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Qualcosa era andato storto: dopo tutto ci doveva essere stato uno slittamento, oppure l'apprendista del primo anno aveva commesso un errore di calcolo, o magari qualcosa non aveva funzionato nella rete stessa. La rete aveva però meccanismi di sicurezza che comportavano il blocco della transizione in caso di guasto, quindi se in essa qualcosa non avesse funzionato Kivrin non avrebbe potuto semplicemente trasferirsi nel passato. E Badri aveva detto di aver ottenuto la verifica dei dati.

Doveva essersi trattato dello slittamento… quella era la sola cosa che poteva essere andata storta senza comportare il blocco della transizione.

Più avanti Badri stava attraversando la strada, evitando a stento una bicicletta. Dunworthy passò a precipizio fra due donne che portavano borse per la spesa ancora più grandi di quella di Mary e scavalcò un terrier bianco al guinzaglio prima di avvistare di nuovo il tecnico, due porte più avanti.

— Badri! — chiamò, con il risultato che il tecnico accennò a voltarsi verso di lui e andò a sbattere dritto contro una donna di mezz'età munita di un grosso ombrello a fiori.

La donna era china in avanti per opporsi al vento e teneva l'ombrello quasi orizzontale davanti a sé, per cui evidentemente anche lei non aveva avuto modo di accorgersi di Badri. L'ombrello, che era costellato di violette color lavanda, parve esplodere verso l'alto per poi ricadere sul marciapiede e Badri, che stava ancora avanzando alla cieca, per poco non incespicò in esso.

— Perché non guarda dove va? — protestò rabbiosamente la donna, afferrando il bordo dell'ombrello. — Questo non è certo il posto adatto per correre, non le pare?

Badri fissò prima lei e poi l'ombrello con la stessa espressione stordita che aveva avuto nel pub.

— Mi dispiace — gli sentì dire Dunworthy, poi lo vide chinarsi per raccogliere l'ombrello. Per un momento il tecnico e la donna parvero lottare per il possesso della distesa di violette prima che Badri riuscisse a impadronirsi del manico e a raddrizzare l'ombrello, porgendolo quindi alla donna il cui volto pesante era arrossato per la rabbia, o forse per il freddo o per entrambe le cose.

— Le dispiace? — ritorse, sollevando l'ombrello sulla testa come se intendesse usarlo per colpire il tecnico. — Questo è tutto ciò che ha da dire?

Badri si portò una mano alla fronte con incertezza poi, come già era successo nel pub, parve ricordare qualcosa e sì allontanò di nuovo a precipizio, quasi correndo. Davanti ai cancelli di Brasenose svoltò per entrare e Dunworthy lo seguì attraverso il cortile e oltre una porta laterale di accesso al laboratorio, lungo un passaggio e infine nell'area della rete. Badri era già dietro la consolle, chino su di essa e intento a scrutare lo schermo con espressione accigliata.

— Hai ottenuto i dati? — chiese ancora una volta Dunworthy.

— Sì — reiterò Badri, girandosi a guardarlo. Adesso non era più accigliato ma il suo volto aveva un'espressione stranamente astratta, come se stesse cercando di concentrarsi.

— Quando è stato… — cominciò, poi fu assalito dai brividi e la voce gli si spense, come se avesse dimenticato quello che voleva dire.

La porta di vetro sottile sbatté con violenza e Gilchrist e Mary entrarono a loro volta, tallonati da Latimer che stava armeggiando con l'ombrello.

— Che succede? Cosa è successo? — domandò Mary.

— Quando è stato cosa, Badri? — chiese a sua volta Dunworthy.

— Ho ottenuto i dati — replicò il tecnico, poi si girò verso lo schermo.

— Sono questi? — volle sapere Gilchrist, protendendosi oltre la sua spalla. — Cosa significano tutti questi simboli? Dovrà tradurlo a beneficio di noialtri profani.

— C'è qualcosa che non va — affermò Badri, portandosi di nuovo la mano alla fronte.

— Cosa? — gridò Dunworthy. — Lo slittamento? Si tratta dello slittamento?

