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Prima registrazione, 22 dicembre 2054, Oxford. Questa sarà una cronaca delle mie osservazioni storiche sulla vita nell'Oxfordshire, Inghilterra, dal 13 al 28 dicembre 1320 (Vecchio Calendario).

(Pausa)

Signor Dunworthy, ho chiamato questa registrazione Domesday Book perché dovrebbe essere un resoconto della vita nel medioevo, il che è ciò che in pratica risultarono essere le ricerche commissionate da Guglielmo il Conquistatore, anche se lui le considerava un metodo per accertarsi di incamerare ogni grammo d'oro e ogni tassa che i suoi vassalli gli dovevano.

Intendo chiamarla Domesday Book anche perché suppongo che è così che lei la definirebbe, visto che è convinto che mi succederà qualcosa di terribile. In questo momento la sto osservando mentre nell'area di osservazione elenca alla povera Dottoressa Ahrens tutti gli spaventosi pericoli presenti nel 1300. Non c'è bisogno che si prenda questo disturbo perché lei ne sa già a sufficienza, e mi ha messa in guardia contro i disturbi dovuti al dislocamento temporale e contro ogni singola malattia medievale scendendo in ogni disgustoso particolare, sebbene si supponga che io sia immune da esse… e mi ha inoltre avvertita della frequenza delle violenze sulle donne nel quattordicesimo secolo. E anche lei non mi ha dato retta quando ho continuato a ripeterle che me la sarei cavata benissimo. Le garantisco che me la caverò benissimo, Signor Dunworthy.

Naturalmente quando sentirà le mie parole lei saprà già che è andato tutto bene e che sono tornata indietro tutta d'un pezzo come previsto, quindi non credo che le dispiacerà se la prendo un po' in giro. So che è molto preoccupato per me e so benissimo che senza tutto l'aiuto e la preparazione che mi ha fornito non sarei mai in grado di tornare indietro tutta d'un pezzo.

Di conseguenza intendo dedicare il Domesday Book a lei, Signor Dunworthy. Se non fosse stato per lei adesso non mi troverei qui avvolta in questi abiti medievali e intenta a parlare nel registratore mentre aspetto che Badri e Gilchrist finiscano i loro interminabili calcoli e desidero che si spiccino in modo da poter andare.

(Pausa)

Sono arrivata.

2

— Bene — commentò Mary, traendo un profondo respiro, — sento proprio il bisogno di bere qualcosa.

— Credevo che dovessi andare a prendere il tuo pronipote — le ricordò Dunworthy, che stava ancora fissando il punto in cui Kivrin si era trovata poco prima e dove adesso l'aria scintillava per la presenza di particelle di ghiaccio all'interno del velo degli schermi; vicino al pavimento, uno strato di brina si era formato sull'interno della sottile partizione di vetro.

Al di là della partizione, l'infame terzetto della Sezione Medievale stava ancora scrutando gli schermi, anche se essi non mostravano altro che la piatta linea di arrivo.

— Non aspetto Colin prima delle tre — replicò Mary. — Anche tu hai l'aria di aver bisogno di qualcosa di corroborante, e il bar dell'Agnello e della Croce è appena dall'altra parte della strada.

— Voglio aspettare che Badri abbia la conferma dei dati — ribatté Dunworthy, continuando a fissare il tecnico.

Sugli schermi non c'era ancora traccia di dati di riscontro. Distogliendo lo sguardo dall'aggrondato Badri la Professoressa Montoya consultò il cronometro e disse qualcosa a Gilchrist; quando questi annuì l'archeologa americana raccolse una borsa che era rimasta parzialmente nascosta sotto la consolle e uscì dalla porta laterale dopo aver rivolto un cenno di saluto a Latimer.

— Al contrario di Montoya, che è manifestamente impaziente di tornare ai suoi scavi, io preferirei rimanere qui fino a quando non avrò avuto la certezza che Kivrin è arrivata dall'altra parte senza incidenti — aggiunse Dunworthy.

