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Quello lo lasciò di stucco. Non ci aveva pensato.

— Quindi io sono felice che non sia successo. Mi sarebbe mancato, lo sa? A me piace molto stare… lavorare con lei.

Quelle parole, pronunciate con calma e quasi casualmente, lo agitarono moltissimo. L’affermazione era troppo semplice, troppo infantile per implicare qualcosa di più profondo. Di quello era certo, o perlomeno voleva esserlo. Noelle aveva parlato come si parla a un amico, a un compagno di giochi con cui si incontrava ogni giorno e di cui avrebbe pianto la partenza. E tuttavia lei non era affatto una bambina, vero? Era una donna, una giovane donna di ventisei anni, bella, intelligente e misteriosa. “A me piace molto stare… lavorare con lei.” Sì, proprio così. Quella frase semplice e diretta lo rimestava fin nel profondo, svegliando in lui qualcosa di allarmante, di turbolento e conturbante il cui significato stonava profondamente con l’innocenza delle sue parole. Con una sorta di vaga speranza, guardò il dolce viso di Noelle, cercando di capire cosa le passasse per la mente in quel momento. Ma invano. Lei restò seduta con espressione completamente impenetrabile, come sempre del resto.

Noelle che inviava i messaggi sulla Terra per Heinz. Noelle e Paco…

Quel pensiero fece scattare tutta una serie di collegamenti nella mente del comandante, che si ritrovò a chiedersi se Noelle aveva qualche sorta di coinvolgimento intimo a bordo, se si incontrava con qualcuno in modo diverso da come si incontrava con lui. Un coinvolgimento sessuale, emotivo, qualsiasi cosa. Restava quasi sempre nella sua cabina, almeno per quanto ne sapeva, e quando usciva passava ore intere a giocare a Go, oppure si dedicava alle solite attività di bordo: mangiava, andava alle terme, partecipava agli incontri ufficiali. Nessuno aveva mai avanzato il sospetto che si incontrasse segretamente con qualcuno. Ma non significava nulla. Anche lui e Julia si vedevano ormai da tempo all’insaputa di tutti. L’astronave era grande, la più grande nave spaziale mai costruita dall’uomo, ed era piena di angoli nascosti, stanze, passaggi. Probabilmente vi avvenivano molte cose che nessuno sospettava. Noelle e Paco? Noelle e Huw? Noelle ed Hesper, accidenti, giù nel laboratorio di Hesper pieno zeppo di luci e colori che lei non avrebbe mai visto?

Il flusso di quei pensieri lo stupì per la sua intensità. Si ritrovava perso improvvisamente in un vortice di folle nonsenso.

Nulla stava avvenendo, si disse infine. Nulla che lo riguardasse davvero, in un modo o nell’altro.

Noelle viveva una vita di completa castità. Non vi era probabilmente altra alternativa. Di quando in quando si recava alle terme, certo, e sedeva completamente nuda presso l’acqua fumante. Ma questo che significava? Tutti lo facevano. Ma nessuno l’aveva mai vista amoreggiare con qualcuno. Nessuno l’aveva mai vista unirsi ai giochi nell’acqua, oppure scomparire nelle stanze adiacenti le vasche seguita da un uomo. A bordo dell’astronave lei viveva come una suora. Perché quello era il modo in cui aveva sempre vissuto: anzi, molto probabilmente era ancora vergine, concluse il comandante.

Vergine. Che razza di assurdo concetto medievale. La parola stessa suonava terribilmente antiquata. Oh, forse simili creature esistevano ancora… fino a dodici, tredici anni. Perché no? Ma nessuno ci pensava più, o almeno non più di quanto la gente pensasse agli unicorni.

In ogni caso, vergine o meno, Noelle era certamente un’isola. Lei e sua sorella Yvonne possedevano un legame del tutto personale, in cui nessun altro era ammesso. E se davvero era vergine, si disse, forse la verginità era un requisito indispensabile per il mantenimento del ponte telepatico. Perché lei doveva restare intoccata, e intoccabile. Per cui non potrà mai… non farà mai…

“Ma che diavolo mi sta succedendo?”

