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— Sì, va bene.

— A quel punto la Wotan avrà raggiunto un settore…

— Aspetti, per favore.

Una smorfia di qualcosa molto simile al dolore le contrasse il volto. La scarsa chiarezza, lo sforzo di mantenere il debole contatto con Yvonne le facevano male. Il comandante strinse i pugni e li premette uno contro l’altro con tale forza da far schioccare le nocche. Aspetta. Aspetta.

— Ecco, adesso — riprese Noelle. — Continui.

— Raggiungeremo una stella di tipo G, nel cui sistema…

— Aspetti. Non ci riesco! Oggi è troppo difficile!

Lui attese.

Infine riuscirono a inviare tutto il messaggio. Quando finirono, Noelle sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Respirava a scatti e affannosamente, mentre la sua pelle bianca e lustra aveva assunto uno spettrale pallore sottocutaneo. Dopo qualche istante, tuttavia, riuscì ad abbozzare una specie di sorriso.

— Yvonne ha detto che riferirà immediatamente le novità. La notizia le è sembrata meravigliosa. Ci augura tutta la fortuna del mondo… no, ha detto “dell’universo”.

Al contatto successivo, Noelle apprese da Yvonne che la notizia della missione di esplorazione del pianeta A aveva generato ovunque sulla Terra una tremenda eccitazione. Le reazioni al comunicato ufficiale erano state in molti casi estreme, una sorta di intossicazione mondiale, una frenetica, gioiosa eccitazione, come non se ne vedevano da anni nella statica, tranquilla società terrestre. Pareva quasi che i viaggiatori non avessero annunciato l’inizio di una semplice missione esplorativa, ma la scoperta di una Nuova Terra abitabile. Yvonne concluse dicendo che richiedevano nuovi rapporti con la descrizione del clima, della topografia e dei dettagli geografici e, possibilmente, con le prime ipotesi sulla fauna e la flora del pianeta.

Il comandante accolse con piacere la notizia che le novità inviate dalla Wotan avevano avuto gli appropriati benefici effetti psicologici sugli abitanti del pianeta madre. Tuttavia sapeva di dover chiarire la situazione, e al più presto, prima che le irrealistiche aspettative della gente diventassero tanto sentite da rendere difficile gestire la possibile, o anche probabile, delusione che li attendeva.

— Dica loro — ordinò a Noelle — che è troppo presto per accendere i fuochi d’artificio. Probabilmente questo è solo il primo dei molti pianeti che dovremo esplorare prima di trovarne uno su cui stabilirci.

Noelle impiegò più di un’ora per inviare quel breve messaggio. Le difficoltà di contatto sembravano aumentare ogni volta.

Huw tenne la sua nera e levigata pedina di Go al centro del dito grosso e carnoso, la fece oscillare un paio di volte con composta serietà come per saggiare il peso del piccolo disco e finalmente chiese, senza alcun riferimento a quanto discusso quella mattina nella sala comune: — Voi sapete se il comandante ha già deciso chi farà parte della squadra che esplorerà il pianeta A?

— Non lo so, ma lui ne farà senz’altro parte — replicò Leon, l’avversario di Huw. Stava giocando male, e ora attendeva con malcelata impazienza che Huw facesse la sua mossa. — Dopotutto, lo studio della vita aliena è la sua specialità, no?

Huw rispose con un grugnito e posò la pedina con un largo svolazzo, facendo di tutto per dare un’enfasi belligerante al caratteristico, secco rumore delle pedine di Go. Si era arreso solo di recente al vizio di giocare una partita dopo l’altra, un vizio che aveva contagiato quasi tutti a bordo. Ormai, solo Hesper, Sieglinde e un paio di altri non trascorrevano tre, quattro ore al giorno davanti alla scacchiera,

Mancavano solo un paio di settimane all’arrivo della Wotan nei pressi del pianeta A, l’unico corpo celeste di qualche interesse nell’intero settore; una volta avvicinatisi abbastanza, sarebbero rientrati nello spazio normale, dando il via alla fase esplorativa basata sull’osservazione diretta. A quel punto molte questioni irrisolte avrebbero trovato risposta, tra cui le domande sulla correttezza dei calcoli e sull’effettiva capacità dell’astronave di rientrare in futuro nel nonspazio. Per contro, una certa tensione aleggiava tra l’equipaggio, una tensione che si faceva sempre più viva a mano a mano che si avvicinava il momento della verità.

