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«No, senza l’aiuto di sei consorelle» disse Moiraine. Rand trasalì. La donna era sempre inginocchiata accanto al letto, ma aveva tolto le mani dal petto di Tam e si era girata a mezzo verso i due sulla panca. Non alzò la voce, ma con gli occhi inchiodò Rand alla parete. «Se alla partenza da Tar Valon avessi saputo di trovare qui Trolloc e Myrddraal, ne avrei condotte con me sei, dodici, a costo di trascinarle per la collottola. Per me sola, un mese di preavviso avrebbe fatto poca differenza. Forse nessuna. Una sola persona non può fare molto, anche usando il Potere; probabilmente ierinotte c’erano più di cento Trolloc in questo distretto. Un intero manipolo.»

«Comunque avrebbe fatto comodo, saperlo» disse Lan, brusco, rivolto a Rand. «Dove l’hai visto, esattamente? E quando?»

«Ormai non ha importanza» replicò Moiraine. «Non voglio che il ragazzo si senta in colpa senza motivo. Dovevo insospettirmi io, ieri, dell’insolito comportamento di quel maledetto corvo. E anche tu, vecchio amico.» Fece una smorfia. «Nella mia arroganza, ero troppo sicura che il tocco del Tenebroso non si fosse diffuso tanto lontano.»

Rand era sorpreso. «Il corvo? Non capisco.»

«Divoratori di carogne.» Lan ebbe una smorfia di disgusto. «I servi del Tenebroso spesso usano come spie le creature che si cibano di morti. Corvi e cornacchie, soprattutto. Topi, a volte, nelle città.»

Rand fu percorso da un brivido. Corvi e cornacchie, spie per conto del Tenebroso? C’erano corvi e cornacchie dappertutto, in quei giorni. Il tocco del Tenebroso, aveva detto Moiraine. Il Tenebroso era sempre presente, Rand lo sapeva; ma se uno cercava di camminare nella Luce e non lo nominava, non doveva temerlo. Lo sapevano anche i bambini. Però sembrava che Moiraine volesse dire...

Posò lo sguardo su Tam e dimenticò ogni cosa. Il viso del padre era molto meno arrossato di prima e il respiro pareva quasi normale. Rand sarebbe balzato in piedi, se Lan non l’avesse preso per il braccio. «Ci sei riuscita!» esclamò.

Con un sospiro Moiraine scosse la testa. «Non ancora. Almeno, mi auguro che sia solo questione di tempo. Le armi dei Trolloc sono fatte in certe forge della valle chiamata Thakan’dar, sulle pendici di Shayol Ghul. Alcune restano contaminate, perché il metallo stesso assorbe il male di quel luogo. Queste armi contaminate provocano ferite che non guariscono senza aiuto, oppure febbri letali, bizzarre malattie che le medicine non riescono a curare. Ho alleviato la sofferenza di tuo padre, ma la contaminazione è ancora in lui. Se non sarà eliminata del tutto, ricrescerà e lo consumerà.»

«Ma tu la eliminerai!» Le parole di Rand furono per metà una supplica, per metà un ordine. Il ragazzo rimase sconvolto, quando si accorse d’avere parlato in questo modo a una Aes Sedai, ma lei parve non fare caso al tono.

«Sì» rispose con semplicità. «Sono stanchissima, Rand; da ierinotte non ho avuto un attimo di riposo. Normalmente non importerebbe, ma per simili ferite...» Tolse di tasca un piccolo involto di seta bianca. «Questo è un angreal.» Notò la sua espressione. «Allora sai che cos’è un angreal. Bene.»

Senza rendersene conto, Rand si appoggiò alla parete, per scostarsi da lei e dall’involto. Alcune storie parlavano degli angreal, reliquie dell’Epoca Legendaria, di cui le Aes Sedai si servivano per compiere i miracoli più incredibili. Con stupore vide che Moiraine toglieva dall’involto una statuina d’avorio, tanto antica da essere di color marrone scuro. Non più lunga d’una spanna, rappresentava una donna con la veste fluente e capelli lunghi alla spalla.

«Non sappiamo più come fabbricarli» disse l’Aes Sedai. «Molte cose sono andate perdute, forse per sempre. Quindi ne restano pochi: l’Amyrlin Seat era riluttante a lasciarmi questo. Buon per Emond’s Field, e per tuo padre, che alla fine abbia acconsentito. Ma non farti troppe illusioni: la contaminazione è forte e ha avuto il tempo di diffondersi.»

«Tu puoi aiutarlo» disse Rand, con fervore. «Lo so.»

