Assaporò lo spettacolo di luci con gratitudine fino a quando i suoi occhi non cominciarono a dolere e la sua mente a stancarsi. Poi ringraziò Hesper con voce grave e uscì.
La cabina di Noelle era pulita, austera e poco arredata. Nessun quadro alle pareti, nessun ologramma di statue classiche negli angoli, nulla per compiacere la vista a parte qualche sottile statuetta di bronzo, una lastra ovale di pietra verde e alcuni oggetti scelti evidentemente per la loro ricca struttura: una striscia di tessuto annodato tesa attraverso una cornice, un guscio di riccio di mare calcificato, una collezione di pietre grezze di arenaria. Tutto però era meticolosamente ordinato. L’aiutava qualcuno a tener pulita la cabina? Noelle muoveva serenamente da una parte all’altra della piccola stanza senza mai rischiare di urtare qualcosa, spostando questo o quell’oggetto di uno o due centimetri, prendendone un altro per soppesarlo e poi rimetterlo nello stesso identico posto di prima: la suprema confidenza dei suoi movimenti affascinava il comandante, pazientemente seduto ad aspettare che lei si fermasse.
Anche la sua bellezza lo affascinava. Noelle era perfettamente curata, con i lunghi capelli neri pettinati accuratamente all’indietro e fissati con uno splendido pettine di avorio istoriato. Aveva una pelle dalle forti tonalità afro-mediterranee, liscia e luminosa, lucente da dentro. Le sue labbra erano piene, il naso sottile e vagamente alla francese. Indossava una soffice veste nera, lunga e fluente e dal bordo argentato. Ed era molto, molto attraente: incontrandola talvolta nelle terme non aveva potuto fare a meno di notare i suoi seni rigidi e tondi, le sue curve, le sue anche. Le sue ossa erano sottili, quasi fragili all’apparenza, incredibilmente femminili. E tuttavia, per quanto ne sapeva, non era legata a nessuno a bordo. Forse perché era cieca? Nessuno pensa in genere a una ragazza o a un ragazzo cieco come a un possibile partner. Ma per quale motivo? Forse perché uno esita ad avere rapporti sessuali con una persona cieca per paura di approfittare di lei. Questo pensiero lo colpì. Approfittare? Se uno pensa a un rapporto sessuale tra due adulti come a un’occasione per trarre un vantaggio immediato, meglio perderlo che trovarlo. Allora, forse la compassione per il suo handicap sbarra la strada ad altre cose: la pietà si fa sentire troppo spesso, e questo uccide il desiderio. Ma anche questa teoria venne presto rifiutata. Troppo disinvolta e poco plausibile. Poteva essere che la gente evitasse i rapporti con lei per la sua presunta capacità di leggere la mente, e quindi i pensieri più profondi? Noelle aveva ripetutamente spiegato di poter entrare solo nella mente di sua sorella gemella. E poi, se uno non ha niente da nascondere, perché dovrebbe preoccuparsi delle capacità telepatiche di Noelle? No, doveva trattarsi di qualcos’altro, qualcosa che comprese solo in quel momento. Noelle possedeva un tale autocontrollo ed era tanto calma, tanto avvolta nella sua cecità e nello sviluppo delle sue capacità, tra cui primeggiava il miracoloso ponte telepatico che la legava alla sorella rimasta sulla Terra, che nessuno osava provare a rompere le cristalline barriere che la difendevano dal mondo esterno. Nessuno la avvicinava perché lei sembrava intoccabile. La sua strana perfezione dell’anima la sequestrava, allontanava gli altri quanto e forse più di quanto accade a una ragazza straordinariamente bella. Non stimolava il desiderio perché non sembrava affatto umana. Lei riluceva. Sembrava una macchina senza difetti, un componente essenziale dell’astronave.
Il comandante ripassò in silenzio il testo del messaggio, il rapporto da trasmettere quotidianamente alla Terra. — Non c’è molto di nuovo da dire — annunciò infine — ma immagino che il rapporto giornaliero vada inviato comunque.
— Sarebbe quasi crudele non inviarlo, visto ciò che rappresentiamo per loro — replicò Noelle.
Non appena lei aprì bocca, la calma attentamente costruita del comandante parve svanire di colpo. Un attimo più tardi si ritrovò spigoloso, belligerante, stranamente fuori equilibrio. Lui stesso si stupì di quella trasformazione. Qualcosa nella voce morbida e gentile della ragazza cieca lo mandava incredibilmente su tutte le furie, o almeno così sembrava. Una tensione repentina e misteriosa si fece largo dentro di lui. Rabbia. Animosità. Non sapeva perché, ma sapeva che non era completamente padrone delle sue parole.
— Ah, ho i miei dubbi al riguardo — replicò con un’acidità che lo stupì. — Non siamo poi così importanti per loro.
Una risposta perversa, e lo sapeva. Quelle parole andavano completamente contro le sue stesse convinzioni.
Lei sobbalzò dalla sorpresa. — Ma certo, ma certo che siamo importanti per loro. Yvonne dice che le fanno registrare il rapporto non appena arriva, per poi ritrasmetterlo a tutte le colonie scientifiche e sui canali del mondo intero, e anche sulla Luna: sapere cosa facciamo è terribilmente importante per loro.
Ma lui non era disposto a concedere nulla. — Facciamo semplicemente parte dello spettacolo, siamo l’ultima curiosità. Ah, gli intrepidi esploratori che si avventurano verso le stelle attraversando le sconosciute profondità del non-spazio a caccia di nuovi mondi… Come fenomeno, possiamo durare addirittura un anno! — ribatté. La sua voce suonava dura e poco familiare, il suo modo di parlare era rude, erratico, con le parole che uscivano a getti irregolari. E, per quanto riguardava quelle parole tanto gelide e ironiche, continuava a masticarle chiedendosi se davvero le aveva pronunciate lui. Prima non aveva mai parlato in quel modo della Terra e dell’interesse che suscitava la missione. Simili pensieri non avevano mai attraversato la sua mente prima. E, tuttavia, si ritrovò a voler avventatamente continuare su quella strada, quasi curioso di vedere dove portava. — Questo è tutto ciò che rappresentiamo per loro, non crede? Una notizia, l’avventura, un temporaneo diversivo.
— Crede veramente a quello che dice? A me sembra così cinico!
Lui si strinse nelle spalle. In qualche modo quell’idea tanto sgradevole aveva preso possesso della sua mente, per quanto quelle parole suonassero ripugnanti anche a lui. L’effetto che stava avendo su Noelle appariva sempre più chiaro, perplessità che si trasformava in delusione, ma sentiva di essersi spinto troppo in là per lasciar cadere l’argomento. — Altri sei mesi e si stancheranno dei nostri rapporti quotidiani. Forse anche prima. Non ci presteranno più attenzione… tra un anno solo gli scienziati si ricorderanno di noi.
Di nuovo, lei sembrò colta di sorpresa. Le sue narici si allargarono e si strinsero in apparente allarme. Normalmente il suo volto era il ritratto della serenità, ma non adesso. — Non l’ho mai vista di così cattivo umore, comandante.
— Davvero? Be’, oggi mi sento stranamente cinico.
— Non l’ho mai considerata una persona cinica, neppure una volta. Anzi, tutto in lei suggerisce ben altro che cinismo. Eppure oggi, mentre diceva queste cose… — L’aggettivo giusto faticava a uscire.
— Queste cose orribili?
— Sì.
— Ah, forse sono solo realista. Oggi ci ho pensato un po’ sopra e ho deciso che un po’ di realismo non guasta. Essere realisti equivale a essere cinici?