Non questo, per favore, gemette interiormente Kivrin.
Il mattino dopo il prete stava meglio. La sua pelle non si era scurita davvero, era stata soltanto la luce incerta delle candele a farla apparire chiazzata; la febbre era calata un poco e lui dormì profondamente per tutta la mattina e la maggior parte del pomeriggio, senza vomitare. Prima che facesse buio Kivrin andò a prendere altra acqua.
Alcune persone guarivano spontaneamente e altre erano salvate dalle preghiere. Non tutti coloro che venivano infettati morivano, e la percentuale di mortalità della peste polmonare era soltanto del novanta per cento.
Quando Kivrin tornò il prete era sveglio, disteso in un alone di luce fumosa; Kivrin gli accostò una coppa d'acqua alle labbra, chinandogli il capo in modo che potesse bere.
— Ho il male azzurro — affermò lui, quando Kivrin gli lasciò riadagiare il capo.
— Non morirai — replicò lei. Novanta per cento, si disse, ripetendolo come un mantra. Novanta per cento.
— Devi ascoltare la mia confessione.
No, lui non poteva morire… se fosse morto sarebbe rimasta sola. Kivrin scosse il capo incapace di parlare.
— Benedicimi, padre, perché ho peccato — cominciò Roche, in latino.
Non aveva peccato, aveva curato i malati, confessato i moribondi, sepolto i morti. Era Dio quello che avrebbe dovuto implorare perdono.
— … in pensieri, parole, opere e omissioni. Ho provato ira nei confronti di Lady Imeyne, ho rimproverato Maisry. — Roche deglutì a fatica, poi aggiunse: — Ho avuto pensieri carnali riguardo a una santa del Signore.
Pensieri carnali.
— Chiedo umilmente perdono a Dio e l'assoluzione a te, padre, se ritieni che ne sia degno.
Non c'è nulla da perdonare, avrebbe voluto dire Kivrin. I tuoi non sono peccati. Pensieri carnali. Abbiamo perso Rosemund e barricato il villaggio contro un ragazzo innocuo e seppellito un bambino di sei mesi. Di certo ti è permesso avere qualche pensiero carnale.
Sollevò la mano in un gesto impotente, incapace di pronunciare le parole dell'assoluzione, ma lui non parve accorgersene.
— O mio Dio — disse. — Mi dispiace profondamente di averTi offeso.
Di averTi offeso. Sei tu un santo del Signore, avrebbe voluto dire Kivrin, e dove diavolo è Lui? Perché non viene a salvarti?
Non c'era olio, quindi intinse le dita nell'acqua del secchio e tracciò il segno della croce sugli occhi e sugli orecchi del morente, sul naso e sulla bocca, sulle mani che avevano tenuto le sue quando stava morendo.
— Quid quid deliquisti — mormorò lui, mentre lei bagnava ancora la mano per tracciargli la croce sulla pianta dei piedi. — Libera nos, quaesumus, Domine.
— Ab omnibus malis — recitò Kivrin. — praeteritis, praesentibus et futuris.
— Perducat te ad vitam aeternam — sussurrò lui.
E ti conduca alla vita eterna.
— Amen — rispose Kivrin, e si protese in avanti per asciugare il sangue che gli stava scaturendo dalla bocca.
Roche vomitò per il resto della notte e la maggior parte del giorno successivo, poi sprofondò nell'incoscienza durante il pomeriggio, con il respiro incerto e poco profondo. Kivrin rimase seduta accanto a lui, bagnandogli la fronte rovente.
— Non morire — disse, quando il suo respiro s'inceppò e poi riprese, più affaticato. — Non morire — ripeté, in tono più sommesso. — Che farò senza di te? Rimarrò del tutto sola.
— Non devi restare qui — disse lui, aprendo di una fessura gli occhi gonfi e arrossati.
— Credevo che stessi dormendo — si scusò Kivrin. — Non intendevo svegliarti.
— Devi tornare in cielo — insistette lui, — e pregare per la mia anima, perché il mio tempo in purgatorio possa essere breve.
Purgatorio… come se Dio potesse permettergli di soffrire più di quanto già aveva fatto.
— Non avrai bisogno delle mie preghiere.
— Devi tornare nel luogo da cui sei venuta — insistette lui, e sollevò la mano davanti al volto in un gesto vago, come se stesse cercando di ripararsi da un colpo.
