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«Mi piacerebbe lasciarmi alle spalle tutti questi villaggi» disse Thom Merrilin «ma qualche ora di riposo non sarebbe sprecata in questo momento. Abbiamo vantaggio sufficiente a permettercelo?»

Rand si stiracchiò e si massaggiò il fondoschiena. «Se ci fermiamo a Watch Hill per il resto della notte, tanto vale salire in cima.»

Un refolo di vento portò brani di canti e profumo di cucina. A Watch Hill facevano ancora festa: non c’erano stati Trolloc a disturbare Bel Tine. Rand cercò Egwene: la ragazza, stanchissima, si appoggiava al fianco di Bela. Anche gli altri smontavano, con più d’un sospiro e si sgranchivano i muscoli doloranti. Solo il Custode e l’Aes Sedai non mostravano segno di stanchezza.

«Mi piacerebbe cantare un poco» disse Mat, stancamente. «E anche far fuori un bel pezzo di pasticcio di montone caldo al Cinghiale Bianco.» Esitò, poi soggiunse: «Non sono mai stato più in là di Watch Hill. La locanda del Cinghiale Bianco non è buona come la Fonte di Vino.»

«Il Cinghiale Bianco non è poi tanto male» disse Perrin. «Anche a me piacerebbe il pasticcio di montone. E litri di tè caldo per togliermi il gelo dalle ossa.»

«Prima di fermarci dobbiamo attraversare il Taren» disse Lan, brusco. «Faremo al massimo qualche minuto di sosta.»

«Ma i cavalli sono esausti» protestò Rand. «Scoppieranno, se proseguiamo. Moiraine Sedai, certo ti rendi conto che...»

Aveva notato che si muoveva fra i cavalli, ma in realtà non aveva badato a quel che faceva. L’Aes Sedai lo sfiorò per posare le mani sul collo di Cloud. Rand tacque. All’improvviso il cavallo agitò la testa e mandò un debole nitrito, quasi strappando le redini di mano a Rand. Si spostò di lato, recalcitrante come se avesse passato una settimana chiuso nella stalla. Senza una parola, Moiraine si accostò a Bela.

«Non sapevo che Moiraine potesse eliminare la stanchezza» disse Rand a Lan, sottovoce. Era arrossito.

«Tu, fra tutti, dovevi immaginarlo» replicò il Custode. «L’hai vista all’opera con tuo padre. Laverà via la stanchezza, prima ai cavalli, poi a voi.»

«A te no?»

«A me no, pastore. Non occorre, per il momento. E nemmeno a lei. Su di sé non può farlo. Ti conviene augurarti che non sia troppo stanca, prima di arrivare a Tar Valon.»

«Troppo stanca per cosa?»

«Rand, avevi ragione, su Bela» disse Moiraine, ferma accanto alla giumenta. «Ha un gran cuore e la tenacia della gente dei Fiumi Gemelli. Per quanto sembri strano, forse è la meno stanca.»

Un urlo lacerò le tenebre, simile al grido d’una persona che muoia sotto coltelli acuminati; un’ombra alata planò sul gruppetto e rese più fitto il buio. Con nitriti di terrore i cavalli s’impennarono.

L’aria smossa dalle ali del Draghkar colpì il viso di Rand come sostanza limacciosa, come brivido nell’umida oscurità di un incubo. Il ragazzo non ebbe neppure il tempo di sentire la paura, perché Cloud balzò in aria, con un nitrito, e sgroppò disperatamente come per scuotersi di dosso qualcosa d’appiccicoso. Rand, stretto alle redini, perdette l’equilibrio e fu trascinato sul terreno, mentre Cloud nitriva di terrore come se i lupi gli azzannassero i garretti.

In qualche modo Rand mantenne la presa sulle redini; riuscì a rimettersi in piedi e non farsi gettare di nuovo a terra. Non poteva farsi scappare Cloud. Riuscì ad afferrarlo per la briglia. Cloud s’impennò, alzandolo in aria. Rand rimase appeso, impotente, sperando contro ogni speranza che il cavallo si calmasse.

L’urto della ricaduta lo lasciò senza fiato, ma all’improvviso il grigio restò immobile, spalancò le froge e roteò gli occhi, rigido sulle zampe, tremante. Anche Rand tremava, quasi appeso alla briglia. Respirò a fondo. Solo allora poté guardarsi intorno e vedere che cos’era accaduto agli altri.

