Infatti Huw propose: — Se ora volessimo tornare alla questione della squadra di atterraggio…
— Tocca a te, Huw — grugnì Leon.
Con un largo sorriso, Huw prese una pedina nera dal mucchio di pedine non giocate e quasi senza guardare la posò con forza sulla scacchiera, eliminando così un intero avamposto di pedine bianche che evidentemente aveva bisogno di maggiore difesa. Leon sussultò per la sorpresa. Huw rimosse con calma le pedine bianche appena mangiate e rispose: — Secondo me la squadra esplorativa deve consistere di tre persone, né più né meno. Difatti, è chiaro che non possiamo inviare una sola persona, e due sono poche per gestire una situazione che può presentare inconvenienti tecnici e rischi sconosciuti. D’altro canto, è inutile e rischioso per la missione stessa mettere a repentaglio troppe vite: ecco quindi che il magico numero sarà tre. Vedrete.
— Ci hai pensato parecchio negli ultimi giorni, vero? — ribatté acidamente Leon.
Huw lo ignorò. — Per quanto riguarda l’aspetto tecnico della missione esplorativa, io credo che la squadra ideale debba comprendere uno xenobiologo, un planetografo e un tecnico generico che conosca alla perfezione il modulo di atterraggio, le macchine e i computer. Ora, il miglior xenobiologo a bordo è senz’altro il comandante e quindi lui costituisce una scelta obbligata, anche se potremmo inviare Giovanna o persino Elizabeth; invece il planetografo…
— Io sono assolutamente contrario a includere delle donne nella squadra — intervenne Paco con voce ferma.
Il commento inaspettato suonò così estraneo al discorso di Huw da farlo cadere in un meravigliato silenzio, da cui cercò di uscire aprendo e chiudendo due o tre volte la bocca come un pesce. Tutti si volsero verso Paco solo per vederlo sorridere beato e soddisfatto, neanche avesse ipotizzato l’esistenza di una quarta legge della termodinamica.
Nella sala comune c’erano quattro donne in quel momento: Julia, Innelda, Giovanna e Sylvia. Le prime tre sembrarono troppo sorprese per replicare; fu Sylvia a parlare per tutte. — Bravo Paco! Che magnifica idea. Ha un sapore decisamente medievale: i prodi maschi cavalieri sfidano i dragoni lancia in resta, mentre le mogli devote li aspettano al castello. Non è forse così che deve andare?
Il sorriso compiaciuto di Paco si spense un po’ mentre lanciava a Sylvia una fosca occhiata.
— No, non è quello che volevo dire — replicò.
— No?
— No. È una semplice questione di diversità genetica. Possibile che non lo capiate? — Tutti tacevano. Paco si sporse in avanti e cominciò a contare sulla punta delle dita. — Ascoltate. A bordo ci sono venticinque donne: mettiamo le cose da un punto di vista biologico. Venticinque donne significa venticinque banche di ovuli deambulanti, venticinque potenziali portatrici di feti. In altre parole, se qualcosa va storto, abbiamo solo venticinque meccanismi riproduttivi con cui dare inizio alla colonizzazione della Nuova Terra. Peraltro, a bordo abbiamo una grande abbondanza di sperma. Un singolo uomo può fecondare un intero esercito di donne, se necessario. Sono le potenziali madri che scarseggiano, e io non voglio che scarseggino ancora di più. Ogni donna a bordo rappresenta un insostituibile quattro per cento di tutte le donne che popoleranno inizialmente la Nuova Terra. Ogni donna rappresenta un’insostituibile portatrice di codici genetici, e uno strumento di crescita degli embrioni. La possibilità di perdere qualcuna di voi durante le esplorazioni suggerisce pertanto di non farvi correre alcun rischio. Ecco tutto.
Innelda, Julia e Giovanna cominciarono a parlare tutte insieme, ma fu ancora la voce chiara e sottile di Sylvia a continuare la discussione.
