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— Sulla Terra sono tutti molto tristi per quanto è successo — intervenne Noelle. — Ci ammirano molto, sapete? Seguono tutto ciò che facciamo con il massimo interesse. Per tutta la settimana la gente non ha fatto altro che parlare della spedizione sul pianeta A. Così almeno ha detto mia sorella. E poi, apprendere della morte di Marcus… — Noelle lasciò la frase in sospeso, scuotendo la testa. — Sapete che oggi terranno, ovunque sulla Terra, delle commemorazioni funebri per Marcus?

— Meraviglioso — commentò Imogen. — Certamente servirà a rafforzare il loro spirito. E anche il nostro.

Il comandante guardò Noelle, sorpreso. Quel particolare gli suonava del tutto nuovo. Noelle non gli aveva detto nulla del genere a trasmissione finita. Era ancora in contatto con Yvonne, ricevendo un flusso costante di notizie sulle reazioni alla morte di Marcus? Oppure (come odiava quell’idea, ma non voleva saperne di sparire) si stava semplicemente inventando tutto quanto?

— Non mi aveva detto — disse, con vago tono di rimprovero — delle commemorazioni funebri sulla Terra.

— Oh, sì. Ovunque sulla Terra.

— Siamo noi la loro notizia — disse Sieglinde con un riso sguaiato. — Noi attraversiamo l’immenso universo, noi viviamo, noi troviamo orribili pianeti e moriamo nel tentativo di esplorarli. È questo il grande evento per loro, il solo vero evento. Perché noi li sorprendiamo, e loro non sanno più cosa sia la sorpresa. Sono pecore, ecco la verità. Sono pigri e senza inventiva. Non vogliamo altre morti, naturalmente, ma di quando in quando dovremmo inventarcene una giusto per tener viva la loro attenzione. Per fare in modo che parlino sempre di noi. Anche per ricordare loro che la morte esiste.

Tutti volsero lo sguardo su di lei. Aveva un’espressione ardente e il viso rosso di rabbia. Sieglinde possedeva la capacità di alimentare da sé la propria tensione. E fu allora che sorrise, una sorta di smorfia a dire il vero, e il colorito rosso scomparve com’era venuto.

Cambiando voce, aggiunse: — È terribile ciò che è accaduto a Marcus. Mi fa ancora un effetto sconvolgente. Era un ragazzo così tranquillo, con una tale capacità di apprendere. Niente più perdite, comandante, mi ha capito?

— Vorrei non aver perso neppure Marcus — replicò il comandante.

Seguì un attimo di triste silenzio nelle terme.

— Bene — commentò infine Huw, issando il suo corpo massiccio fuori dalla vasca. Era rosso dal caldo, praticamente mezzo lessato. — Dovremmo muoverci adesso, penso — affermò, tuffando un braccio in acqua e tirando fuori la piccola Imogen come se fosse una bambina, per poi lasciar ciondolare per un attimo le sue gambe a mezz’aria prima di posarla dolcemente sul bordo piastrellato della piscina. Si fecero una doccia gelata, poi si vestirono e se ne andarono.

— Anch’io devo andarmene — annunciò Sieglinde. — Ho da fare in sala di controllo.

Noelle e il comandante restarono da soli, voltati nella stessa direzione e con le gambe ancora a contatto. L’uscita degli altri tre conferì un vago imbarazzo a tutta la situazione. La tensione erotica nata nel comandante nella cabina di Noelle, quando lei si era sfilata la veste restando completamente nuda davanti a lui, salì improvvisamente alle stelle. Probabilmente non era mai scomparsa. La più vicina delle tre camere laterali distava appena pochi passi: troppo facile raggiungerla, e per di più in una situazione di riservatezza assoluta. Tuttavia il comandante fece il possibile per trattenersi, perché non aveva idea di cosa volesse Noelle. Non aveva neppure idea di cosa volesse lui, a dire il vero. Ancora una volta, quindi, decise di attendere, lasciando a lei la prima mossa.

E, di nuovo, Noelle non gli offrì nulla se non la sua completa innocenza, la solita dolce indifferenza a qualunque risvolto sessuale della situazione.

— Ha ancora voglia di giocare quella famosa partita, comandante?

— Ma certo. Come vuole lei, Noelle.

Per prima cosa tornarono alla cabina di Noelle. Il comandante attese fuori che lei si vestisse. Dopodiché andarono nella sala comune, dove trovarono Paco e Roy intenti a giocare, e anche Sylvia e Heinz. Il comandante preparò la terza scacchiera per sé e Noelle.

