Выбрать главу

Ciò che Hesper affermava riguardo al pianeta B suonava ancora più incoraggiante dei rapporti preliminari sul suo infelice predecessore. Il pianeta B, diceva Hesper, era un pianeta di medie dimensioni, con un diametro superiore a quello della Terra di circa il quindici per cento. Tuttavia doveva esser composto di materiali più leggeri perché la massa, e quindi anche l’attrazione gravitazionale, non si discostava molto da quella terrestre. Sicuramente possedeva un’atmosfera, e qui le proiezioni suscitavano entusiasmo: si trattava della cara, vecchia miscela di ossigeno, azoto e anidride carbonica, presenti nelle percentuali preferite dai polmoni umani. Unico neo, sembrava esservi un po’ troppa anidride carbonica. Un po’ tanta, per essere precisi, tanta al punto da creare un sensibile effetto serra, dando probabilmente origine a un clima decisamente caldo e umido, simile a quello della Terra del Mesozoico. Tuttavia il Mesozoico era un’epoca decisamente amica delia vita, un’epoca ricca di flora e di fauna. “Non preoccupatevi, quindi” amava ripetere Hesper. “Pensate in termini tropicali” aggiungeva, e da buon figlio dei soleggiati tropici tradiva un fremito di felicità e anticipazione. Tutto sarebbe andato per il meglio. Stavano per atterrare su un pianeta tipo Hawaii oppure tipo Madagascar. Caldo, caldo, caldo e un sacco di umidità come sinonimo di natura rigogliosa, un brillante ma piovoso paradiso, un dolce Eden lussureggiante.

Bene, forse era così. Alcuni dei più vecchi membri dell’equipaggio ricordarono che il Mesozoico era l’epoca dei dinosauri, e nessuno trovò particolarmente allettante l’idea di fondare una colonia su un pianeta popolato da grandi rettili. Ma l’analogia, in effetti, non aveva senso. L’evoluzione non seguiva certo lo stesso percorso su pianeti diversi. L’effetto serra con elevata umidità e temperatura tropicale da polo a polo aveva dato vita sulla Terra a grandi, feroci animali, ma lo stesso effetto sul pianeta B poteva essersi limitato a creare delle enormi meduse felicemente a spasso in azzurri oceani da sogno.

Già, gli oceani. Su quel punto era nato un piccolo mistero. L’abracadabra analogico a lunga distanza di Hesper non aveva scoperto, almeno fino a quel momento, alcun oceano sul pianeta B. La cosa, in effetti, non sembrava granché sensata, considerando l’apparente prevalenza di molecole d’acqua nell’atmosfera e le temperature medie così elevate, che logicamente dovevano generare un sacco di pioggia. Invece, la superficie del surrogato virtuale del pianeta B realizzato da Hesper appariva identica e uniforme, priva di differenze termiche o morfologiche. Possibile che si trattasse di un pianeta interamente coperto d’acqua? Oppure la superficie era un’unica, immensa foresta punteggiata di laghi e fiumi troppo piccoli per essere individuati dai sensori? Tra le due ipotesi c’era chi propendeva per l’una e chi per l’altra, ma chiaramente la soluzione del mistero doveva attendere la loro uscita dal non-spazio e la prima ricognizione ottica.

E poi, si dava per scontato che, una volta esaurite le ricognizioni preliminari da un’orbita bassa, si sarebbe provveduto a inviare prima un sonda, naturalmente se il pianeta fosse risultato potenzialmente abitabile, e quindi una spedizione umana, una nuova squadra di esplorazione. Tutti però ritenevano che le cose sarebbero andate davvero per il meglio, che il pianeta sarebbe risultato non solo abitabile ma ideale, e quindi che una squadra di esplorazione fosse già nei progetti del comandante. Il che sollevò un argomento già discusso in precedenza, ossia la composizione della squadra che sarebbe scesa sul pianeta per confermarne la bellezza e l’idoneità alla vita umana. E dato che anche quella volta l’incarico del comandante scadeva giusto qualche tempo prima dell’arrivo nel sistema del pianeta B, le discussioni nella sala comune a quel proposito si sprecarono.

