— È tempo che si metta in posizione — avvertì Gilchrist, avvicinandosi con fare minaccioso al pannello a muro.
— Arrivo — rispose Kivrin, senza però accennare a muoversi.
— Siamo pronti ad attivare la rete.
— Lo so — ribatté in tono deciso la ragazza, — e mi metterò in posizione non appena avrò salutato il Signor Dunworthy e la Dottoressa Ahrens.
Con un secco cenno di assenso Gilchrist si allontanò fra gli oggetti sparsi, rispondendo in maniera brusca ad una domanda da parte di Latimer.
— Cosa richiede il mettersi in posizione? — domandò Dunworthy. — Farsi dare una botta in testa da Gilchrist perché alla Sezione Statistiche gli hanno detto che esistono elevate probabilità che tu non venga ritenuta effettivamente svenuta?
— Richiede che io mi sdrai e chiuda gli occhi — sorrise Kivrin. — Non si preoccupi.
— Non c'è ragione perché non si possa aspettare fino a domani e dare almeno a Badri il tempo di effettuare un controllo dei parametri.
— Voglio vedere di nuovo l'area dell'inoculazione — aggiunse Mary.
— Voi due la volete smettere di agitarvi? — ribatté Kivrin. — L'inoculazione non mi causa prurito, il taglio non mi fa male e Badri ha passato l'intera mattinata ad effettuare controlli. So che siete preoccupati per me, ma vi prego di non esserlo… la transizione avverrà sulla strada principale fra Oxford e Bath, a circa tre chilometri da Skendgate. Se non arriverà nessuno raggiungerò a piedi il villaggio e racconterò di essere stata assalita dai banditi, naturalmente dopo aver stabilito dove mi trovo in modo da poter rintracciare il punto di transizione. Ora però voglio ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me — proseguì, appoggiando una mano contro il vetro. — Desideravo recarmi nel medioevo più di ogni altra cosa, e adesso sto per andarci davvero.
— È probabile che tu avverta dolore di testa e stanchezza dopo la transizione — avvertì Mary. — Sono normali effetti dello spostamento temporale.
— È ora che prenda posizione — ripeté Gilchrist, accostandosi di nuovo alla partizione.
— Devo andare — disse Kivrin, sollevando le pesanti gonne. — Grazie ancora a entrambi. Non sarei mai potuta andare se non mi aveste aiutata.
— Arrivederci — rispose Mary.
— Sta' attenta — raccomandò Dunworthy.
— Lo farò — promise Kivrin, ma Gilchrist aveva già premuto il pulsante del pannello a muro e Dunworthy non poté sentire le sue parole. Kivrin sorrise, sollevò la mano in un breve gesto di saluto e si avvicinò al carro fracassato.
Al di là della partizione Mary si sedette e ricominciò a frugare nella borsa alla ricerca di un fazzoletto mentre Gilchrist elencava le voci segnate sul suo blocco magnetico e le spuntava ancora una volta a mano a mano che Kivrin annuiva in risposta a ciascuna di esse.
— Che succederà se le verrà un avvelenamento del sangue a causa di quel taglio alla tempia? — si tormentò Dunworthy, ancora in piedi vicino al vetro.
— Non può avere un avvelenamento del sangue — lo rassicurò Mary, soffiandosi il naso, — perché ho intensificato il suo sistema immunitario.
Oltre la partizione, Kivrin stava discutendo riguardo a qualcosa con Gilchrist, il cui naso era segnato da due linee bianche sempre più marcate. La ragazza scosse il capo con decisione e dopo un momento Gilchrist spuntò la voce successiva con un gesto brusco e rabbioso.
Gilchrist e il resto della Sezione Medioevale potevano anche essere degli incompetenti, ma Kivrin non lo era: aveva imparato l'inglese medievale, il latino ecclesiastico e l'anglosassone; aveva memorizzato la Messa in latino e aveva imparato a ricamare e a mungere una mucca; aveva escogitato un'identità e una motivazione plausibile per trovarsi sola sulla strada fra Oxford e Bath, era fornita di un traduttore, le sue cellule formative erano state potenziate e non aveva appendice.
