Colin continuò a camminare in punta di piedi fino alla fine del corridoio, poi accelerò il passo in maniera tale che non avrebbe mai potuto essere scambiato per un inserviente che portasse un paziente in Radiologia, svoltando in un altro corridoio, superando un angolo e uscendo dalla porta laterale fuori della quale erano stati avvicinati dall'uomo con il cartello che diceva «La Fine dei Tempi è Vicina».
Il vicolo era immerso in un buio totale e stava piovendo a dirotto, quindi Dunworthy riuscì a stento a intravedere l'ambulanza parcheggiata in fondo alla strada. Colin bussò con il pugno sul retro del veicolo e da esso scese un paramedico… la stessa donna che aveva aiutato a ricoverare Badri. E che aveva picchettato Brasenose.
— È in grado di salire da solo? — chiese a Dunworthy, arrossendo.
Lui annuì e si alzò in piedi.
— Pensa tu a richiudere le porte — disse la donna a Colin, e aggirò il veicolo per salire sul davanti.
— Non mi dire che è un'amica di William — commentò Dunworthy, seguendola con lo sguardo.
— Certamente — replicò Colin. — Mi ha domandato che genere di suocera ritenevo sarebbe stata la Signora Gaddson — aggiunse, mentre aiutava Dunworthy a salire il gradino dell'ambulanza.
— Dov'è Badri? — chiese Dunworthy, asciugandosi gli occhiali.
— A Balliol — rispose Colin, richiudendo le porte. — Lo abbiamo prelevato per primo in modo che potesse approntare la rete. Spero che la caposala non dia l'allarme prima che ce ne siamo andati — proseguì sbirciando ansiosamente dal finestrino posteriore.
— Non mi preoccuperei per questo — replicò Dunworthy, rendendosi conto di aver chiaramente sottovalutato il potere di William. Con ogni probabilità in quel momento l'anziana infermiera era seduta sulle sue ginocchia intenta a ricamare le loro iniziali intrecciate sugli asciugamani.
Colin riaccese la torcia e ne diresse il raggio sulla barella dell'ambulanza.
— Le ho portato il suo costume — disse, porgendo a Dunworthy il giustacuore nero.
Dunworthy si tolse la vestaglia per infilarlo e in quel momento l'ambulanza si mise in moto, facendolo quasi cadere per terra. Puntellandosi contro la parete ondeggiante del veicolo si sedette sulla panca laterale e si infilò la calzamaglia nera.
Il paramedico non aveva acceso la sirena ma stava viaggiando ad una tale velocità che avrebbe dovuto farlo. Tenendosi alle cinghie di sicurezza con una mano Dunworthy si infilò la calzamaglia con l'altra e Colin, che si stava protendendo a prendere gli stivali per poco non gli crollò addosso.
— Le abbiamo trovato un mantello — disse il ragazzo. — Il Signor Finch lo ha preso a prestito dall'Associazione del Teatro Classico.
E allargò il capo di vestiario in questione, un mantello vittoriano nero foderato di seta rossa, drappeggiandolo sulle spalle di Dunworthy.
— Che spettacolo hanno allestito loro? Dracula?
L'ambulanza si fermò con un sobbalzo e il paramedico spalancò le porte posteriori. Colin aiutò Dunworthy a scendere, reggendogli la coda del voluminoso mantello come un paggetto, poi entrambi si infilarono nel passaggio delle porte. La pioggia tamburellava sonoramente sulle pietre sopra di loro, e al di sotto del rumore da essa prodotta si avvertiva un altro suono, metallico.
— Cos'è? — chiese Dunworthy, sbirciando in direzione del cortile buio.
— «Quando Infine Viene il Mio Salvatore» — spiegò Colin. — Gli Americani si stanno esercitando per un concerto in chiesa o qualcosa del genere. Necrotico, vero?
— La Signora Gaddson si era lamentata del fatto che si esercitassero ad ogni ora del giorno e della notte, ma non pensavo che intendesse dire alle cinque del mattino,
— Il concerto è fissato per stasera.
— Stasera? — ripeté Dunworthy, e si rese conto che era il quindici. Il sei di gennaio secondo il Calendario Giuliano. L'Epifania. L'arrivo dei Re Magi.
