Tutti i passaggi erano stati effettuati, tranne l’ultimo.
Il comandante si era sempre guardato bene dal vantare qualsiasi tipo di esperienza sul viaggio nel non-spazio. Le sue considerevoli capacità riguardavano altri campi. Pertanto fu soprattutto in base alla fiducia, piuttosto che attraverso uno studio vero e proprio, che dopo aver esaminato i diagrammi di simulazione con Julia e Heinz dichiarò: — Per me le modifiche vanno più che bene, se voi ne siete convinti.
Che altro poteva dire? Il suo assenso rappresentava poco più di una formalità. La loro rotta andava modificata: questo ormai era deciso. Pertanto, non poteva far altro che fidarsi del lavoro di Julia e di Heinz. Era tutto quello che avevano. Quei calcoli erano un qualcosa che lui non poteva capire veramente, e non poteva avere un esatto giudizio. Di conseguenza, il comandante poteva solo dire di sì. Cerio esisteva sempre il rischio di autorizzare una catastrofe, ma lui cosa poteva farci? Julia, Heinz, Paco, Roy e Sieglinde sarebbero finiti in quella catastrofe assieme a tutti gli altri, e lui anche. Il comandante non era in grado di ricalcolare e di correggere la loro proposta.
— Ci accorgeremo di qualcosa quando modificheremo la nostra rotta? — domandò. — Accadrà qualcosa di speciale, e in tal caso che cosa?
Non ci accorgeremo proprio di nulla — rispose Julia. — Tutto resterà uguale a prima. Non deve pensare in termini di accelerazione classica. Non deve attendersi alcun tipo di fenomeno che possa avere un senso per lei.
— Ma avrà un senso per voi? — chiese.
— Sì, da un certo punto di vista — replicò Julia. — Non per me, non per lei, forse nemmeno per Sieglinde e Roy. Ma a noi non importa di capirne il senso, ci importa solo che funzioni.
— E funzionerà?
— Certo che funzionerà.
Bene, funzionerà. Il comandante mandò a chiamare Noelle.
— Credo che a questo punto sia meglio informare la Terra del cambio di rotta — le disse. — Tra qualche ora la Wotan punterà verso il sistema del pianeta A. La nostra prima esplorazione planetaria sta per iniziare.
Noelle annuì gravemente. — Sulla Terra troveranno questa notizia molto importante, ne sono certa — rispose con voce quasi spenta, come se stesse leggendo la notizia da un documento mai visto prima e non riuscisse a leggere bene.
Il comandante trovò quella risposta piuttosto deludente. Ma tutti gli ultimi suoi incontri con Noelle erano stati sconfortanti. Il fatto di essersi trovato davanti la sua immagine così all’improvviso, proprio al momento culminante dell’amplesso con Julia, lo aveva profondamente turbato, e la prima volta che aveva visto la vera Noelle, lei era riuscita in qualche modo, forse per il suo odore, oppure per un certo tono della voce, a cogliere qualche segno del suo imbarazzo. — C’è qualcosa che non va, comandante? — gli aveva subito chiesto, obbligandolo a una dolorosa bugia. Ma lei sapeva, lei sapeva! A lei non sfuggiva mai nemmeno una sfumatura. Era difficile talvolta allontanare il sospetto che potesse leggere la mente di chiunque e non solo quella di sua sorella. Molto probabilmente non era così; molto probabilmente Noelle aveva l’udito e l’olfatto ipersensibili per compensare la mancanza della vista, come accadeva spesso ai ciechi. Tuttavia, il sospetto aleggiava ugualmente. Non gradiva affatto sospettare di Noelle, ma non riusciva a evitarlo del tutto. E odiava il pensiero che la sua mente potesse in qualche modo essere penetrata da lei: tutto ciò che aveva attentamente represso e sepolto, paura, egoismo, ipocrisie e, certo, tutti i suoi desideri più riprovevoli sventolavano pubblicamente come bandiere al vento.