— Se la caverà a meraviglia — dichiarò Dunworthy, — il che servirà soltanto a convincere Gilchrist che i metodi della Sezione Medievale non sono imprecisi e pericolosi.
Gilchrist si era intanto avvicinato alla consolle e aveva porto il blocco magnetico a Badri; vicino al carro, Kivrin aveva di nuovo congiunto le mani, chinando il capo su di esse fin quasi a sfiorarle con la bocca prima di cominciare a parlare.
Mary si alzò e si avvicinò maggiormente a Dunworthy, con il fazzoletto stretto in mano.
— Quando avevo diciannove anni… il che è stato… oh, Signore, è stato quarant'anni fa, anche se non sembra che sia passato tanto tempo… mia sorella ed io abbiamo visitato l'Egitto — disse. — È stato durante la Crisi Panepidemica, con la quarantena che veniva applicata tutt'intorno a noi e gli Israeliani che sparavano a vista agli Americani, ma a noi questo non importava. Credo che non ci sia passato neppure per la mente che potevamo essere in pericolo perché avremmo potuto prendere il contagio o essere scambiate per Americane. Noi volevamo vedere le piramidi.
Oltre il vetro Kivrin aveva smesso di pregare. Lasciata la consolle, Badri le si avvicinò e parlò con lei per parecchi minuti, sempre con espressione accigliata. Obbedendo alle sue istruzioni, la ragazza si inginocchiò e poi si distese su un fianco accanto la carro, girandosi in modo da essere sdraiata sulla schiena con un braccio sollevato sulla testa e le gonne aggrovigliate intorno alle gambe. Il tecnico le sistemò le gonne e tirò fuori il misuratore di luce, girandole intorno prima di tornare alla consolle per parlare nel microfono. Accanto al carro, Kivrin rimase distesa assolutamente immobile, con la chiazza insanguinata sulla tempia che appariva quasi nera sotto la luce.
— Ha un aria così giovane — mormorò Mary.
Badri parlò ancora nel microfono, fissò con aria intensa i risultati sullo schermo e tornò da Kivrin, chinandosi su di lei per assestarle la manica; dopo aver effettuato una nuova misurazione, il tecnico le spostò quindi il braccio in modo che le coprisse il volto, come se fosse stato sollevato per parare un colpo inferto dagli assalitori, e usò ancora il misuratore.
— Hai poi visto le piramidi? — chiese Dunworthy.
— Cosa? — sussultò Mary.
— Quando sei stata in Egitto e hai girato per il Medioriente incurante del pericolo, sei riuscita a vedere le piramidi?
— No. Il Cairo è stato posto sotto quarantena il giorno in cui siamo atterrate — rispose Mary, senza distogliere lo sguardo da Kivrin. — Però abbiamo visto la Valle dei Re.
Badri mosse il braccio di Kivrin di una frazione di centimetro ancora, indugiò per un momento a scrutarla con espressione accigliata, poi tornò alla consolle; Gilchrist e Latimer gli andarono dietro e Montoya si trasse di lato per far loro posto intorno agli schermi. Infine Badri impartì un ordine nel microfono e gli schermi semitrasparenti cominciarono ad abbassarsi, coprendo Kivrin come un velo.
— Siamo state contente di aver fatto quel viaggio — disse Mary, — e siamo tornate a casa senza un graffio.
Gli schermi toccarono il terreno, drappeggiandosi un poco come le lunghe gonne di Kivrin, e si arrestarono.
— Sta' attenta — sussurrò Dunworthy, e Mary gli strinse la mano nella propria.
Latimer e Gilchrist si chinarono sullo schermo principale, osservando l'improvvisa esplosione di numeri, e dietro di loro Montoya scoccò ancora un'occhiata al cronometro. Protendendosi in avanti, Badri attivò la rete e l'aria all'interno degli schermi scintillò per un'improvvisa condensazione.
— Non andare — sussurrò Dunworthy.