— Paco, sei un idiota. Una portatrice di ovuli, uno strumento di crescita dei feti in più o in meno, come tanto graziosamente ci dipingi, non farà alcuna differenza, a lungo termine. La manciata di donne a bordo di questa astronave non conta nulla per popolare la Nuova Terra, e tu dovresti saperlo. Ciò che veramente conta è la banca genetica che abbiamo di sotto e le incubatrici in cui cresceranno i bambini concepiti in provetta. Abbiamo interi barili di ovuli da fertilizzare al sicuro nei congelatori. E anche barili di sperma, grazie tante. È da lì che si svilupperà la diversità genetica della Nuova Terra, non da noi. È chiaro che non vogliamo perdere alcun membro della spedizione, ma affermare che le donne che si trovano a bordo sono sacre portatrici di vita e che vanno protette a ogni costo dai rischi di un’esplorazione planetaria è un’idiozia, una vera e propria idiozia.
— Quindi ti offriresti volontaria per il primo atterraggio? — le domandò immediatamente Paco.
— Perché, servono dei volontari? Bene, io ci vado. Certo, perché no? Tuttavia, proprio tu che ti preoccupi tanto del nostro prezioso patrimonio genetico e dei nostri strumenti di crescita degli embrioni dovresti pensarci due volte prima di porre una simile domanda a una delle poche persone che sa come farli funzionare, questi strumenti!
— Prenderò questa risposta come un’indicazione che vorresti andare, ma non puoi — concluse Paco, accomodante. Ormai sembrava chiaro a tutti, grazie anche alla luce nei suoi occhi e al sorrisetto divertito che sfoggiava, che Paco intendeva solo prendere in giro le donne presenti per ridere un po’ alle loro spalle.
Sylvia era un donna minuta e alquanto timida, e quella situazione era insolita per lei. La tensione con cui aveva risposto le imponeva di non mollare. — Ho detto che andrò se qualcuno me lo chiederà. Tuttavia sarebbe da stupidi chiedermelo. Perché invece non vai “tu”, Paco? Tutto ciò che sai fare è dirigere l’astronave e produrre sperma. Hai detto tu stesso che abbiamo una grande abbondanza di sperma a bordo, quindi possiamo eventualmente fare a meno del tuo. E se quel pianeta è abbastanza simile alla Terra da potervisi stabilire, non avremo comunque più bisogno di un navigatore specializzato!
Julia e Giovanna applaudirono, e a loro si unirono Heinz e David, dopo un attimo. Persino Paco sorrise.
Huw, che poteva essere un uomo estremamente paziente, era rimasto in attesa con estrema pazienza durante la discussione. Adesso che sembrava finita disse testardamente, come se il battibecco tra Sylvia e Paco non fosse mai avvenuto: — Posso continuare? Allora, la squadra sarà composta da tre persone. Il comandante come xenobiologo, Marcus o Innelda come planetografi e il sottoscritto come tecnico generico per la guida e la manutenzione del modulo di atterraggio e dei macchinari. Che ne dite?
— Sarebbe meglio chiedersi che ne dirà il comandante — replicò Heinz. — Tuttavia, c’è qualcosa di sensato in questo tuo elenco. Perché non raggiungi il comandante e gli fai sapere che hai scelto la squadra di atterraggio per lui?
— È proprio ciò che intendo fare — ammise Huw. — Ma prima devo finire questa partita.
E con queste parole posò la sua pedina. Leon osservò tristemente la scacchiera e mosse all’attacco nel territorio di Huw, ma questi rintuzzò l’offensiva in tre sole mosse, circondando le pedine bianche con una marea di pedine nere. Heinz e Paco si avvicinarono per osservare. Leon era uno dei giocatori più esperti a bordo, mentre Huw veniva ancora considerato un novellino; tuttavia, il novellino stava liquidando l’avversario con la freddezza e l’ostentazione di un esperto. Stava giocando con l’astuta rapidità del formidabile Roy, quasi all’insuperabile livello della straordinaria Noelle, in quel periodo la campionessa indiscussa. Leon parve stordito. Nella foga di difendersi, prese a muovere senza pensare, e Huw replicò a ogni sua mossa con altri, micidiali attacchi. Due nuovi cunei si formarono sulla scacchiera, cunei di pedine nere destinati a schiacciare le pedine bianche. Leon li guardò sconsolato per qualche istante e scosse la testa.