«Non fare il bambino, Rand! Dimentica le storie e usa gli occhi.»
«I miei occhi l’hanno vista affondare il traghetto! Negalo! Se ti metti in testa un’idea, non la cambi neppure se ti dicono che cerchi di camminare sull’acqua. Se non fossi così cieca, vedresti...»
«Cieca, io? Lascia che ti dica un paio di cose, Rand al’Thor! Sei la testa di rapa più cocciuta che...»
«Avete intenzione di svegliare tutti nel raggio di dieci miglia?» intervenne il Custode.
A bocca aperta, solo allora Rand si rese conto d’avere alzato la voce per avere la meglio nella discussione. Anzi, si erano messi a gridare tutt’e due.
Egwene arrossì fino alla punta dei capelli e si girò di scatto, brontolando un: «Uomini!» che parve rivolto tanto a Rand quanto al Custode.
Rand si accorse che tutti lo fissavano, non solo il Custode. Mat e Perrin, bianchi in viso. Thom, teso come se si preparasse a scappare o a combattere. Moiraine. Il viso dell’Aes Sedai era inespressivo, ma gli occhi sembravano scavare nel cervello di Rand. Disperato, il ragazzo cercò di ricordare quello che aveva detto esattamente a proposito di Aes Sedai e di Amici delle Tenebre.
«È ora di andare» disse Moiraine. Si girò verso Aldieb e Rand rabbrividì come se l’avessero lasciato sgusciare via da una trappola. E si domandò se ne era uscito davvero.
Due sere dopo, mentre il fuoco si consumava, Mat si leccò dalle dita le ultime briciole di formaggio e disse: «Sapete, penso che ce ne siamo liberati per sempre.» Lan si era allontanato per un ultimo giro d’ispezione. Moiraine e Egwene si tenevano in disparte per la solita chiacchierata serale. Thom dormicchiava con la pipa in bocca e i tre ragazzi avevano il fuoco tutto per loro.
Con uno stecco Perrin agitò pigramente le braci. «Allora perché Lan continua a fare ricognizioni?» replicò. Rand, quasi addormentato, si girò con la schiena al fuoco.
«Ce ne siamo liberati a Taren Ferry» disse Mat. Si distese sul dorso, dita intrecciate sulla nuca, a fissare il cielo illuminato dalla luna. «Se davvero ci inseguivano.»
«Credi che quel Draghkar ci desse la caccia perché gli eravamo simpatici?» disse Perrin.
«Smettiamo di preoccuparci di Trolloc e cose del genere» continuò Mat, come se Perrin non avesse parlato. «Pensiamo a vedere il mondo. Come sarà, una città vera?»
«Siamo già diretti a Baerlon» disse Rand, assonnato.
Mat sbuffò. «Baerlon va bene, ma ho visto quell’antica mappa di mastro al’Vere. Se, giunti a Caemlyn, deviamo a meridione, la strada porta fino a Illian e oltre.»
«Cosa c’è di tanto speciale, a Illian?» domandò Perrin, con uno sbadiglio.
«Tanto per cominciare, Illian non è piena di Aes Se...»
Mat si bloccò e all’improvviso Rand fu ben sveglio. Moiraine e Egwene erano tornate prima del solito. Mat, ancora a bocca aperta, fissava l’Aes Sedai, ferma al limitare della zona illuminata dal fuoco. Gli occhi di Moiraine riflettevano la luce come pietre scure e lucide. Rand si domandò da quanto tempo fosse lì.
«I ragazzi stavano solo...» cominciò Thom; ma Moiraine lo interruppe.
«Un paio di giorni di tregua, e siete pronti a cedere.» La voce, calma e uniforme, contrastava con lo splendore degli occhi. «Avete già dimenticato la Notte d’Inverno.»
«Non l’abbiamo dimenticata» disse Perrin. «Solo...» Sempre senza alzare la voce, l’Aes Sedai interruppe anche lui.
«La pensate così, tutti quanti? Siete ansiosi di correre a Illian e dimenticare Trolloc, Mezzi Uomini e Draghkar?» Girò lo sguardo su di loro (il luccichio di pietra, confrontato col tono di voce di tutti i giorni, mise a disagio Rand), ma non diede a nessuno l’occasione di parlare. «Il Tenebroso vi cerca, uno solo o tutti e tre; se vi lascio andare, vi prenderà. Se il Tenebroso vuole una cosa, io mi oppongo. Perciò, ascoltatemi bene: non permetterò che il Tenebroso metta le mani su di voi, a costo di distruggervi io stessa.»
