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«...zoccoli d’argento e collo orgogliosamente inarcato» declamava Thom e sembrava che anche lui cavalcasse un destriero e facesse parte d’una lunga fila di cavalieri. «Criniere di seta ondeggiano a ogni scuoter di testa. Mille vessilli sventolano a formare arcobaleni contro la distesa del cielo. Cento trombe di bronzo fanno vibrare l’aria e i tamburi rullano con fragore di tuono. Grida d’entusiasmo percorrono le migliaia di spettatori, come onde rotolano sui tetti e sulle torri di Illian, si schiantano e si frangono contro i mille cavalieri i cui occhi e il cui cuore risplendono per la sacra cerca. Ha inizio la Grande Cerca del Corno, per ritrovare il Corno di Valere che evocherà dalla tomba gli eroi delle Epoche per combattere a favore della Luce...»

Thom usava quello che aveva definito Tono Semplice, nelle notti accanto al fuoco, durante il viaggio. Le storie, aveva detto, erano narrate in tre modi: Tono Aulico, Tono Semplice e Tono Comune. A volte Thom usava anche il Tono Comune, ossia narrava come si parlerebbe del raccolto al vicino, ma non nascondeva di disprezzarlo.

Rand chiuse la porta senza entrare e si abbandonò contro la parete. Per il momento Thom non poteva consigliarlo. E Moiraine... come avrebbe reagito, se avesse saputo?

Si rese conto che la gente lo fissava, passandogli davanti: parlava da solo. Si lisciò la giubba e raddrizzò la schiena. Doveva parlare con qualcuno. La cuoca aveva detto che uno degli altri non era uscito. Salì le scale, resistendo all’impulso di correre.

Bussò alla porta della seconda stanza e sporse la testa: c’era solo Perrin, disteso sul letto, ancora svestito. Il ragazzo girò la testa per guardare Rand e chiuse di nuovo gli occhi. In un angolo c’erano l’arco e la faretra di Mat.

«Ho sentito che non stavi bene» disse Rand. Andò a sedersi sul letto vicino. «Volevo solo parlare. Io...» Non sapeva come affrontare il discorso. «Se stai male» aggiunse, alzandosi a metà «forse è meglio lasciarti dormire. Me ne vado, se vuoi.»

«Non so se riuscirò mai più a dormire» sospirò Perrin. «Ho avuto un brutto sogno, se vuoi saperlo, e non ho potuto riaddormentarmi. Mat non si lascerà scappare l’occasione di raccontarti tutto. Stamattina si è messo a ridere, quando gli ho spiegato come mai ero troppo stanco per uscire con lui; ma anche Mat ha sognato. Per quasi tutta la notte ho sentito che si agitava e borbottava: certo non si è fatto una bella notte di sonno.» Col braccio si coprì gli occhi. «Luce santa, mi sento sfinito! Forse, se rimango a letto un paio d’ore, troverò la forza d’alzarmi. Mat non smetterà più di prendermi in giro, se per colpa di un sogno rinuncerò a vedere Baerlon.»

Rand tornò a sedersi. Si umettò le labbra e disse d’un fiato: «Ha ucciso un topo?»

Perrin abbassò il braccio e fissò Rand. «Anche tu?» disse infine. Quando Rand annuì, soggiunse: «Vorrei essere ancora a casa mia. Mi ha detto... ha detto... Cosa facciamo? Ne hai parlato a Moiraine?»

«No. Non ancora. Forse non le dirò niente. Non so. E tu?»

«Lui ha detto... Sangue e ceneri, Rand, non so.» A un tratto si alzò sui gomiti. «Credi che Mat abbia fatto lo stesso sogno? Si è messo a ridere, ma pareva un riso sforzato; e ha fatto una faccia strana, quando gli ho detto che non avevo dormito per colpa di un sogno.»

«Forse anche lui l’ha sognato» disse Rand. Provò un certo sollievo, scoprendo di non essere stato il solo. «Volevo chiedere consiglio a Thom. Lui conosce il mondo. Credi... credi che sia meglio parlarne a Moiraine?»

Perrin si lasciò cadere sul guanciale. «Hai sentito le storie sulle Aes Sedai. Ma possiamo fidarci di Thom? Ammesso che esista qualcuno di cui fidarci. Rand, se ne usciamo vivi, se mai torniamo a casa e mi senti parlare di andare via da Emond’s Field, anche solo fino a Watch Hill, dammi un calcio. D’accordo?»