Passarono altri mesi, e l’arrivo era previsto di lì a poco. Intanto c’era da risolvere il problema dell’elezione del nuovo comandante. Naturalmente, il comandante in carica non voleva saperne di farsi rieleggere per il terzo anno. Anzi, dichiarava apertamente di voler fare parte della squadra di esplorazione.

Il problema venne affrontato con calma e pacatezza dalla decina di persone che più si interessava a quelle faccende.

— Lui è essenziale, indispensabile — dichiarò Heinz. — Non esiste alternativa plausibile per quell’incarico. Guardiamo in faccia la realtà: deve farsi rieleggere.

— Bene — ribatté Paco. — Diglielo tu.

— È chiaro che non vi sono alternative — intervenne Elizabeth. — Mi spiace per lui, ma dovrà essere rieletto.

— Insomma, vi siete messi d’accordo tra di voi. La sua rielezione è di nuovo scontata, vero? — chiese Julia.

Heinz le lanciò un’occhiata rapida. — Non ti piace? Bene, allora perché non ti candidi ancora?

— Mi candiderei se servisse a qualcosa, e lo sapete. Ma purtroppo ha ragione lei, Heinz: al momento della votazione non raggiungerei il quorum. La gente rieleggerebbe lui.

— E lui sarà rieletto — concluse Heinz. — Proprio come l’anno scorso.

— Ma esploderà, rifiuterà con tutte le sue forze! — esclamò Huw.

— E se lo mettessimo davanti al “fatto compiuto”? — azzardò Sylvia. — Gli diciamo che è stato rieletto per acclamazione e ci appelliamo al suo senso del dovere.

— Il suo senso del dovere — rispose Huw — è interamente rivolto all’esplorazione del pianeta B. Non ha firmato per fare il comandante a vita. L’incarico doveva ruotare di anno in anno, in teoria. E quindi perché dovrebbe accettarlo se gli impedisce di fare ciò per cui si è imbarcato in questo viaggio?

Tutti tacquero per un attimo. L’argomento era più che valido; tuttavia, ognuno concordava sul fatto che non vi era nessun altro a bordo in grado di mietere lo stesso consenso. Il comandante si era affermato nella mente di tutti come il loro comandante e basta, anche per sempre. Sostituirlo con qualcun altro avrebbe avuto il vago sapore di un ammutinamento. E chi potevano scegliere, comunque? Roy, Giovanna, Julia, Huw, Leon? Coloro che erano sufficientemente maturi per ricoprire l’incarico non volevano saperne, oppure si sentivano inadatti ad assumersene la responsabilità.

Alla fine decisero di sondare l’umore dell’intero equipaggio e di presentare i risultati al comandante. Farlo non fu difficile, e il risultato fu quello che tutti si aspettavano: la sua rielezione era unanime. Huw, Heinz, Julia e Leon formarono la delegazione che si assunse l’onere di portare quel risultato al comandante. All’ultimo momento Noelle, che sedeva nella sala comune durante la discussione, chiese di essere inclusa nella delegazione.

— No — disse seccamente il comandante quando apprese i risultati del sondaggio. — Lasciate perdere. Non sprecate il vostro tempo perché non ci penso neppure. Tra poco lascerò questo posto, grazie a Dio, e voi dovrete cercare qualcuno in grado di sostituirmi.

— Ma l’intenzione di voto era unanime… — balbettò Leon.

— E allora? Perché dovrebbe interessarmi? — ribatté il comandante, alzando insolitamente la voce. — Forse qualcuno mi ha consultato? Forse qualcuno si è preso la briga di venirmi a chiedere se, per caso, intendevo candidarmi? Bene, vi comunico adesso, e ufficialmente, che non sono un candidato. L’anno scorso ho accettato di essere rieletto con la massima riluttanza solo per il bene comune, ma sia chiaro che la mia disponibilità ha un limite. Mi sono spiegato?