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— Venga — le disse, mentre lei barcollava a destra e a manca completamente stordita, cercando in qualche modo di baciarlo. Lui la prese saldamente per un braccio, mosse qualche passo attraverso la sala comune e la consegnò a Heinz, che stava travasando nel suo un mezzo bicchiere di vino abbandonato, con la totale concentrazione dell’alchimista che cerca la pietra filosofale. — Credo che Elizabeth abbia bevuto un po’ troppo — disse il comandante, prima di consegnargli gentilmente la ragazza.

Proprio dietro di lui c’era Noelle, tranquilla e solitaria, un’isola di serenità nel tumulto. Il comandante si chiese se per caso stesse raccontando a sua sorella della festa.

Con sua grande sorpresa, Noelle si accorse che qualcuno le si stava avvicinando. Prima che aprisse bocca per parlarle, si voltò verso di lui.

— Come va? — le chiese. — Le piace la festa?

— Ma certo. È una festa bellissima. Lei non trova, comandante?

— Bellissima, già — replicò lui non molto convinto, guardandola intensamente senza alcun disagio. Sembrava aver superato la crisi del giorno prima, e appariva nuovamente splendida. Ma la sua bellezza, pensò il comandante, ricordava la perfetta bellezza di una statua greca conservata in un museo. Uno l’ammira, ma non necessariamente prova l’impulso di stringerla a sé. — È difficile credere che sei mesi siano passati così in fretta, vero? — riprese lui, desideroso di parlarle ma incapace di offrire qualcosa di meno banale.

Noelle si limitò a lanciargli un sorriso di circostanza, come se fosse già tornata a quella silenziosa conversazione con sua sorella che, con tutta probabilità, lui aveva interrotto. Quella ragazza rappresentava un vero mistero per lui. Studiò ancora per un attimo quel volto tanto dolce quanto impenetrabile, per poi allontanarsi senza aggiungere altro. Noelle avrebbe saputo, in qualche modo, che lui non si trovava più al suo fianco.

Il giorno dopo si registrarono altri disturbi alla trasmissione. Quando Noelle stabilì di nuovo il contatto, Yvonne le disse di sentirla lontana e indistinta. Tuttavia, Noelle riferì la cosa al comandante senza darle il drammatico peso di due giorni prima. Evidentemente si era convinta che le interferenze erano dovute a qualche fenomeno locale, legato a quel particolare settore di non-spazio, una sorta di “effetto macchie solari”, che sarebbe scomparso non appena si fossero allontanati dalla fonte del disturbo.

Forse era così. Tuttavia il comandante non era fiducioso come dava a vedere, anche se Noelle ne sapeva certamente più di lui sul modo in cui avveniva il contatto con Yvonne. In ogni caso, gli faceva piacere vederla nuovamente felice e serena.

Di che coraggio aveva dato mostra Noelle, accettando di partire con loro!

Il comandante ci pensava spesso, calandosi nei panni di quella ragazza. Considera attentamente la tua situazione, si diceva allora. Hai ventisei anni, sei una donna e sei cieca. Non ti sei mai sposata, e neppure hai mai avuto una relazione significativa con un uomo. Quello con Yvonne, che come te è cieca e sola, è l’unico contatto umano davvero profondo della tua vita. La sua mente è completamente aperta alle tue percezioni; la tua è completamente aperta alle sue. Quindi, tu e lei siete due metà di una sola anima, inesplicabilmente condannata a vivere in due corpi. Con lei, solo con lei, ti senti completa. E adesso hai accettato di partire per un viaggio senza ritorno tra le stelle, ben sapendo che questa decisione ti allontanerà per sempre dall’altra tua metà, perlomeno in senso fisico.

Ti è stato chiaramente detto che, se avessi accettato di partire, non l’avresti rivista mai più. E nessuno ha saputo garantirti che il contatto mentale tra te e lei sarebbe continuato anche a distanza di anni-luce.

Ti è stato anche spiegato che la tua presenza era fondamentale per il successo della missione, perché senza il ponte telepatico ci vogliono anni per qualunque tipo di trasmissione tra la Wotan e la Terra. Invece, con te a bordo, dando per scontato che la distanza non avrebbe avuto alcun effetto sul vostro contatto, le trasmissioni sarebbero state comunque istantanee, anche se l’astronave si fosse trovata dall’altra parte della galassia.

