Paco era pronto ormai a subissare Roy di possibili obiezioni, ma Heinz fu più rapido di lui e cominciò a parlare estendendo l’ipotesi di Roy in un’altra area del possibile,
— E se queste creature ipotizzate da Roy non vivessero tra le stelle, ma nel non-spazio stesso? Vivono proprio qui nel nostro tunnel, diciamo, e noi, avanzando, entriamo e usciamo dai loro domini.
— Il tunnel di non-spazio dev’essere totalmente privo di materia — osservò acidamente Sieglinde — con la sola eccezione dell’astronave che vi si muove all’interno. Altrimenti un corpo che si muove a velocità maggiore della luce, come noi, potrebbe generare delle risonanze distruttive, poiché in termini fisici convenzionali la nostra massa è infinita, e un corpo con massa infinita non lascia spazio per nient’altro in quell’universo.
— In effetti è vero — rispose Heinz, imperturbabile come sempre. — Naturalmente se parliamo di creature materiali. Ma io non ricordo di averlo fatto. Ciò che ho in mente sono delle creature incorporee grandi come degli asteroidi, o forse come dei pianeti, ma del tutto prive di massa e di materia, composte solo di pensiero. Grandi convergenze di pura energia mentale che si muovono liberamente nel piano del non-spazio. Può trattarsi di creature native del non-spazio. In ogni caso, non sono composte da qualcosa che ricordi anche solo lontanamente la materia. La loro natura ci è completamente sconosciuta e vivono nel piano dell’esistenza che noi chiamiamo non-spazio, come gli angeli degli antichi dipinti vivevano in paradiso.
— “Angeli”! — esclamò Paco sul punto di scoppiare a ridere.
— Angeli! Sì! — urlò invece Elizabeth come se fosse ispirata, battendo forte le mani in una sorta di rapimento fantastico.
— Naturalmente è solo una metafora — si affrettò a chiarire Heinz, lanciando un’occhiata vagamente preoccupata verso Elizabeth. — Tuttavia, supponiamo che esistano, qualunque cosa siano, e che siano creature gigantesche e totalmente aliene. Il ponte telepatico tra Noelle e Yvonne viene disturbato, o interrotto, quando passiamo dentro di loro, oppure quando ci inoltriamo nella loro sfera di trasmissione biopsichica.
— Trasmissione biopsichica! — ripeté Paco, ironizzando.
— Sì, trasmissione biopsichica. Questa causa un’interferenza accidentale… Ma forse è deliberata, forse assorbono coscientemente gli impulsi mentali delle due gemelle, magari per studiarci, oppure per nutrirsene…
— Ora in un canto, ora in una fiamma senza forma, spesso gli angeli ci influenzano, venerati siano! — recitò Elizabeth.
— Cosa? — fece Huw, sorpreso come sempre dalle sue uscite.
— Sta di nuovo recitando — gli spiegò Heinz. — Shakespeare, immagino.
— John Donne, mio caro — corresse Elizabeth. — Ma perché credete sempre che sia Shakespeare?
— Shakespeare è l’unico poeta di cui Heinz abbia sentito parlare.
— Udite o angeli, figli della luce — riprese Elizabeth. — Troni, Dominazioni, Principati, Virtù e Poteri, udite il mio decreto, che irrevocato rimarrà.
— Ora, “questo” sì che è Shakespeare! — disse Heinz.
— Milton — svelò Elizabeth con amabile sorriso. Heinz rispose facendo spallucce. — Shakespeare scrive: “Angeli e ministri di clemenza, difendeteci!”. Oppure: “Buona notte, o mio principe, e che schiere di angeli cantino il tuo riposo!”.
Elizabeth possedeva un repertorio inesauribile. Era in grado di andare avanti così per ore, recitando ora un verso, ora l’altro di tutti gli antichi poemi che parlavano di angeli; e certamente aveva intenzione di farlo, ma l’uscita inaspettatamente poetica di Heinz aveva eccitato la fantasia di tutti i presenti, e nessuno ascoltava più la recita di Elizabeth perché tutti erano ansiosi di contribuire in proprio. Paco, naturalmente, voleva seppellire l’intera idea sotto una montagna di osservazioni ironiche, mentre lo stolido Huw aveva qualche difficoltà ad afferrare il concetto di esseri incorporei: neppure a parlarne di afferrare l’idea di angeli. Heinz, da parte sua, continuava a ripetere che si trattava semplicemente di un paragone figurato, non certo di un’ipotesi seria. Ciononostante, tutti trovarono l’idea estremamente eccitante, anche se poco plausibile, e i pochi che nutrivano delle serie riserve sull’intero concetto vennero sommersi dal generale entusiasmo e non riuscirono a parlare. In ogni caso, a detta di tutti, il termine “angeli” calzava a pennello alle creature appena ipotizzate da Heinz o a qualsiasi tipo di creatura in grado di interrompere il contatto tra Noelle e Yvonne.