Fu il suo tono, così concreto, a convincere Rand. L’Aes Sedai avrebbe fatto esattamente quel che aveva dichiarato, se l’avesse ritenuto necessario. Rand dormì assai male, quella notte, e non fu l’unico. Perfino il menestrello cominciò a russare solo molto dopo che le braci si spensero. Una volta tanto, Moiraine non offrì alcun aiuto.
Quelle chiacchierate serali fra Egwene e l’Aes Sedai erano un punto dolente, per Rand. Ogni volta che le due donne sparivano nel buio, si domandava che cosa dicessero, che cosa facessero.
Una sera attese che gli altri si fossero addormentati e che Thom cominciasse a russare come una sega che tagli un nodo di quercia. Allora entrò in azione di soppiatto, stringendosi addosso la coperta.
Mettendo in pratica l’abilità nel dare la caccia ai conigli selvatici, si mosse sfruttando le ombre della luna, finché non si acquattò alla base di un rododendro ricco di foglie larghe e coriacee, abbastanza vicino da udire Moiraine e Egwene, sedute su un tronco caduto, alla luce di una piccola lanterna.
«Chiedi pure» diceva in quel momento Moiraine «e se posso, ti risponderò ora stesso. Vedi, ci sono molte cose per cui non sei ancora pronta, cose che non puoi imparare finché non ne avrai apprese altre che richiedono anch’esse altre nozioni preliminari. Ma domanda pure quel che vuoi.»
«I Cinque Poteri» disse lentamente Egwene. «Terra, Aria, Fuoco, Acqua e Spirito. Non mi sembra giusto che fossero gli uomini a usare Terra e Fuoco, i Poteri più forti.»
Moiraine rise. «Credi, bambina? C’è una roccia così dura che aria e acqua non possano consumare? Un fuoco così forte che acqua e aria non possano estinguere?»
Egwene rimase in silenzio per un poco, grattando con l’alluce il terriccio della foresta. «Erano... erano quelli che... che cercarono di liberare il Tenebroso e i Reietti, vero? La controparte maschile delle Aes Sedai?» Trasse un respiro profondo e continuò d’un fiato. «Le donne non ne ebbero colpa. Furono gli uomini, a impazzire e a distruggere il mondo.»
«Tu hai paura» disse Moiraine, cupa. «Se rimanevi a Emond’s Field, col tempo saresti diventata la Sapiente del villaggio. Era il piano di Nynaeve, vero? Oppure saresti entrata nella Cerchia delle Donne e avresti manovrato gli affari di Emond’s Field, mentre il Consiglio del Villaggio pensava di essere autonomo. Invece hai fatto l’impensabile. Hai lasciato Emond’s Field e i Fiumi Gemelli per cercare l’avventura. Volevi farlo, ma nello stesso tempo hai paura. E ti ostini a cercare di vincerla. Altrimenti non mi avresti domandato come si diventa Aes Sedai. Non avresti gettato alle ortiche consuetudini e convenzioni.»
«No» protestò Egwene «non ho paura. Voglio diventare Aes Sedai.»
«Sarebbe meglio se tu avessi paura, ma mi auguro che tu mantenga questa convinzione. Al giorno d’oggi, poche donne hanno la capacità, oltre che il desiderio, di diventare iniziate.» A giudicare dalla voce, sembrava che Moiraine meditasse ad alta voce. «Certo, mai prima d’ora ce ne sono state due in un solo villaggio. L’antico sangue è davvero ancora forte, nei Fiumi Gemelli.»
Nell’ombra, Rand cambiò posizione; senza volerlo, spezzò col piede un rametto. S’immobilizzò di colpo, sudando e trattenendo il fiato, ma parve che nessuno avesse udito.
«Due?» esclamò Egwene. «Chi è l’altra? Kari Thane? Lara Ayellan?»
«Dimentica quel che ho detto» rispose Moiraine, in tono severo. «La sua strada porta in un’altra direzione, purtroppo. Pensa invece a te stessa. Non hai scelto una strada agevole.»
«Non mi tirerò indietro.»
«Sia come sia. Però vuoi ancora essere rassicurata e io non posso farlo, non come desideri.»
«Non capisco.»
«Vorresti sentirti dire che le Aes Sedai sono buone e pure, che furono quegli uomini malvagi e non le donne, a causare la Frattura del Mondo. Be’, furono gli uomini, ma non erano più malvagi degli uomini in generale. Erano pazzi. Le Aes Sedai che troverai a Tar Valon sono creature umane, non diverse dalle altre donne, tranne per il talento che ci distingue. Sono coraggiose e pusillanimi, forti e deboli, gentili e crudeli, calorose e gelide. Diventare Aes Sedai non cambierà la tua personalità.»