Tutto ciò era follia. La sua mente, la sua ordinata e disciplinata mente, si era riempita all’improvviso di speculazioni assurde, di teorie infantili. Si stava comportando come l’adolescente innamorato che non aveva mai voluto essere. Ma perché, perché? Quanto era davvero importante Noelle per lui? Nonostante tutti i suoi sforzi, ormai non poteva negare di provare una forte attrazione per lei. Ne era innamorato? Be’, come minimo la sua splendida, statuaria bellezza esercitava un forte effetto su di lui. “Vuoi provare a portartela a letto?” si chiese brutalmente. “Allora provaci, se lei è interessata quanto te, naturalmente. Ma di sicuro non può essere la suora di clausura che tu immagini!”

In quel momento il comandante si sentì sollevato per la cecità di Noelle, che le impediva di vederlo in volto mentre tutti quei pensieri gli attraversavano la mente.

Mentre lui lottava per riprendere il controllo, Noelle chiese: — C’è qualcosa che non va?

Lei sapeva. Ma certo. Lei non doveva guardarlo in volto per sapere, perché possedeva una fantastica sorta di sensori incorporati, in cui affluivano continue informazioni sullo stato della gente, catturate grazie al modo di respirare, alle sostanze chimiche emesse dai pori della pelle e a tutti i più sottili segnali psicologici che consentivano a un attento osservatore di intuire lo stato di chi gli stava di fronte senza neppure il bisogno di guardarlo. E questi sensori, nei ciechi, erano naturalmente potenziati.

— Stavo pensando — rispose lui, senza mentire del tutto. — Pensavo a quanto sarebbero mancati anche a me questi nostri incontri.

— Ma adesso questo pericolo è passato.

— Sì, per fortuna.

Con delicatezza, lui le prese la piccola mano scura e la strinse tra le sue. Un tenero gesto di affetto, all’apparenza. Poi si obbligò a ricordarle che dovevano lavorare.

— Ho avvertito ancora quella scarica statica, lo sa?

— Davvero? E quando? — chiese lui, grato per il cambio di argomento e furioso al contempo per il tenero momento perduto.

— Stanotte. Sembrava un velo che mi oscurava la mente, un velo che si frapponeva tra me e Yvonne.

— Riesce ancora a contattarla?

— Non ho ancora provato. Crèdo di sì, ma ormai credevo che le interferenze fossero passate e invece…

— Negli ultimi mesi siamo passati nelle vicinanze di diverse stelle — spiegò lui. — E adesso ci stiamo avvicinando a un’altra.

— Sulla Terra mi trovavo a soli centocinquanta milioni di chilometri da una stella — replicò Noelle — e non ho mai avuto alcun problema a contattare Yvonne, anche quando mi trovavo lontana.

— Per quanto lontane potevate trovarvi sulla Terra — disse lui — si trattava sempre di una distanza minima, paragonata alla distanza a cui vi trovate adesso.

— Io continuo a credere che la distanza non conti affatto. Secondo me è qualcosa collegato alla presenza di stelle, ma non ho idea di cosa possa essere. Stelle diverse dal sole, in ogni caso. Non capisco, davvero non capisco — concluse Noelle, e stavolta fu lei a prendere la mano del comandante tra le sue stringendola molto più di quanto lui non avesse pensato di fare prima. — Odio quando qualcosa si frappone tra me e Yvonne. Mi fa paura. È la cosa più terrorizzante che possa immaginare.

E infine arrivò il momento di abbandonare il non-spazio e di decidere se valeva la pena mandare una missione esplorativa sul pianeta battezzato pianeta A da Zed Hesper. Ma prima avrebbero constatato se davvero l’astronave poteva uscire ed entrare nel nonspazio in modo controllabile, e se le informazioni fornite dagli strumenti di Hesper corrispondevano alla realtà dei fatti. Perché non tutti erano certi che la gran mole di dati raccolti sul pianeta A, tutte quelle informazioni incredibilmente dettagliate sulla stella e i suoi pianeti, sulla composizione atmosferica e sulla presenza di calotte di ghiaccio ai poli, costituisse un rapporto veritiero sullo stato reale delle cose. Molti sospettavano che si trattasse piuttosto di una sorta di costruzione fantastica con lo stesso legame con la realtà di quanto potevano averne i canti e le pozioni di uno sciamano preistorico.