— Durante l’anno in cui resta in carica, il comandante può lasciare l’astronave per una sola ragione: l’atterraggio su un pianeta abitabile — ricordò Chang a tutti i presenti, parlando dall’altro lato della stanza.

— Ah, il suo anno è quasi finito — replicò Leon. — E quindi sarà libero di partecipare al primo atterraggio. Anzi, scommetto che il suo ultimo atto ufficiale sarà di nominare se stesso comandante della missione esplorativa.

— Cosa le fa credere che si dimetterà una volta scaduto il suo mandato? — chiese Paco. — Potrebbe anche cercare di farsi rieleggere. Secondo me ha buone possibilità di vittoria: chi tra noi vuol fare quel dannato lavoro? E il regolamento non vieta al comandante di presentarsi per la rielezione.

— Dunque, secondo voi il potere lo attira così tanto da spingerlo a rinunciare al suo lavoro? — chiese Julia.

— Nessuno veramente a posto penserebbe mai di farsi eleggere una seconda volta — spiegò Paco. — O addirittura di farsi eleggere la prima. Ma siamo certi che il nostro comandante sia davvero a posto? Siamo certi di essere tutti a posto? Perché, tanto per iniziare, chiunque sia davvero padrone delle proprie facoltà mentali non avrebbe accettato di partire per questo viaggio.

Con molta calma Heinz, che stava giocando con Julia dal lato opposto della sala comune, disse: — Secondo me la rielezione è l’ultima cosa a cui pensa il nostro comandante. Io sono convinto che preferirebbe di gran lunga far parte della squadra che atterrerà e, come ha detto Chang, farsi rieleggere lo taglierebbe automaticamente fuori dall’esplorazione diretta del pianeta. Quindi secondo me intende lasciare il posto a qualcun altro. Il problema è: chi gli subentrerà?

Quella domanda colpì tutti con forza inaspettata, come un pugno che si abbatteva sulle scacchiere su cui tutti erano chini. Seguì un lungo momento di silenzio sorpreso nella sala comune. Da quell’informale conversazione doveva forse scaturire una sorta di candidatura? E in tal caso, perché nessuno ne parlava?

— Perché non tu, Heinz? — disse infine Chang.

— Non diciamo sciocchezze. Io non sono una persona affidabile. Non affidabile come dovrebbe essere un comandante.

— Bene, e allora chi suggeriresti?

— Io non voglio suggerire nessuno. Mi limito a sollevare la questione — replicò Heinz, osservando a una a una le persone attorno a lui. — Perché non tu, Sylvia? Un anno da comandante: perché no? Dopotutto non hai alcuna pesante responsabilità in questo stadio del viaggio. Oppure tu, Paco. Dici di non pensarci affatto, eppure sarebbe un bel contrasto: dopo il freddo e controllato nordico, il vulcanico, precipitoso latino. C’è anche Sieglinde: scommetto che sarebbe felice di proporsi se solo gliene dessimo la possibilità.

Tutti risero a quelle parole. Sieglinde non era molto popolare a bordo, e se si fosse proposta avrebbe ricevuto un solo voto: il proprio. — E tu, Huw? — concluse Heinz, sorridendo al rosso e robusto gallese. — Scommetto che saresti un comandante dannatamente in gamba.

— No. Nemmeno per tutto l’oro del mondo. Se per caso venissi eletto dovrei affrontare lo stesso problema del comandante: non potrei partecipare all’esplorazione planetaria — ricordò Huw a tutti. — E questa conversazione ha avuto inizio con la mia domanda sulla possibile composizione della squadra esplorativa, se mai verrà formata. Io, naturalmente, voglio farne parte e quindi non c’è alcuna possibilità che mi presenti come candidato.

— E allora chi sarà il nuovo comandante? — chiese qualcuno.

Di nuovo, calò il silenzio. Nessun candidato avrebbe ricevuto l’unanime consenso dell’equipaggio, e tutti lo sapevano. Il comandante in carica svolgeva i suoi compiti a meraviglia, adattandosi perfettamente al ruolo: per loro poteva restare al suo posto per sempre, un posto perfettamente adatto alla fredda, strana intensità del suo carattere. Molti, infatti, speravano che si sarebbe ripresentato, sia per evitare la seccatura di dover scegliere, sia per tenerlo prudentemente occupato. Per questo le discussioni sulla scadenza del suo termine e sulle elezioni erano state fino a quel momento tanto rare, e per lo stesso motivo anche quella discussione sembrava destinata a finire nel nulla.