Altri stivali risuonarono per le scale: Mat, Perrin e Thom, carichi di coperte e di bisacce. Mat affibbiava ancora le cinghie del rotolo di coperte e reggeva goffamente sottobraccio l’arco.
«Andiamo via?» disse Rand. Rinfoderò la spada e prese dalle braccia di Thom le sue cose. «Ora? Nel cuore della notte?»
«Vuoi aspettare che il Mezzo Uomo torni, pastore?» rispose il Custode, spazientito. «Adesso sa dove stiamo.»
«Vengo di nuovo con voi, se non hai obiezioni» disse Thom. «Troppi ricordano con chi sono giunto. Ho paura che domani questo sarà un brutto posto per chi passa per vostro amico.»
«Puoi venire con noi o andare a Shayol Ghul, menestrello.» Il fodero di Lan sferragliò per la forza con cui il Custode ringuainò la spada.
Uno stalliere proveniente dalla porta posteriore li oltrepassò di corsa; poi comparve Moiraine, con mastro Fitch, e più indietro Egwene, con le braccia cariche. E Nynaeve. Egwene sembrava spaventata fin quasi alle lacrime, ma il viso della Sapiente era una maschera di gelida rabbia.
«Non prenderla alla leggera» diceva in quel momento Moiraine al locandiere. «Domani mattina avrai certo dei fastidi. Amici delle Tenebre, forse; o peggio, Non opporre resistenza. Fai solo sapere a chiunque che nella notte ce ne siamo andati e che quindi è inutile che se la prendano con te. Quelli vogliono noi.»
«Nessuno mi darà fastidio, non preoccuparti» replicò giovialmente mastro Fitch. «Nemmeno un poco. Se qualcuno circola intorno alla locanda per infastidire i miei ospiti... be’, sarà liquidato in fretta da me e dai ragazzi. Liquidato in fretta. E nessuno sentirà una parola, sulla vostra destinazione né sull’ora della partenza. Non sapranno neppure che vi siete fermati qui. Non mi piace, certa gente. Nessuno, qui, farà parola di voi. Nemmeno una parola!»
«Ma...»
«Lady Alys, devo controllare i cavalli, se volete partire in buon ordine.» Si liberò della mano di Moiraine che gli stringeva la manica e si diresse rapidamente alla stalla.
Moiraine sospirò, contrariata. «È testardo, testardo. Non mi ascolta.»
«Credi che i Trolloc vengano a cercarci?» domandò Mat.
«Trolloc!» sbottò Moiraine. «No, certo! Ci sono altre cose da temere, non ultima come hanno fatto a trovarci. Il Fade non crederà certo che resteremo qui, ora che ci ha trovati, ma mastro Fitch prende troppo alla leggera gli Amici delle Tenebre. Li ritiene dei miserabili che si nascondono nell’ombra, ma gli Amici delle Tenebre si possono trovare nelle botteghe e nelle vie di ogni città e anche nei consigli più importanti. Forse il Myrddraal li manderà a vedere se scoprono qualcosa dei nostri piani.» Girò sui tacchi e si allontanò, con Lan alle calcagna.
Nel dirigersi alla stalla, Rand si ritrovò a fianco Nynaeve. Anche lei portava bisacce e coperte. «Così vieni anche tu, dopotutto» commentò. Min aveva ragione, si disse.
«C’era davvero qualcosa, nel corridoio?» domandò Nynaeve, a voce bassa. «Lei ha detto che era...» Si fermò di colpo e lo guardò.
«Un Fade» rispose Rand. Fu sorpreso di riuscire a dirlo con tanta tranquillità. «Era nel corridoio con me. Poi è arrivato Lan.»
Nynaeve si strinse nel mantello per proteggersi dal vento. «Forse qualcosa vi dà la caccia, ma sono venuta per riportarvi a Emond’s Field, tutti quanti, e non me ne andrò finché non ci sarò riuscita. Non vi lascio con gente come lei.» Nella stalla si muovevano delle luci: i garzoni sellavano i cavalli.
«Mutch! Muovi le ossa!» gridò il locandiere, dalla soglia della stalla, dove si era fermato con Moiraine. Si girò verso la donna, con l’aria di volerla tranquillizzare, anziché ascoltare le sue parole, anche se si comportava con deferenza, alternando inchini agli ordini che gridava ai mozzi di stalla.
I cavalli furono condotti fuori, mentre gli stallieri brontolavano sottovoce per la fretta e per l’ora tarda. Rand tenne il fagotto di Egwene e glielo porse quando lei fu in groppa a Bela. Notò gli occhi sgranati, l’aria impaurita. Almeno ora non pensa più che sia solo un’avventura, si disse.