Kivrin gli prese la mano e la trattenne, ma con gentilezza, per non ammaccare la pelle ormai fragile, e gliela fece adagiare accanto alla guancia.
Devi tornare nel luogo da cui sei venuta… vorrei poterlo fare, pensò Kivrin, chiedendosi per quanto tempo avessero tenuta aperta la rete prima di arrendersi. Quattro giorni? Una settimana? Forse era ancora aperta… il Signor Dunworthy non avrebbe permesso che la chiudessero finché esisteva ancora una speranza di ritrovarla. Però quella speranza non c'era, perché lei non si trovava nel 1320. Era lì, ad assistere alla fine del mondo.
— Non posso — disse. — Non ricordo la strada.
— Devi cercare di ricordare — replicò Roche, liberando una mano e agitandola. — Agnes, oltre il bivio.
Pensando che stesse delirando, Kivrin si sollevò in ginocchio, temendo che lui cercasse ancora di alzarsi.
— Dove sei caduta — insistette il prete, puntellando l'altra mano sotto il gomito del braccio che stava agitando per sostenerlo, e Kivrin si rese conto che cercava di indicare una direzione. — Oltre il bivio.
Oltre il bivio.
— Cosa c'è oltre il bivio? — chiese.
— Il posto dove ti ho trovata quando sei caduta dal cielo — rispose lui, lasciando ricadere il braccio.
— Credevo che fosse stato Gawyn a trovarmi.
— Sì — replicò il prete, come se non avesse notato la contraddizione in ciò che lei aveva detto. — L'ho incontrato lungo la strada mentre ti stavo portando al maniero.
Aveva incontrato Gawyn lungo la strada.
— Il posto dove Agnes è caduta — continuò il prete, cercando di aiutarla a ricordare. — Il giorno in cui siamo andati a prendere l'agrifoglio.
Perché non me lo hai detto mentre eravamo là? pensò Kivrin, ma comprese da sola la risposta. Il prete era stato impegnato con l'asino, che si era impuntato in cima alla collina e si era rifiutato di procedere oltre.
L'animale si era impuntato perché in precedenza l'aveva vista apparire dal nulla… di colpo Kivrin comprese che era stato Padre Roche a sostare accanto a lei nella radura, guardandola mentre giaceva distesa con il braccio che le copriva la faccia.
L'ho sentito, pensò. Ho visto le sue tracce.
— Devi tornare in quel luogo, e di là in cielo — sussurrò Roche, e chiuse gli occhi.
L'aveva vista apparire ed era rimasto fermo accanto a lei mentre giaceva al suolo con gli occhi chiusi, l'aveva caricata sull'asino allorché si era ammalata… e lei non lo aveva mai intuito, neppure quando lo aveva visto in chiesa, neppure quando Agnes le aveva riferito che il prete pensava che lei fosse una santa.
Non lo aveva intuito perché Gawyn aveva affermato di essere stato lui a trovarla… Gawyn, che era «propenso a vantarsi» e che non desiderava altro che fare impressione su Lady Eliwys.
— Ti ho trovata e ti ho portata qui — le aveva detto, e forse non aveva neppure ritenuto che fosse una bugia, perché in fin dei centi il prete del villaggio era una persona senza importanza. E per tutto quel tempo, mentre Rosemund era malata e Gawyn lontano sulla strada di Bath e la rete aperta e poi di nuovo chiusa per sempre, Roche aveva saputo dove fosse il sito.
— Non c'è bisogno che mi aspetti — aggiunse il prete. — Senza dubbio sono ansiosi di vederti tornare.
— Zitto — replicò lei, con gentilezza. — Ora cerca di dormire.
Roche scivolò di nuovo in un dormiveglia agitato, con le mani che si muovevano senza requie, cercando di indicare qualcosa e tormentando le coltri, poi le spinse indietro e cercò di serrarsi l'inguine.
Riflettendo che a quel poveretto non veniva proprio risparmiata nessuna indegnità, Kivrin gli pose di nuovo le mani sul petto e lo coprì, ma lui si tornò a scoprire e si tirò la tunica sui calzoni, poi si strinse l'inguine e rabbrividì, allentando la presa… e qualcosa nel suo movimento indusse Kivrin a ricordare Rosemund.