Quasi tutti furono affascinati dall’idea e vollero guarnire l’ipotesi con spunti individuali, speculando sulla natura benefica o maligna dei cosiddetti angeli, sulla loro mortalità o immortalità, sul grado della loro intelligenza e così via. A un certo punto, Giovanna suggerì che potevano essere loro i responsabili dei sinistri effetti che lei stessa, Huw e Marcus avevano provato sul pianeta A. Perché no? Forse la diffusione della specie umana nel cosmo disturbava queste creature, che quindi avevano deciso di adottare delle misure per impedirla. Ma Huw, pratico come sempre, replicò che prima di lanciarsi in ipotesi del genere conveniva attendere e vedere se gli stessi disturbi si verificavano anche sul pianeta B.
Dove vivessero queste creature dello spazio fu anche oggetto di serrate discussioni, ma nessuno giunse a una conclusione soddisfacente. Alla fine, tutti furono d’accordo nel sottolineare la scarsa importanza della questione: che vivessero nel non-spazio, come suggerito da Heinz, o in qualche settore del cosmo come propugnato da Roy, l’effetto su di loro era identico. E il gruppo trovò un definitivo consenso sulla natura delle interferenze che bloccavano il contatto tra Noelle e Yvonne: si trattava quasi certamente di interferenze volontarie, originate da entità aliene nella cui sfera di influenza si trovava la Wotan. Il concetto, o meglio la sua generale accettazione, sollevò stupore e preoccupazione in tutti loro, anche in Huw, e persino nell’ironico e concreto Paco, per quanto si sforzasse di negarlo.
Il comandante, assente durante la prima parte della discussione, entrò in quel momento nella sala comune e rimase immobile e perplesso sulla soglia, mentre attorno a lui fioccavano le discussioni su angeli e trasmissioni biopsichiche.
— Angeli? — chiese tranquillamente dopo un po’. — E dove?
Gli altri cercarono di spiegare, parlando due o tre alla volta. Solo Heinz osservava tutti in silenzio, con aria sufficiente e braccia conserte. Aveva superato l’iniziale irritazione verso l’eccitazione causata dalla sua metafora, e ora gradiva molto l’idea di aver acceso nei suoi compagni l’interesse verso una questione così eterea. Lo scaltro, materialista Heinz che postulava l’esistenza di angeli nel condotto di non-spazio! Non parlava davvero sul serio, almeno riguardo l’esistenza degli angeli; così parve al comandante. Ma per quanto assurda potesse sembrare, la sua teoria meritava di esser presa sul serio almeno in parte? Il comandante, una volta udite le varie ipotesi e compreso a grandi linee ciò che gli altri cercavano di spiegargli, sembrò pensare di sì. — Angeli — ripeté con aria seria e pensierosa. — Perché rifiutare l’idea a priori? Si tratta di una definizione buona come qualunque altra, che merita senza dubbio un approfondimento.
Tutti, ma proprio tutti, si voltarono verso di lui, guardandolo fisso. Fra l’equipaggio si era fatto un gran parlare, in passato, dei suoi trascorsi monastici, persino mistici. Quel periodo trascorso tra i monaci zen nel loro tempio del circolo polare artico, quello strano intervallo della sua vita tra il periodo di esplorazioni sulle lune di Giove e di Saturno e il suo arruolamento sulla Wotan; non aveva mai parlato con nessuno a bordo di quel periodo, e d’altro canto sarebbe stato difficile per loro, scienziati e ingegneri, comprendere come mai aveva abbandonato una carriera scientifica più che promettente per ritirarsi in un luogo totalmente fuori dal mondo, un monastero zen. Ora il mistero rappresentato dalla vita del comandante tornava prepotentemente nelle loro menti, e tutti ricordarono che prima di essere scienziato e monaco era stato attore… e prima ancora? Ma tutti concordavano su un fatto: era l’unico a bordo in grado di fare il comandante, una persona seria, uno che spaziava con la mente in mille direzioni diverse… a differenza di Paco, per esempio, o di Heinz, o di Sieglinde. Se lui, il vero filosofo del gruppo, pensava che l’ipotesi degli angeli andava approfondita, allora poteva esservi davvero sotto qualcosa di serio.