Aveva un volto duro e segnato, il viso crudele di un tagliagole. L'aveva osservata giacere lì distesa e poi se n'era andato e aveva aspettato che facesse buio prima di tornate indietro.
Kivrin cercò di sollevare una mano per tenerlo lontano ma si impigliò in qualche modo nel mantello.
— Vattene — tentò di dire, ma i denti le battevano al punto che non riusciva a parlare. — Vattene.
L'uomo disse ancora qualcosa, questa volta con un'inflessione interrogativa, e lei non riuscì a capire neppure una parola. Questo è inglese medievale, pensò. Io l'ho studiato per tre anni e il Signor Latimer mi ha insegnato tutto quello che c'è da sapere sull'inflessione aggettivale, quindi dovrei poterlo capire. È colpa della febbre, è per questo che le sue parole non hanno senso.
L'uomo ripeté la domanda… o forse ne formulò un'altra, ma lei non fu in grado di stabilire neppure questo.
È perché sto male, rifletté confusamente. Non riesco a capire perché sto male.
— Gentile signore — cominciò, ma non riuscì a ricordare il resto del discorso. — Aiuto — aggiunse, ma quando cercò di rammentare come si dicesse quella parola in inglese medievale tutto ciò che le affiorò nella mente fu il latino ecclesiastico. — Domine, ad adjuvandum me festina — mormorò.
L'uomo chinò il capo sulle mani giunte e mormorò qualcosa con voce tanto bassa che lei non riuscì a sentire nulla, poi dovette perdere di nuovo conoscenza, perché quando si riprese scoprì che lo sconosciuto l'aveva sollevata da terra e la stava trasportando. Poteva ancora sentire il tintinnare metallico dei carillon che giungeva dalla rete aperta e cercò di stabilire da quale direzione arrivasse, ma il violento battere dei denti le impedì di mettere a fuoco l'udito.
— Sto male — ripeté, mentre l'uomo la caricava sul cavallo bianco, e quando si accasciò in avanti, aggrappandosi alla criniera per non cadere, lui le posò una mano contro il fianco per sorreggerla. — Non so come sia successo… ho fatto tutte le vaccinazioni.
L'uomo fece avviare lentamente l'asino, accompagnato dal sommesso tintinnare dei campanellini che ne adornavano le briglie.
Signor Dunworthy, credo che farebbe bene a venirmi a prendere.
7
— Io lo sapevo — dichiarò la Signora Gaddson, avanzando lungo il corridoio verso di loro con la veemenza di una locomotiva a vapore. — Ha contratto qualche orribile malattia, vero? È colpa di tutto quel remare.
— Non può entrare qui dentro — avvertì Mary, facendosi avanti. — Questa e un'area di isolamento.
La Signora Gaddson continuò però ad avanzare brandendo la valigia come un'arma impropria mentre il largo poncho trasparente che indossava sopra il cappotto spargeva gocce di pioggia da tutte le parti.
— Non potete liquidarmi in questo modo, io sono sua madre ed esigo di vederlo.
— Ferma — ordinò Mary, sollevando la mano come avrebbe fatto un poliziotto e usando il suo migliore tono da capoinfermiera.
Stupefacentemente, la Signora Gaddson si bloccò.
— Una madre ha il diritto di vedere suo figlio — ripeté, poi la sua espressione si addolcì e aggiunse: — Sta molto male?
— Se si riferisce a suo figlio William lui sta benissimo, almeno per quanto mi risulta — replicò Mary, quindi sollevò ancora la mano e aggiunse: — La prego di non avvicinarsi ulteriormente. Perché pensa che William sia malato?
