— Sta' attento, James — lo ammonì Mary.
Attraversarono la strada, con Mary all'avanguardia, e mentre erano a metà del percorso si rimise a piovere. Cercando riparo sotto la tenda della farmacia, Mary tentò di aprire l'ombrello; alle sue spalle la vetrina era decorata con drappeggi di fili argentati verde e oro, e in mezzo ai prodotti in esposizione spiccava una scritta che diceva: «Salvate le Campane della Chiesa Parrocchiale di Marston. Date un Obolo al Fondo per i Restauri».
Nel frattempo il carillon aveva finito di massacrare il brano precedente… «O Piccola Città di Betlemme» o «Jingle Bells» che fosse… e stava ora straziando «Noi Siamo i Tre Re d'Oriente», di cui Dunworthy riconobbe la chiave minore.
Mary non era ancora riuscita ad aprire l'ombrello e alla fine preferì riporlo nella borsa e rimettersi in cammino senza di esso. Cercando di evitare altre collisioni, Dunworthy la seguì oltre una cartoleria e un tabaccaio dalle vetrine piene di ammiccanti luci rosse e verdi, per poi infilarsi oltre la soglia che Mary stava tenendo aperta per lui.
Gli occhiali gli si velarono immediatamente di condensa e dovette toglierli e lucidarli sul colletto del cappotto mentre Mary chiudeva la porta e faceva calare intorno a loro un ombroso e beato silenzio.
— Oh, misericordia — sospirò Mary. — Ti avevo detto che questo non è il genere di locale che esagera con le decorazioni.
Nello stretto pub non c'era nessuno tranne un uomo corpulento dietro il bancone; Mary sgusciò fra due tavoli vuoti fino a raggiungere un angolo.
— Almeno qui non sentiremo quei dannati carillon — commentò, posando la borsa sul sedile. — No, vado io a prendere da bere, tu pensa soltanto a sederti. Per poco quel ciclista non ti ha steso.
— Hai visto Gilchrist… sorrideva come il proverbiale gatto del Cheshire nel fissare la consolle! Non ha neppure guardato per controllare se Kivrin era passata davvero o se era ancora distesa là, mezza morta.
— Vado a ordinare due pinte di birra e un buon whisky forte — decise Mary.
Dunworthy sedette al tavolo, sul quale c'era un presepe completo di piccole pecore di plastica e di un neonato seminudo in una mangiatoia.
— Gilchrist avrebbe dovuto effettuare la transizione dal sito degli scavi — dichiarò. — I calcoli per una transizione remota sono esponenzialmente più complessi che non quelli per una transizione sul posto. Suppongo che dovrei essergli grato per non averla mandata anche con uno sfasamento temporale… ma del resto l'apprendista del primo anno non sarebbe stato in grado di effettuare i calcoli. Quando ho preso a prestito Badri ho temuto che Gilchrist optasse per una transizione con sfalsamento temporale anziché per una in tempo reale… sempre che sia consapevole che esiste una differenza — proseguì, spostando una pecora di plastica più vicino al pastore. — Sai cosa mi ha risposto quando gli ho fatto notare che avrebbe dovuto effettuare almeno una transizione senza persone? Ha detto: 'Se dovesse succedere qualche contrattempo potremo tornare indietro nel tempo e prelevare la Signorina Engle prima che accada, giusto?' Quell'uomo non ha idea di come funzioni la rete, non sa cosa siano i paradossi e non si rende conto che Kivrin è là e che quello che le succede è reale e irrevocabile.
Mary zigzagò fra i tavoli verso di lui portando il whisky in una mano e le due pinte di birra nell'altra.
— La mia ricetta standard per le vittime dei ciclisti e i padri iper-protettivi — consigliò, posando il whisky davanti a lui. — Ti ha colpito alla gamba?
— No — rispose Dunworthy.
— La scorsa settimana ho avuto un incidente con una bicicletta. Avevo appena effettuato una transizione nel Ventesimo Secolo ed ero di ritorno da una permanenza nell'epoca della Prima Guerra Mondiale. E dopo aver passato illesa due settimane nel Bosco di Belleau sono andata a sbattere contro un ciclista sulla Broad Street — replicò Mary, avviandosi di nuovo verso il banco per prendere il proprio panino al formaggio.