Il disagio calato tra loro non accennò a diminuire nei giorni successivi. Restare solo con lei cominciò a disturbarlo, lei fu turbata dal suo disagio e questo disturbò lui ancora di più. Ormai quella sensazione andava avanti e indietro tra i due come un’immagine intrappolata tra due specchi, una regressione infinita; tuttavia, nessuno dei due disse una parola al riguardo.
— Per lei è un buon momento per tentare di mandare il messaggio? — domandò il comandante.
— Sì, posso provarci — replicò lei, un po’ esitante.
L’interferenza peggiorava di giorno in giorno. Noelle e Yvonne non riuscivano a spiegarla, ma Noelle si aggrappava senza troppa convinzione alla teoria delle macchie solari, per non ammettere a se stessa ciò che ormai sembrava inevitabile. Le due sorelle riuscivano ancora a mettersi in contatto due volte al giorno, ma a prezzo di un grande sforzo per entrambe poiché ogni frase andava ripetuta due o tre volte e interi periodi non riuscivano a passare. L’aspetto di Noelle si faceva sempre più teso, quasi stralunato. La sola cosa che sembrava confortarla, o perlomeno distrarla dall’incubo di perdere i suoi poteri telepatici, erano le partite di Go. Ormai dominava completamente il gioco, ed era arrivala al punto di vincere con l’ex campione Roy, pur concedendogli due pedine di vantaggio. Certo, anche lei perdeva di quando in quando, ma il suo modo di giocare era sempre brillante, straordinariamente originale per portata e concezione. Quando non giocava, tendeva a essere lontana e taciturna, proprio come in quel momento davanti al comandante: testa china, spalle curve, braccia penzoloni e occhi che non cercavano più nemmeno gli occhi altrui. Era diventata sotto tutti gli aspetti molto più elusiva di quanto si potesse immaginare prima delle difficoltà nei contatti con sua sorella.
La sua solitudine, sempre più profonda, doveva essere terribile. Il comandante provava spesso l’impulso di offrirle quel conforto che poteva in qualche modo sostituire il contatto sempre più tenue con sua sorella: stringerla tra le braccia, tenerla vicino, fare in modo che sentisse il calore di qualcun altro che l’amasse. Ma non ci riusciva. Aveva paura di offenderla, di spaventarla. Ma, soprattutto, aveva paura di ciò che provava nel profondo del suo cuore. Non aveva idea di quanto lontano potessero spingersi i suoi sentimenti una volta lasciati liberi di esprimersi, e temeva seriamente di perdere il suo faticoso autocontrollo.
La bellezza classica di Noelle non gli sembrava più così marmorea. Da quando il suo viso gli era apparso davanti al momento culminante dell’amplesso con Julia, aveva dovuto ammettere con se stesso l’esistenza di qualcosa di tanto prosaico come una forte attrazione per lei. Come spiegarsi altrimenti quell’apparizione? Probabilmente il desiderio giaceva già latente nel suo inconscio, e quello non era altro che il primo segno del suo emergere in superficie.
Meglio mantenere le distanze. Non poteva toccarla. Non poteva approfittare di lei.
— Dica loro — cominciò — che abbandoniamo la rotta seguita finora per iniziare un viaggio trasversale nel non-spazio della durata di quattro mesi e mezzo. A quel punto…
— Aspetti. Non così veloce.
— Mi scusi.
Per un attimo lei parve rabbrividire. Noelle sembrava concentrare l’attenzione su di lui, ma qualche parte della sua mente stava cercando di contattare una ragazza essenzialmente identica a lei, ormai a più di venti armi-luce di distanza. Chi era più autentico per Noelle? La sorella gemella sulla Terra lontana o lo strano, spigoloso, tormentato uomo distante meno di un metro e mezzo in quella cabina?
— Un viaggio trasversale nel non-spazio… — ripeté il comandante e attese.
— Sì.
— Della durata di quattro mesi e mezzo…