— Non ti sto suggerendo di tornare a Balliol — insistette Mary, infilandosi il cappotto. — Però sai anche tu che per avere la conferma dei dati ci vorrà almeno un'ora, se non due, e nel frattempo restando qui non accelererai di certo le cose… la pentola tenuta d'occhio non bolle mai. Il pub è appena dall'altra parte della strada, è molto piccolo ed è un ambiente tranquillo, il genere di posto che non sfoggia decorazioni natalizie e non suona musica di campane artificiale — proseguì, porgendo a Dunworthy il suo cappotto. — Andiamo a bere e a mangiare qualcosa, poi potrai tornare qui e camminare avanti e indietro fino a scavare buchi nel pavimento, in attesa che i dati siano confermati.

— Voglio aspettare qui — persistette lui, continuando a fissare la rete ora vuota. — Perché Basingame non si è fatto impiantare lui un localizzatore nel polso? Il Preside della Facoltà di Storia non dovrebbe andarsene in vacanza chissà dove senza lasciare neppure un numero di telefono a cui lo si possa rintracciare.

Gilchrist si raddrizzò dallo schermo ancora immutato e batté una pacca sulla spalla di Badri, poi sfoggiò un sorriso espansivo e strinse la mano a Latimer, che stava sbattendo le palpebre con l'aria di non sapere neppure dove si trovava, e infine si avviò verso la partizione di vetro con un'espressione estremamente compiaciuta.

— Andiamo via — decise di colpo Dunworthy, strappando il proprio cappotto dalle mani di Mary e aprendo la porta. Un'ondata di note di «Mentre i Pastori Vegliavano il loro Gregge di Notte» si riversò su di loro e indusse Mary a saettare oltre la soglia come se stesse fuggendo da qualcosa; dopo aver richiuso il battente alle spalle di entrambi Dunworthy si avviò per seguire la dottoressa attraverso il cortile e oltre i cancelli di Brasenose.

Il freddo era intenso ma almeno non stava piovendo, anche se si aveva l'impressione che il diluvio stesse per ricominciare da un momento all'altro… e la ressa di gente intenta alle spese natalizie che si accalcava sul marciapiede antistante Brasenose sembrava aver deciso che un nuovo rovescio fosse davvero imminente, come dimostrava il fatto che almeno la metà dei passanti aveva già l'ombrello aperto. Una donna munita di un grosso ombrello rosso e con le braccia cariche di pacchetti andò a sbattere contro Dunworthy.

— Perché non guarda dove sta andando? — protestò la donna, prima di allontanarsi in tutta fretta.

— Il vero spirito del Natale, non c'è che dire — commentò Mary, abbottonandosi il cappotto con una mano mentre con l'altra reggeva la borsa della spesa. — Il pub è appena oltre quella farmacia — aggiunse, indicando con la testa verso il lato opposto della strada. — Credo che siano queste orribili musiche digitalizzate a rovinare l'umore di tutti.

Si incamminò quindi lungo il marciapiede attraverso il labirinto di ombrelli. Dunworthy esitò ancora per un istante, chiedendosi se fosse il caso di infilare il cappotto e stabilendo infine che non ne valeva la pena per percorrere una distanza così breve, poi si affrettò a seguire la dottoressa, cercando di non incappare nei letali ombrelli e di capire quale fosse la carola natalizia che stava venendo massacrata in quel momento… a orecchio sembrava una via di mezzo fra una chiamata alle armi e una nenia funebre, ma molto probabilmente si trattava di «Jingle Bells».

Mary era ferma sul bordo del marciapiede opposto alla farmacia e stava frugando di nuovo nella sua borsa.

— Cosa si suppone che sia questa orribile cacofonia di suoni? — domandò, estraendo dalla borsa un ombrello pieghevole. — È per caso «O Piccola Città di Betlemme?»

— No, è «Jingle Bells» — rispose Dunworthy, avviandosi per attraversare la strada.

— James! — gridò Mary, afferrandolo per una manica.

Il pneumatico anteriore della bicicletta lo mancò di pochi centimetri e il pedale più vicino lo raggiunse ad una gamba.

— Non sai come si fa ad attraversare una dannata strada? — gridò il ciclista, sbandando.

Dunworthy indietreggiò di un passo e andò a sbattere contro un bambino di sei anni che aveva in mano un Santa Claus di peluche, procurandosi un'occhiata rovente da parte della madre del piccolo.