Finch venne loro incontro correndo, munito di ombrello.
— Mi dispiace di essere in ritardo — disse, tenendolo sopra Dunworthy, — ma non riuscivo a trovare un ombrello. Non ha idea di quanti fra gli ospiti vadano in giro e li dimentichino, soprattutto gli Americani…
— È tutto pronto? — volle sapere Dunworthy, avviandosi attraverso il cortile.
— L'assistenza medica non c'è ancora — rispose Finch, cercando di tenere l'ombrello sulla testa di Dunworthy, — ma William Gaddson ha appena telefonato per avvertire che aveva organizzato tutto e che la persona sarà qui a momenti.
Dunworthy non sarebbe rimasto sorpreso neppure se William avesse avvertito che la caposala si era offerta volontaria per quel compito.
— Spero solo che William non decida mai di darsi al crimine — commentò.
— Oh, non credo che lo farebbe, signore. Sua madre non lo permetterebbe mai — ribatté Finch, spiccando qualche passo di corsa nel tentativo di tenere la sua andatura. — Il Signor Chaudhuri sta esaminando le coordinate preliminari. E la Signora Montoya è qui.
— Montoya? — ripeté Dunworthy, fermandosi di colpo. — Come mai?
— Non lo so, signore. Ha detto che ha un'informazione per lei.
Non ora, pensò Dunworthy. Non adesso che siamo così vicini a farcela.
Entrò nel laboratorio. Badri era alla consolle e Montoya era china su di lui con indosso la giacca paramilitare e i jeans infangati, intenta a osservare lo schermo. Badri le disse qualcosa e lei scosse il capo, guardando l'orologio, poi sollevò lo sguardo e nel vedere Dunworthy sul volto le affiorò un'espressione compassionevole. Alzandosi, infilò una mano nella tasca della camicia.
No, pensò Dunworthy.
Montoya si diresse verso di lui.
— Non sapevo di questo tentativo che avevate in programma — disse, tirando fuori un pezzo di carta ripiegato e porgendolo a Dunworthy. — Voglio aiutarvi. Queste sono le informazioni che Kivrin aveva a disposizione al momento della transizione.
Dunworthy abbassò lo sguardo sul foglio che aveva in mano: si trattava di una mappa.
— Questo è il sito della transizione — spiegò Montoya, indicando una croce su linea nera, — e questo è Skendgate. Lo si riconosce dalla chiesa normanna e dai dipinti murali sopra la parete divisoria e da una statua di Sant'Antonio — aggiunse con un sorriso. — Il santo patrono degli oggetti perduti. Ho trovato la sua statua ieri.
'Se poi per caso non è andata a Skendgate — continuò, indicando altre croci, — i villaggi in cui è più probabile trovarla sono Esthcote, Henefelde e Shrivendun. Ho elencato gli elementi caratteristici di ciascuno sul retro del foglio.
Badri si alzò e si diresse verso di loro. Se possibile, appariva ancora più fragile di quanto fosse sembrato in ospedale e si muoveva lentamente, come il vecchio che era diventato.
— Indipendentemente dalle variabili che inserisco continuo ad ottenere uno slittamento minimo — disse, premendosi una mano contro il costato. — Ho inserito una sequenza intermittente, che apre la rete per cinque minuti a intervalli di due ore. In questo modo dovrei riuscire a tenerla aperta per ventiquattr'ore… trentasei se siamo fortunati.
Dunworthy si chiese per quanti di quegli intervalli di due ore Badri sarebbe riuscito a resistere. Aveva già l'aria spossata.
— Quando vede il tremolio dell'aria o l'inizio della condensa, si porti nell'area di recupero — aggiunse il tecnico.
— E se fosse buio? — intervenne Colin. Il ragazzo si era tolto il camice da laboratorio e Dunworthy si accorse che aveva ancora indosso il suo costume.
— Si dovrebbe comunque vedere il tremolio e noi vi chiameremo — replicò Badri, poi emise un sommesso grugnito e si premette ancora la mano contro il fianco. — È stato immunizzato?
— Sì.
— Bene. Allora tutto quello che ci manca è l'assistenza medica — commentò il tecnico. — È certo di stare abbastanza bene per tentare una cosa del genere? — chiese, fissando Dunworthy.