Nel gruppetto regnava il caos. Ciascuno stringeva le redini e cercava con scarso successo di calmare il proprio cavallo imbizzarrito. Solo due, a quanto pareva, non avevano avuto fastidi. Moiraine sedeva dritta in arcione, mentre la giumenta bianca si teneva in disparte come se non fosse accaduto niente di straordinario. A piedi, Lan esaminava il cielo, spada in pugno e redini nell’altra mano; il morello se ne stava tranquillo al suo fianco.

Da Watch Hill non provenivano più rumori di festa. Anche nel villaggio avevano udito l’urlo. Per un poco avrebbero teso l’orecchio, forse avrebbero cercato di scoprire la causa, poi avrebbero ripreso a divertirsi; presto avrebbero dimenticato l’incidente, distratti dai canti e dal cibo, dalle danze e dai divertimenti. Forse, quando avessero saputo cos’era successo a Emond’s Field, qualcuno avrebbe ricordato e si sarebbe posto delle domande. Un violino iniziò a suonare, imitato quasi subito da un flauto. Il villaggio riprendeva la festa.

«In sella!» ordinò bruscamente Lan. Rinfoderò la spada e balzò in groppa al morello. «Il Draghkar non si sarebbe mostrato, se non avesse già riferito al Myrddraal la nostra posizione.» Dall’alto giunse un altro urlo stridulo, lontanissimo, ma non meno aspro. A Watch Hill la musica tacque di nuovo. «Ora segue la nostra pista» continuò Lan. «Ci segnala al Mezzo Uomo. Che non sarà lontano.»

I cavalli, riposati ma atterriti, rifiutavano di farsi montare. Fra mille imprecazioni, Thom Merrilin fu il primo a salire in sella; gli altri lo imitarono presto. Tutti, tranne uno.

«Sbrigati, Rand!» lo incitò Egwene. Il Draghkar strillò ancora una volta e Bela scartò di qualche passo. «Fai in fretta!»

Con un sobbalzo Rand si rese conto che, invece di montare in sella, era rimasto a fissare il cielo, nel vano tentativo di localizzare la fonte di quei versacci striduli. Addirittura, senza accorgersene, aveva sguainato la spada di Tam, come per affrontare la creatura alata.

Divenne tutto rosso e fu lieto che il buio lo nascondesse agli altri. Goffamente, con una mano impegnata a reggere le redini, ringuainò la spada. Moiraine, Lan e Egwene lo fissavano, gli altri tre parevano troppo occupati a tenere sotto controllo la propria cavalcatura. Rand puntò la mano sul pomo della sella e con un balzo fu in arcione, come se non facesse altro tutto il giorno. Se i suoi amici avevano notato la spada sguainata, più tardi ne avrebbero certamente parlato. Ma ora non aveva tempo di pensarci.

Ripartirono subito al galoppo, lungo la strada che costeggiava la collina tondeggiante. Nel villaggio i cani abbaiarono: il gruppetto non passò del tutto inosservato. Ma forse i cani avevano fiutato i Trolloc, si disse Rand. Latrati e luci svanirono rapidamente.

Si mantennero in gruppo, con i cavalli che quasi si urtavano. Lan ordinò di ridisporsi in fila, ma nessuno voleva restare solo nella notte. Dall’alto provenne un urlo stridulo. Il Custode cambiò idea e accettò che cavalcassero in gruppo.

Rand veniva subito dietro Moiraine e Lan, con il grigio che cercava un varco tra il morello del Custode e la giumenta dell’Aes Sedai. Egwene e il menestrello galoppavano ai lati di Rand, gli altri due li seguivano da presso. Cloud, spronato dalle grida stridule del Draghkar, galoppava con foga tale che Rand non sarebbe riuscito a rallentarlo nemmeno se avesse voluto; eppure non guadagnava un passo agli altri due.

Il grido stridulo del Draghkar lanciò la sua sfida nella notte.

Bela correva con il collo proteso, coda e criniera ondeggianti, e teneva il passo di cavalli più grossi di lei. “L’Aes Sedai certo le ha fatto qualcosa di più di liberarla della stanchezza” pensò Rand.

Egwene sorrideva, felice; la treccia le ondeggiava alle spalle come la criniera dei cavalli e lo scintillio negli occhi non era dovuto tutto al chiaro di luna. Rand rimase a bocca aperta per la sorpresa, finché non inghiottì una zanzara e fu colto da un accesso di tosse.