Moiraine sorrise, una semplice increspatura delle labbra. «Vedremo.» Si girò di nuovo verso Tam. Gli posò la mano sulla fronte; con l’altra strinse la statuina d’avorio. Chiuse gli occhi e assunse un’aria d’intensa concentrazione. Pareva quasi non respirare.

«Il cavaliere di cui parlavi» disse piano Lan «quello che ti ha messo paura, era sicuramente un Myrddraal.»

«Un Myrddraal! Ma i Fade sono alti venti piedi e...» Lasciò morire la frase, di fronte al sorriso torvo del Custode.

«A volte, pastore, le storie ingigantiscono la realtà. Dammi retta, la realtà basta e avanza, quando si tratta di un Mezzo Uomo. Fade, Mezzo Uomo, Lurk, Uomo Ombra: il nome dipende dal paese in cui ti trovi, ma indica sempre un Myrddraal. I Fade sono progenie dei Trolloc, regredita quasi al ceppo umano che i Signori del Terrore usarono per fabbricare i Trolloc. Ma se in loro il ceppo umano si rinforza, si accresce anche la contaminazione, quella che rende deformi i Trolloc. I Mezzi Uomini hanno poteri del tipo che proviene dal Tenebroso. Solo le Aes Sedai più deboli non sarebbero degne avversarie di un Fade, in uno scontro diretto; ma molti veri uomini sono caduti davanti a loro. Dalle guerre che posero fine all’Epoca Leggendaria, da quando i Reietti furono imprigionati, i Fade sono stati il cervello che dice ai manipoli Trolloc dove colpire. Nei giorni delle Guerre Trolloc, Mezzi Uomini guidavano in battaglia i Trolloc, sotto il comando dei Signori del Terrore.»

«Mi ha spaventato» disse debolmente Rand. «Mi ha solo guardato e...» Rabbrividì.

«Non vergognarti, pastore. Spaventano anche me. Ho visto uomini, soldati per tutta la vita, restare impietriti come passero davanti al serpente, quando si sono trovati di fronte a un Fade. Nel settentrione, nelle Marche di Confine lungo la Grande Macchia, c’è un detto. Lo sguardo del Senza Occhi è paura.»

«Senza Occhi?»

Lan annuì. «Un Myrddraal ha vista d’aquila, nel buio o nella luce, ma non ha occhi. Poche cose sono più pericolose di un Myrddraal. Moiraine Sedai e io abbiamo cercato di uccidere quello che era qui ierinotte, ma ogni tentativo è fallito. I Mezzi Uomini hanno la fortuna stessa del Tenebroso.»

Rand deglutì. «Un Trolloc mi disse che il Myrddraal voleva parlare con me. Non so cosa intendesse.»

Lan sollevò di scatto la testa: gli occhi erano pietre azzurre. «Hai parlato con un Trolloc?»

«Non proprio» balbettò Rand. Lo sguardo del Custode lo teneva come in trappola. «È stato lui, a parlarmi. Ha detto che non mi avrebbe fatto niente, che il Myrddraal voleva parlarmi. Poi ha tentato di uccidermi.» Si umettò le labbra e accarezzò l’elsa. Con frasi brevi e smozzicate descrisse il ritorno alla fattoria. «Invece l’ho ucciso io» terminò. «Senza volerlo, a dire il vero. Mi è balzato addosso e si è infilzato da solo sulla spada.»

Il viso di Lan si ammorbidì un poco. «È pur sempre un’impresa, pastore» commentò. «Fino alla scorsa notte, ben pochi uomini a meridione delle Marche di Confine potevano vantarsi d’avere visto un Trolloc, altro che d’averne ucciso uno.»

«E per di più da solo e senza aiuto» intervenne Moiraine, con voce stanca. «Ho terminato, Rand. Lan, aiutami ad alzarmi.»

Rand accorse al capezzale del padre. Tam era fresco, anche se pallido come se avesse trascorso troppo tempo lontano dalla luce del sole. Teneva ancora gli occhi chiusi, ma respirava normalmente.

«Starà bene, adesso?» domandò Rand, ansioso.

«Se riposa, sì» rispose Moiraine. «Qualche settimana a letto e sarà quello di prima.» Si muoveva con passo incerto, anche se Lan la sorreggeva per il braccio. Il Custode tolse dalla poltrona mantello e bastone; Moiraine, con un sospiro, si lasciò cadere sul cuscino. Lentamente avvolse nella seta l’angreal e lo ripose nel borsello che portava alla cintura.