«Che discorsi! Certo che torneremo a casa. Su, alzati! Siamo in una città e abbiamo un giorno intero per visitarla. Dove hai messo i vestiti?»

«Vai tu. Voglio starmene a letto ancora un poco.» Tornò a coprirsi gli occhi. «Ti raggiungo fra un paio d’ore.»

«Come vuoi.» Rand si alzò. «Pensa a cosa perdi.» Alla porta si fermò. «Baerlon. Quante volte abbiamo parlato di vedere Baerlon, un giorno?» Perrin rimase disteso, coprendosi gli occhi, e non disse parola. Dopo un momento Rand uscì e chiuse la porta.

Nel corridoio si appoggiò alla parete. Aveva ancora mal di testa: anzi, era peggiorato. E non si sentiva molto entusiasta all’idea di visitare Baerlon.

Arrivò una cameriera con le braccia cariche di lenzuola e lo fissò, preoccupata. Prima che lei aprisse bocca, Rand si allontanò nel corridoio, gettandosi sulle spalle il mantello. Thom avrebbe impiegato ore, prima di terminare. Tanto valeva dare un’occhiata in giro. Forse avrebbe trovato Mat e scoperto se anche lui aveva sognato Ba’alzamon. Scese le scale, stavolta più lentamente, sfregandosi la tempia.

La scala terminava nei pressi della cucina, così uscì da quella parte, rivolgendo a Sara un cenno di saluto, ma allungando il passo quando gli parve che volesse riprendere il discorso dal punto in cui si era interrotta. Nel cortile c’erano solo Mutch, fermo sulla soglia della stalla, e un mozzo che portava dentro un sacco. Rand rivolse un cenno di saluto anche a Mutch, ma questi gli lanciò un’occhiata torva ed entrò nella stalla. Rand si augurò che in città ci fosse gente più simile a Sara che a Mutch. Allungò il passo.

Si fermò davanti al cancello spalancato del cortile e guardò fuori. La gente affollava la via, come pecore nel recinto: persone avviluppate nel mantello e nella giubba, col berretto calato sugli occhi, per proteggersi dal freddo, si muovevano a passo rapido da ogni parte, come spinte dal vento che fischiava sopra i tetti, e si facevano largo a gomitate, quasi senza una parola né un’occhiata. “Sono tutti degli estranei, l’uno con l’altro” pensò Rand.

Gli odori erano nuovi, per lui: penetranti, aspri e dolci, un miscuglio che gli diede il prurito al naso. Anche nel pieno della Festa non aveva visto tanta folla. E lì riempiva una sola via. Mastro Fitch e la cuoca avevano detto che la città era piena di gente. Quella scena... dappertutto?

Arretrò lentamente dalla porta e dalla via affollata. Non era giusto andare a zonzo mentre Perrin era a letto, ammalato. E se Thom avesse terminato di raccontare le storie prima del suo ritorno? Forse anche Thom sarebbe uscito e lui aveva bisogno di parlare a qualcuno. Meglio aspettare un poco. Con un sospiro di sollievo girò la schiena alla via affollata.

Però non aveva voglia di rientrare nella locanda, dal momento che aveva ancora mal di testa. Si sedette su di un barile capovolto, contro la parete esterna, con la speranza che l’aria fresca gli giovasse.

Di tanto in tanto Mutch veniva sulla soglia della stalla a fissarlo; anche dall’altra parte del cortile, Rand scorgeva la smorfia di disapprovazione dello stalliere. Non aveva in simpatia la gente di campagna? O era irritato perché mastro Fitch li aveva accolti con tutti gli onori dopo che lui li aveva rimproverati d’essere entrati da quella parte? Forse era un Amico delle Tenebre, sì disse, pronto a ridacchiare di quell’idea; ma il pensiero non gli parve affatto divertente. Passò la mano sull’elsa della spada di Tam. Non ne rimanevano molti, di pensieri divertenti.

«Un pastore che porta una spada col marchio dell’airone!» disse piano una voce femminile. «Ben poco riuscirà ancora a sorprendermi. In quali guai ti sei cacciato, contadino?»

Sorpreso, Rand scattò in piedi. Era la ragazza dai capelli corti che aveva visto parlare con Moiraine, uscendo dalla stanza dei bagni; portava ancora giubba e brache maschili. Era un po’ più anziana di lui, pensò Rand; aveva occhi scuri più grandi di quelli di Egwene e uno sguardo bizzarramente risoluto.