Subito si vergognò d’averlo pensato. Egwene era in pericolo a causa sua e degli altri. Per lei, anche tornare da sola a Emond’s Field sarebbe stato più sicuro che continuare. «Egwene, voglio dirti...»
Le parole gli morirono sulle labbra. Lei era troppo testarda per rinunciare a tornare a casa, soprattutto dopo avere detto che avrebbe fatto tutta la strada fino a Tar Valon. E quello che aveva visto Min? Egwene faceva parte della storia. Luce santa, quale storia?
«Egwene, mi spiace» riprese. «A quanto pare non riesco più a pensare con chiarezza.»
Lei si chinò a stringergli con forza la mano. Nella luce che proveniva dalla stalla Rand la vide chiaramente in viso. Sembrava meno spaventata di prima.
Montarono tutti. Mastro Fitch volle guidarli al cancello, mentre gli stallieri facevano luce. Il locandiere salutò con un inchino, assicurò che nessuno avrebbe rivelato niente e li invitò a tornare. Mutch li guardò partire con la stessa scontrosità con cui li aveva guardati arrivare.
Mutch era uno, pensò Rand, che non avrebbe liquidato nessuno, in fretta o in altro modo. Avrebbe detto, al primo che gliel’avesse chiesto, dov’erano andati e qualsiasi cosa li riguardasse. Percorso un breve tratto, si guardò indietro. Una figura, con il lume sollevato, li scrutava. Non occorreva vederne il viso, per dire che era Mutch.
A quell’ora della notte le vie di Baerlon erano deserte; solo qualche barlume qua e là sfuggiva dalle imposte ben chiuse e la luce della luna all’ultimo quarto era spesso oscurata dalle nuvole spinte dal vento. Di tanto in tanto un cane abbaiava, quando oltrepassavano un vicolo, ma nessun altro rumore disturbava la notte, se non il trepestio dei cavalli e il sibilo del vento fra i tetti. I cavalieri mantenevano il silenzio, avvolti nel mantello e immersi nei propri pensieri.
Il Custode faceva strada, come al solito; Moiraine e Egwene gli stavano subito alle spalle, Nynaeve si teneva vicino alla ragazza e gli altri, raggruppati, chiudevano la fila. Lan mantenne i cavalli a passo spedito.
Rand tenne d’occhio sospettosamente le vie tutt’intorno; notò che i suoi amici lo imitavano. Le mobili ombre della luna gli ricordavano quelle all’estremità del corridoio e il modo come si erano allungate per inghiottire il Fade. Un occasionale rumore in lontananza, come un barile che cadeva o un cane che latrava, facevano drizzare a tutti la testa. Man mano che s’inoltravano nella città, spinsero i cavalli più vicino al morello di Lan e alla giumenta bianca di Moiraine.
Alle porte per Caemlyn, Lan smontò e bussò all’uscio di un piccolo edificio quadrato di pietra, posto contro le mura. Comparve una guardia dall’aria stanca, che si strofinava gli occhi assonnati. Mentre Lan parlava, il torpore della guardia svanì e l’uomo fissò gli altri alle spalle del Custode.
«Volete uscire?» esclamò. «Adesso? Di notte? Siete pazzi!»
«A meno che un ordine del Governatore non vieti la partenza» intervenne Moiraine. Anche lei era smontata, ma rimase a una certa distanza dall’uscio, al limitare della luce che si riversava nella via buia.
La guardia corrugò la fronte e cercò di guardarla in viso. «Le porte sono chiuse dal tramonto all’alba. Nessuno entra, se non di giorno. Questo è l’ordine. Comunque, là fuori è pieno di lupi. La settimana scorsa hanno sbranato una decina di mucche. Con la stessa facilità ucciderebbero una persona.»
«L’ordine non riguarda chi vuole uscire» disse Moiraine, come se questo appianasse la faccenda. «Vedi? Non ti chiediamo di disubbidire al Governatore.»
Lan mise qualcosa in mano alla guardia. «Per compensare il fastidio» mormorò.
«Immagino...» disse lentamente la guardia; diede un’occhiata alla moneta e ci fu un luccichio d’oro, prima che l’uomo la intascasse in fretta. «Immagino che non sia vietato uscire. Un minuto solo.» Sporse la testa dentro l’edificio.«Arin! Dar! Venite ad aiutarmi ad aprire la porta. C’è gente che vuole andarsene. Niente discussioni. Aprite e basta.»