— Badri, stai bene? — intervenne Mary.

Badri assunse di nuovo quella strana espressione distratta, come se stesse meditando sulla risposta.

— No — disse infine, e crollò in avanti sulla consolle.

3

Nel passare dall'altra parte lei sentì un suono di campane, flebile e metallico come il sottofondo di musica per campane che veniva suonato sull'High a Natale; anche se si supponeva che la camera di controllo fosse a prova di suono, infatti, ogni volta che qualcuno aveva aperto la porta dell'anticamera dall'esterno lei aveva potuto udire il debole e spettrale suono delle carole natalizie.

La Dottoressa Ahrens era arrivata per prima, poi era stata la volta del Signor Dunworthy, e in tutte e due le occasioni Kivrin aveva avuto la certezza che fossero venuti per dirle che non poteva andare. In ospedale la Dottoressa Ahrens per poco non aveva vietato la transizione quando l'inoculazione antivirale si era gonfiata fino a trasformarsi in una grossa chiazza rossa sul lato inferiore del braccio.

— Se quel gonfiore non sparisce non andrai da nessuna parte — aveva dichiarato la dottoressa, rifiutandosi di dimetterla dall'ospedale. Il braccio le causava ancora prurito, ma lei non aveva voluto dirlo alla Dottoressa Ahrens perché lei avrebbe potuto informare il Signor Dunworthy, che si era comportato come un uomo in preda al più profondo orrore da quando aveva saputo che lei sarebbe andata nel 1300.

Già due anni fa gli avevo detto che ci volevo andare, pensò. Erano passati due anni, e tuttavia quando il giorno prima era andata a mostrargli il suo costume lui aveva ancora cercato di dissuaderla.

— Non mi piace il modo in cui la Sezione Medievale sta conducendo questa transizione — aveva ribadito, — e anche ammesso che si stessero prendendo tutte le precauzioni del caso una ragazza non dovrebbe andare nel medioevo da sola.

— Abbiamo risolto tutti i problemi — aveva replicato lei. — Io sono Isabel de Beauvrier, figlia di Gilbert de Beauvrier, un nobiluomo che è vissuto nello Yorkshire Orientale fra il 1276 e il 1332.

— E cosa ci fa la figlia di un nobile dello Yorkshire sola sulla strada fra Oxford e Bath?

— All'inizio non ero sola. Ero scortata da tutti i miei servitori e mi stavo dirigendo ad Evesham per prelevare mio fratello, che si trova laggiù in un monastero in preda ad una malattia, ma siamo stati assaliti dai banditi.

— Dai banditi — aveva ripetuto lui, fissandola con perplessità da dietro gli occhiali.

— È stato lei a darmi quest'idea, quando mi ha detto che nel medioevo le giovani donne non andavano sole da nessuna parte e che erano sempre scortate. Quindi io ero scortata, ma i miei servitori sono fuggiti quando siamo stati assaliti e i ladri hanno portato via i cavalli e tutti i miei bagagli. Il Signor Gilchrist pensa che sia una storia plausibile e ha detto che le probabilità di…

— È una storia plausibile perché il medioevo pullulava di tagliagole e di ladri.

— Lo so — aveva ribattuto lei, in tono impaziente, — e di malattie e di cavalieri in cerca di donne e di altri tipi pericolosi. Non c'erano persone oneste nel medioevo?

— Erano tutte impegnate a bruciare le streghe sul rogo.

— Sono venuta a mostrarle il mio costume — aveva affermato allora Kivrin, decidendo che era meglio cambiare argomento, e aveva ruotato lentamente su se stessa in modo che lui potesse ammirare l'abito azzurro e il mantello bianco. — Quando effettuerò la transizione avrò i capelli sciolti.

— Non ha senso indossare un indumento bianco nel medioevo — aveva dichiarato lui. — Si sporcherà tutto.

Dunworthy non era stato di umore migliore quella mattina e aveva continuato a passeggiare per l'area di osservazione come un futuro padre, tanto che per tutto il tempo Kivrin aveva nutrito il timore che lui decidesse improvvisamente di annullare l'intera procedura.