Anche gli altri membri dell’equipaggio hanno abbandonato le persone e le cose a loro care, lo sai. Fin dall’inizio era chiaro che accettare di unirsi alla missione comportava degli immensi sacrifici. Lasciarsi indietro il padre, la madre, i fratelli e le sorelle, gli amici, il compagno o la compagna: tutti a bordo avevano reciso per sempre dei legami importantissimi. Ma il tuo è un caso speciale, vero Noelle? Per metterla in modo più chiaro, il tuo caso è unico. Tua sorella è una parte di te, e sulla Terra tu hai lasciato una metà di te stessa.

Cosa dovevi fare, Noelle?

Pensaci. Pensaci.

E tu ci hai pensato, decidendo alla fine di partire. Avevano bisogno di te: come potevi rifiutare? E per quanto riguarda tua sorella, naturalmente non potrai mai più stringerti a lei, parlarle con la voce, provare conforto per il semplice fatto di averla vicino: questo lo hai perso per sempre. Ma è poi così importante? Ti hanno detto che non l’avresti potuta più vedere, ma non era affatto vero. Non è questione di vedere. Perché tu puoi vedere Yvonne esattamente come prima, e non importa se lei si trova a milioni di chilometri di distanza e non nella stanza accanto. Non importa la distanza ma il contatto, e se il contatto tra voi può essere mantenuto da qualsiasi punto della Terra, come in effetti accadeva, allora lo stesso contatto può essere mantenuto da qualsiasi punto dell’universo. Ne sei certa. Hai un disperato bisogno di esserne certa.

Chiedilo a Yvonne. Lei ti dice sempre ciò che speri di sentire.

“Vai, tesoro. Questo è un qualcosa che va assolutamente fatto. Tutto andrà alla perfezione.”

Sì, sì, tutto andrà alla perfezione. Entrambe erano d’accordo su questo punto. E quindi Noelle, dopo un momento di esitazione, si dichiarò pronta a partire.

Non c’era modo, alcun modo di sapere in antìcipo se il contatto poteva essere mantenuto. La sola cosa che le importava, il contatto con sua sorella, era in pericolo. Come aveva potuto accettare una simile scommessa?

Però lei lo aveva fatto. E fino a quel momento aveva avuto ragione. Solo fino a quel momento. E adesso cosa stava succedendo?, si chiese il comandante. Il legame telepatico si stava interrompendo? Come avrebbe reagito Noelle alla perdita di ogni contatto con la sua gemella?

6

Per un attimo, solo all’inizio, quando si trovava seduta nella sua cabina sulla Wotan ancora nell’orbita di parcheggio intorno alla terra, anche Noelle aveva pensato a quelle cose. Fu un momento in cui si ritrovò molto vicina a perdere la testa. All’improvviso, le parve inconcepibile che il contatto potesse essere mantenuto attraverso le distese immense dello spazio interstellare, e non riusciva a concepire la sua vita senza Yvonne. Era come una spada che calava all’improvviso, tagliando di netto il legame che le aveva unite fin dal momento della loro nascita, e anche prima. In tal caso sarebbe calato il silenzio, l’aborrito, temuto isolamento: con repentino stupore si chiese come avesse potuto accettare di esporsi a un pericolo tanto grande.

“Cosa sto facendo qui? Dove sono? Esci di qui, Noelle! Torna a casa, a casa da Yvonne.”

Una paura selvaggia la scosse come un incendio in una foresta inaridita. Tremava, e quel tremore si trasformò presto in un’angosciosa serie di convulsioni a cui cercò di reagire stringendosi le spalle con le braccia e lasciandosi cadere sul letto, nauseata, terrorizzata, ansante per il panico. E fu allora che, in qualche modo, tornò una certa calma. Chiuse gli occhi, una cosa che l’aiutava sempre, respirò profondamente, si obbligò a rilasciare le braccia e a tornare seduta, e cercò in tutti i modi di rilassare i muscoli del collo e della schiena. Tutto sarebbe andato a meraviglia, continuava a ripetersi, nulla e nessuno poteva dividerla da Yvonne. Il loro contatto sarebbe continuato esattamente come prima del lancio.