— Odio le parabole — dichiarò Dunworthy, raccogliendo la Vergine di plastica, che era vestita di azzurro e portava un mantello bianco. — Se l'avesse mandata là con uno sfalsamento temporale almeno Kivrin non avrebbe corso il rischio di morire congelata. Avrebbero dovuto darle abiti più caldi di un mantello foderato di pelo di coniglio… o forse a Gilchrist non è venuto in mente che il 1320 ha segnato l'inizio della Piccola Era Glaciale?
— Mi sono appena ricordata a chi mi fai pensare — commentò Mary, posando sul tavolo il proprio piatto e un tovagliolino. — Sembri la madre di William Gaddson.
Quella era un'affermazione decisamente ingiusta. William Gaddson era uno degli studenti del primo anno di Balliol e soltanto quel trimestre sua madre era già venuta sei volte a trovarlo, la prima per portargli un copriorecchi.
— Se non lo indossa gli viene il raffreddore — aveva spiegato a Dunworthy. — Willy è sempre stato soggetto alle infreddature e adesso è così lontano da casa e il suo docente non si prende adeguatamente cura di lui, sebbene gli abbia parlato più volte al riguardo.
Il suddetto Willy aveva le dimensioni di una quercia e appariva suscettibile alle infreddature quanto poteva esserlo una di quelle piante.
— Sono certo che è in grado di badare a se stesso — aveva replicato Dunworthy, e questo era stato un errore, perché la Signora Gaddson lo aveva immediatamente inserito nella lista delle persone che rifiutavano di prendersi adeguatamente cura di Willy… il che non le aveva impedito di ripresentarsi ogni due settimane per consegnare a Dunworthy flaconi di vitamine e insistere perché William venisse escluso dalla squadra di canottaggio a causa dello sforzo eccessivo che questo causava la suo fisico.
— Non inserirei la mia preoccupazione per Kivrin nella stessa categoria dell'iperprotettività della Signora Gaddson nei confronti di suo figlio — ribatté. — Il quattordicesimo secolo è pieno di tagliagole e di ladri. E di cose peggiori.
— Questo è ciò che la Signora Gaddson pensa di Oxford — rilevò placidamente Mary, sorseggiando la propria birra. — E come ho fatto notare a lei che non può proteggere Willy dalla vita, ora faccio notare a te che non puoi proteggere Kivrin. Ad uno storico non si addice restarsene al sicuro a casa e tu hai dovuto lasciarla andare anche se era pericoloso. Ogni secolo è in effetti un livello dieci, James.
— Però questo secolo non ha la Morte Nera.
— Ha avuto la Panepidemica, che ha ucciso sessantacinque milioni di persone. E nell'Inghilterra del 1320 la Morte Nera non c'era ancora, perché vi è arrivata soltanto nel 1348. — La dottoressa posò il boccale della birra sul tavolo, rovesciando involontariamente la statuetta di Maria. — Se pure ci fosse stata, comunque, Kivrin non avrebbe potuto restare contagiata perché l'ho immunizzata contro la peste bubbonica — confessò, con un sorriso contrito. — Anch'io ho i miei momenti di Gaddsonite, e comunque lei non prenderebbe mai la peste per il semplice motivo che entrambi ci stiamo preoccupando tanto che questo possa accadere… nessuna delle cose di cui ci si preoccupa maggiormente accade mai e di solito ciò che accade in effetti è qualcosa a cui nessuno ha pensato.
— Molto confortante — ribatté Dunworthy, sistemando la statuetta azzurra e bianca della vergine accanto a quella di Giuseppe; essa si rovesciò una seconda volta e lui tornò a raddrizzarla con cura.
— Dovrebbe essere confortante, James — sottolineò Mary in tono deciso, — perché è evidente che tu hai pensato ad ogni possibile disastro che si potrebbe abbattere su Kivrin, il che significa che lei non corre nessun rischio. Probabilmente è già seduta dentro qualche castello intenta a mangiare pasticcio di pavone per pranzo, anche se suppongo che là dov'è lei l'ora del giorno non sia la stessa.