «Lady Moiraine... cioè, Moiraine Sedai» cominciò. La donna e Lan si girarono a guardarlo. Rand impietrì sotto lo sguardo dell’Aes Sedai. Non era lo sguardo calmo e sorridente che gli aveva rivolto nel Parco. Aveva il viso segnato dalla stanchezza, ma gli occhi scuri erano quelli d’un falco. Aes Sedai. Coloro che avevano spaccato il mondo. Burattinaie che tiravano i fili e facevano danzare troni e nazioni in schemi che solo le donne di Tar Valon conoscevano.

«Un barlume più vivido nel buio» mormorò l’Aes Sedai. Alzò la voce. «Come sono i tuoi sogni, Rand al’Thor?»

Rand la guardò, stupito. «I miei sogni?»

«Una notte come questa può provocare brutti sogni, Rand. Se hai avuto degli incubi, parlane con me. Posso curarli, a volte.»

«Io sto benissimo... Si tratta di mio padre. È ferito. Ha poco più d’un graffio, ma la febbre lo divora. La Sapiente dice che non può aiutarlo. Ma le storie...» Moiraine inarcò il sopracciglio e Rand s’interruppe. “Luce santa” pensò “ma non c’è una storia in cui una Aes Sedai non abbia il ruolo del cattivo?" Guardò il Custode, che pareva più interessato al Trolloc morto. Faticando per trovare le parole, proseguì: «Io... ah... si dice che le Aes Sedai sanno guarire. Se puoi aiutarlo... qualsiasi cosa puoi fare per lui... a qualsiasi prezzo... voglio dire...» Inspirò a fondo e terminò d’un fiato: «Pagherò qualsiasi prezzo è in mio potere, se lo aiuti.»