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Scrisse «elevato numero di pedoni sull'High Street (?)», poi tirò una linea e cercò di ricordare le altre occasioni in cui aveva visto Badri. Gli aveva chiesto di gestire la rete soltanto due giorni prima, quando aveva saputo da Kivrin che Gilchrist intendeva servirsi di un apprendista del primo anno.

Quando Dunworthy gli aveva telefonato Badri era appena rientrato da Londra. Kivrin aveva trascorso tutta quella giornata in ospedale per gli ultimi esami e questo era stato un bene perché le aveva impedito di avere contatti con Badri, che fino al giorno precedente si era trovato a Londra.

Martedì Badri era venuto a cercare Dunworthy per riferirgli che aveva controllato le coordinate dello studente del primo anno e che aveva effettuato un controllo completo del sistema, ma non lo aveva trovato e gli aveva lasciato un messaggio. Martedì anche Kivrin era venuta a Balliol per mostrare a Dunworthy il suo costume, ma questo era accaduto di mattina, e nel suo messaggio Badri aveva scritto di aver trascorso tutta la mattinata lavorando alla rete. Kivrin aveva detto che quel pomeriggio si doveva incontrare con Latimer alla Biblioteca Bodleiana, ma era possibile che dopo fosse tornata alla rete o che ci fosse andata prima di venire a mostrargli il proprio costume.

La porta si aprì e l'infermiera fece entrare Montoya; i suoi jeans e il giubbotto paramilitare erano umidi, segno che stava ancora piovendo.

— Cosa succede? — chiese l'archeologa a Mary, che era intenta ad applicare un'etichetta alla fiala contenente il sangue di Gilchrist.

— A quanto pare — rispose Gilchrist, premendosi un tampone di cotone contro l'interno del braccio e alzandosi in piedi, — il Signor Dunworthy ha mancato di far controllare adeguatamente il suo tecnico per verificare che fosse vaccinato prima che gestisse la rete, e adesso lui è in ospedale con la temperatura di 39,5. Sembra che si tratti di qualche tipo di febbre esotica.

— Febbre? — ripeté Montoya, all'apparenza sconcertata. — 39,5 non è una temperatura piuttosto bassa?

— Corrisponde a 103 gradi Fahrenheit — spiegò Mary, riponendo la fiala nella sua custodia. — È possibile che l'infezione contratta da Badri sia contagiosa, quindi ho bisogno di effettuare alcuni esami del sangue e voi dovrete elencare inoltre tutti i contatti avuti da voi e dallo stesso Badri.

— D'accordo — annuì Montoya, sedendosi nella sedia lasciata libera da Gilchrist e liberandosi della giacca. Mary le disinfettò l'interno del braccio e inserì un nuovo ago usa e getta ad un'altra fiala nella siringa. — Vediamo di fare in fretta — avvertì l'archeologa, — perché devo tornare ai miei scavi.

— Non può farlo — intervenne Gilchrist. — Non ha sentito? Grazie alla negligenza del Signor Dunworthy siamo sotto quarantena.

— Quarantena? — ripeté Montoya, sussultando con tale violenza che l'ago le mancò completamente il braccio. L'idea di poter contrarre una malattia non l'aveva minimamente impressionata, ma l'accenno alla quarantena l'aveva sconvolta. — Io devo tornare agli scavi — ripeté, scoccando a Mary un'occhiata implorante. — Volete dire che devo rimanere qui?

— Soltanto finché non avremo ottenuto i risultati delle analisi del sangue — spiegò Mary.

— E quanto ci vorrà? — insistette Montoya, cercando di dare un'occhiata al braccio con il cronometro su cui Mary stava lavorando. — Il tizio che mi ha portata qui non mi ha neppure lasciato il tempo di coprire il sito e di spegnere i riscaldatori, e là fuori sta piovendo in maniera pazzesca. Ho degli scavi che si riempiranno d'acqua se non mi sarà permesso di tornare là.

— Ci vorrà il tempo necessario a prelevare campioni di sangue a tutti voi e ad effettuare un conto degli anticorpi su di essi — spiegò Mary.

Montoya dovette recepire il messaggio implicito perché raddrizzò subito il braccio e lo tenne immobile. Mary riempì una fiala con il suo sangue, le misurò la temperatura e le applicò un bracciale di monitoraggio mentre Dunworthy l'osservava chiedendosi se avesse detto la verità. In realtà Mary non aveva affermato che Montoya se ne sarebbe potuta andare dopo che si fossero avuti i risultati degli esami, aveva detto soltanto che doveva restare lì fino a quel momento. E poi che sarebbe successo? Li avrebbero scortati in una corsia d'isolamento, insieme o separatamente? O avrebbero dato loro medicinali di qualche tipo? Oppure avrebbero effettuato altri esami?

Mary tolse il bracciale a Montoya e le porse l'ultimo fascio di fogli.

— Signor Latimer, ora tocca a lei — chiamò.

Latimer si alzò in piedi con le carte da compilare strette in una mano; dopo aver lanciato loro un'occhiata confusa le posò sulla sedia su cui era stato seduto e si avviò verso Mary, ma a metà strada si girò e tornò a prendere la borsa della dottoressa.

— L'aveva lasciata a Brasenose — spiegò, porgendogliela.

— Oh, grazie — rispose Mary. — Vuole metterla accanto al tavolo, per favore? Questi guanti sono sterilizzati.

Latimer posò la borsa, inclinandola leggermente perché non cadesse, e quando l'estremità della sciarpa andò a strisciare per terra provvide meticolosamente a infilarla di nuovo dentro.

— Mi ero completamente dimenticata di averla lasciata là — aggiunse Mary. — In mezzo a tutta quell'agitazione, ho… — Di colpo s'interruppe e si portò una mano alla bocca in un gesto di sgomento. — Oh, Signore! Colin! Mi sono completamente dimenticata di lui! Che ore sono?

— Le cinque e zero otto — rispose Montoya, senza neppure guardare l'orologio.

— E lui doveva arrivare alle tre — gemette Mary, alzandosi in piedi e riponendo rumorosamente le fiale nelle custodie.

— Forse non trovandoti è andato al tuo alloggio — suggerì Dunworthy.

— Era la prima volta che veniva ad Oxford — replicò Mary, scuotendo il capo. — È stato per questo che gli ho detto che sarei andata a prenderlo, ma fino a questo momento non mi sono più ricordata di lui — aggiunse, quasi fra sé,

— Allora sarà ancora alla stazione della metropolitana — opinò Dunworthy. — Vuoi che vada a prenderlo?

— No, tu sei stato esposto al contagio — gli ricordò Mary.

— Allora telefonerò alla stazione, così potrai dirgli di prendere un taxi per venire qui. Dove doveva arrivare? A Cornmarket?

— Sì, a Cornmarket.

Dunworthy chiamò il servizio informazioni, riuscì ad avere la linea al terzo tentativo e dopo essersi fatto dare il numero chiamò la stazione della metropolitana. La linea era occupata, quindi lui chiuse la comunicazione e tentò ancora.

— Colin è suo nipote? — chiese intanto Montoya, che aveva messo da parte i suoi moduli. A parte lei, gli altri non sembravano prestare molta attenzione a quest'ultimo sviluppo della situazione: Gilchrist stava ancora compilando i moduli con espressione furente, come se quello fosse un ennesimo esempio di incompentenza e di negligenza, mentre Latimer era pazientemente seduto accanto al vassoio con la manica arrotolata e il paramedico dell'ambulanza continuava a dormire.

— Colin è il mio pronipote — spiegò Mary. — Doveva venire qui con la metropolitana per trascorrere il Natale con me.