— L'ho capito nel momento stesso in cui ho saputo della quarantena. Una fitta di dolore mi ha attraversata quando il capostazione ha parlato di «quarantena temporanea» — spiegò, posando la valigia per indicare l'esatto punto in cui si era manifestata quella fitta. — È stato perché non ha preso le sue vitamine. Ho chiesto ai docenti del college di badare che lo facesse — proseguì, scoccando a Dunworthy un'occhiata che poteva rivaleggiare con quelle di Gilchrist, — ma loro hanno detto che lui era in grado di badare a se stesso. Evidentemente si sono sbagliati.
— Non è William il motivo per cui è stata dichiarata una quarantena temporanea — garantì Mary. — Uno dei tecnici universitari ha contratto un'infezione virale.
Dunworthy notò con gratitudine che non aveva specificato «uno dei tecnici di Balliol.»
— Finora il tecnico è il solo caso che si sia verificato e non esistono indicazioni che se ne possano manifestare altri — continuò Mary. — La quarantena è quindi una misura puramente precauzionale, glielo garantisco.
— Il mio Willy è sempre stato malaticcio — insistette la Signora Gaddson, che non appariva convinta, — e non è semplicemente capace di badare a se stesso. Studia così intensamente in quella stanza piena di spifferi — proseguì, scoccando un'altra occhiataccia a Dunworthy, — che mi sorprende che non abbia già contratto da tempo un'infezione virale.
Intanto Mary aveva riabbassato la mano, infilandola nella tasca in cui teneva il cercapersone, e Dunworthy si augurò che stesse chiamando aiuto.
— Dopo la fine di un solo trimestre a Balliol la salute di Willy era completamente a pezzi, e tuttavia il suo docente lo ha costretto a restare qui durante le vacanze di Natale per leggere Petrarca — aggiunse la Signora Gaddson. — È per questo che sono venuta. Il pensiero che lui fosse tutto solo a Natale in questo posto orribile, mangiando Dio solo sa cosa e facendo una quantità di cose che mettono in pericolo la sua salute era qualcosa che un cuore di madre non poteva semplicemente sopportare — dichiarò, posando la mano nel punto che era stato trapassato da una fitta quando aveva sentito le parole «quarantena temporanea». — Ed è stato decisamente provvidenziale che io abbia deciso di partire quando l'ho fatto, decisamente provvidenziale. Per poco non ho perso il treno a causa dell'ingombro della valigia e stavo per decidere di aspettare quello successivo, ma desideravo così tanto rivedere il mio Willy che alla fine ho gridato di aspettare… ed avevo appena messo piede alla stazione di Cornmarket quando il capostazione ha detto: 'Quarantena temporanea. Il servizio è momentaneamente sospeso.' E pensare che se avessi perso quel treno e avessi aspettato il successivo sarei stata bloccata dalla quarantena.
Se lo avessi perso, gemette mentalmente Dunworthy.
— Sono certo che William sarà sorpreso di vederla — disse ad alta voce, sperando che la donna andasse a cercare il figlio.
— Già — convenne lei, in tono cupo. — Probabilmente se ne sta seduto là senza neppure avere addosso la sua sciarpa. So che contrarrà questa infezione virale, lui contrae qualsiasi malattia. Quando era piccolo era solito avere terribili orticarie. Sono certa che si ammalerà, e come madre il meno che posso fare è curarlo.
In quel momento la porta si spalancò e sopraggiunsero di corsa due persone munite di maschera, camice, guanti e una sorta di copertura di carta per le scarpe. I due rallentarono il passo quando si accorsero che non c'era nessuno accasciato sul pavimento.
— Devo far recintare quest'area e far mettere un cartello che indichi che è una corsia d'isolamento — rifletté ad alta voce Mary, poi si girò verso la Signora Gaddson e aggiunse: — Temo che esista la possibilità che lei sia stata esposta al virus. Non sappiamo ancora con certezza in che modo si trasmetta il contagio e non possiamo escludere la possibilità che sia diffuso nell'aria.
Per un orribile momento Dunworthy pensò che fosse sua intenzione rinchiudere la Signora Gaddson nella sala d'attesa insieme a tutti loro.