Non giocava ormai da diverse settimane. La spedizione sulla superficie del pianeta A lo aveva distratto a sufficienza, in quel periodo. Non gli fu difficile entrare nel gioco, ma per quanto fosse bravo non aveva la minima possibilità. Noelle, che giocava con le pedine nere, lo aggredì subito con una tattica a lui ignota, e i suoi guerrieri dilaganti divorarono le povere pedine bianche con sorprendente facilità, mandando a monte ogni tentativo di contrastarne l’avanzata e creando anelli ellittici di territorio conquistato in tutta la scacchiera. La disfatta fu completa. La partita terminò tanto velocemente che Roy e Heinz, lanciando contemporanee occhiate dalle loro scacchiere, grugnirono entrambi di sorpresa, constatando che era già finita.

“Tutto è stato calcolato, controllato e ricontrollato. E oggi è il giorno della nostra partenza per il pianeta che a questo punto chiamiamo, con fredda e burocratica semplicità, il pianeta B. Ci auguriamo di aver motivo di dargli un nome più colorato e poetico in futuro: speriamo che possa diventare la nostra nuova casa. Sperare non costa nulla. Non nuoce certo alla salute, anzi, probabilmente fa del bene.

“Via via che il momento di balzare nel non-spazio si avvicina, mi ritrovo sempre più attratto dalla grande vetrata del corridoio centrale con la maestosa veduta del sistema solare che ci accingiamo a lasciare. Laggiù, da qualche parte, il maledetto pianeta A sta ruotando con indifferenza sul suo asse senza degnarci della minima attenzione. Per lui siamo come insetti, anzi, meno di insetti: non siamo niente. Nel modo più casuale possibile ha preteso una delle nostre vite, e ora procede con il suo moto attorno a quel sole dorato come ha sempre fatto, ignorando il crollo delle speranze di noi visitatori importuni e malvisti, di noi insetti che abbiamo osato disturbare brevemente la sua desertica solitudine. Presto ce ne andremo. Che follia pensare di trovar casa al primo tentativo: giustamente ci siamo imbattuti in un pianeta arido e senza cuore. La vita di Marcus è stato il prezzo da pagare per apprendere tutto questo!

“Ma, naturalmente, il pianeta in sé non può essere malvagio. Non può esistere in questo universo una cosa come un pianeta malvagio. I pianeti sono entità indifferenti. Semplicemente, quel pianeta non era fatto per noi.

“E ora tocca al pianeta B. Dopo, forse, verrà il pianeta C, e forse un giorno il pianeta Z.

“Mi trovavo davanti alla vetrata e guardavo quel cielo alieno, quello strano, ostile pianeta che ci siamo ostinati a esplorare, il suo sole giallo, i pianeti a lui prossimi che vagano nel cielo nero che ci avviluppa e che avviluppa le miriadi di stelle sullo sfondo, piccoli puntini lucenti che segnano l’immensità dell’universo in cui ancora una volta ci tufferemo; e poi, in una frazione di secondo, la scena è mutata radicalmente, cancellata in un batter di ciglia da un unico, immenso lampo, e di nuovo mi ritrovai a contemplare l’increspato, vorticoso, rilucente grigiore del non-spazio. Avevamo eseguito il balzo con successo. Quanto mi era mancato quell’accecante, nebbioso vuoto! Con che piacere l’ho contemplato nuovamente!

“E, quindi, ci ritroviamo di nuovo al di fuori dello spazio e del tempo per attraversare l’insondabile nulla che divide un luogo dall’altro, e io comincio a capire che in qualche modo sto diventando un cittadino del non-spazio: mi sento felice, si direbbe, solo quando riusciamo a liberarci della trama dello spazio e del tempo per librarci nella pace di quest’altra realtà, di questo vuoto nel vuoto, di questa inesplicabile anomalia, di questo insieme di equazioni matematiche che chiamiamo non-spazio. Qui il viaggio è solo un modo per giungere: perché dunque mi fa tanto piacere ritornare in questa dimensione? Non può darsi che preferisca segretamente non trovar mai un pianeta abitabile e ritrovarmi condannato a vagare per sempre nella galassia, al comando di una ciurma di dannati? Io come l’’olandese volante’? Certo che no. Certo che vorrei trovare nel pianeta B un luogo caldo e amichevole dove potremo stabilirci e vivere felici il resto delle nostre vite.