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Ma dentro il nucleo, oltre la turbolenta superficie, sembrava esservi una zona di calma assoluta, come se un muro separasse le forze fiammeggianti del volto dell’angelo dal nucleo tranquillo e imperturbabile dell’essere gigantesco. Noelle desiderò ardentemente di riuscire a raggiungere quella zona di calma assoluta. Ma come? Come? Il fragore mostruoso sembrava stordire la sua stessa anima. Non riusciva neppure a pensare, in tutto quel tumulto.

“Angelo? Angelo, mi senti? Sono io, Noelle.”

Sibili, scoppi, scoppiettii, fragore.

“Angelo, toccami. Toccami, ma fai piano, toccami con delicatezza. Devi far piano, perché io sono così piccola e tu sei un tale gigante.”

Silenzio. Calma. Poi, abbacinanti filamenti di fiamma si protesero verso di lei come per carezzarla.

Oh. “Oh!”

Attorno a lei l’intero universo s’incendiò. Il fuoco, il fuoco, un oceano che bruciava, avide braccia di fiamma…

Noelle si ritirò, spaventata. Terrorizzata. Era troppo per lei, poteva esserne distrutta. Si voltò. Fuggì.

Cerca un posto sicuro, da qualche parte. Fermati. Respira profondamente.

Apri gli occhi.

Si ritrovò immersa in un mondo buio, come sempre. Non vi erano fiamme in alcun luogo vicino a lei. Tutto era perfettamente immobile. L’angelo non c’era più. Si trovava nella sua cabina a bordo della Wotan, sola e tremante. Aveva fallito di nuovo.

— Ci proverò ancora una volta — disse al comandante.

— È un rischio troppo grande, Noelle!

— Non ne sono più tanto certa.

— Ma tu hai detto…

— L’ho detto. Sì, è vero. Ma forse sbagliavo. Ci proverò ancora una volta, poi deciderò.

Lui restò in silenzio per diversi minuti.

— Tu non vuoi che io ci provi — disse infine Noelle con voce neutra, senza alcun rimprovero.

— Lo voglio e non lo voglio — rispose il comandante. — Sono uno di quelli che ti ha spronato a farlo. Ti spronavo con una mano e ti frenavo con l’altra. Ho paura di perderti, Noelle. Dobbiamo saperne di più su queste creature, è vero, ma io ho paura di perderti — confessò, e dopo un’altra pausa interminabile: — Perché tu sai che ti amo, Noelle.

— Sì, lo so.

— E se ti dovesse accadere qualcosa…

— Non mi accadrà nulla — replicò lei. — Nulla di male, almeno.

Quella volta, quando entrò nel grigio Intermundium, si fermò prima di iniziare a cercare l’angelo, inviando un messaggio attraverso anni-luce verso la Terra, verso Yvonne.

Da quasi un anno, ormai, non aveva con sua sorella il contatto che un tempo tanto amava, lo scambio di messaggi e di sensazioni di gioia e di amore. Tuttavia, sapeva che Yvonne era là e che cercava di raggiungerla ogni giorno. In qualche modo indefinibile, il ponte telepatico esisteva ancora, solo che era saturo di potenti interferenze causate dalla prossimità degli angeli. Era quel legame che Noelle cercava di ampliare e di rafforzare.

“Yvonne, mi senti?”

Vi fu un vago accenno di risposta affermativa. Solo l’accenno di un accenno, ma era meglio di niente.

“Vieni con me, Yvonne. Quando ti cercherò per unire la mia forza alla tua, cerca di farti trovare. Lascia che usi anche i tuoi poteri. Avrò bisogno di te molto presto.”

Yvonne aveva sentito? Aveva capito?

“Ti voglio bene, Yvonne. Tu sei me, io sono te. Noi siamo qui insieme.”

Noelle pensò di sentire la risposta affermativa di Yvonne. Sentiva la sua presenza. O almeno così sperava.

E a quel punto… a quel punto prese ad avanzare nuovamente nel nulla che avvolgeva l’astronave. Percepì la forza dell’angelo, dell’immensa, divina creatura. La stava aspettando là fuori.

“Angelo. Angelo, ascoltami. Sono io, Noelle.”

L’angelo ascoltava. L’angelo la stava aspettando.

“Sono Noelle. Vengo a te con amore, pronta a donarti me stessa.”

Quella volta niente la trattenne. Si liberò completamente, permettendosi di non provare paura. Yvonne era con lei. Yvonne era al suo fianco, mettendole a disposizione la sua forza.

“Io ti appartengo” disse Noelle all’angelo.

Contatto.

Chiasma ottico Talamo

Scissura del Silvio Ipotalamo

Midollo allungato Sistema limbico

Ponte di Varolio Sistema reticolare

Corpo calloso Solco del cingolo

Cuneo Circonvoluzione orbitale

Circonvoluzione del cingolo Nucleo caudato

Cervello

Claustro Opercolo

Putamen Fornice

Giorno carotideo Fascio di Reil

Mesencefalo

Dura madre

Seno durale

Aracnoide

Granulazioni di Pacchioni

Spazio subaracnoideo

Pia madre

Cervelletto

Cervelletto

Cervelletto

Il cosmo si apri. L’intero universo s’incendiò. Esplosioni di luce argentea s’infransero contro la lucente cupola metallica del firmamento. Enormi barriere si disciolsero e presero fuoco. I pianeti divennero cenere. Il contatto vi fu, sì; un’esplosione sensoriale, una danzante vampata d’intensità solare, un torrente di fuoco liquido, una cascata di luce radiante irresistibile, insopportabile che scorreva dentro di lei, spazzandola, riempiendola, divorandola. Luce, luce dappertutto. Fuoco. Un’immensa vampata nel firmamento.

“Semele.”

L’angelo le sorrise mentre lei veniva scossa da inarrestabili sussulti. “Apriti a me, Noelle” le disse una voce dalla grandiosa risonanza. Lei si aprì e le forze entrarono completamente in lei, prendendo possesso di ogni nicchia, di ogni parte del suo cervello, spazzando irresistibilmente ogni residua resistenza.

E lei e l’angelo furono una cosa sola. Finalmente aveva accesso alla zona di grande calma, dove riguadagnò le forze attimo dopo attimo, mentre una calda luce la riempiva.

Dopo un po’ si sentì abbastanza forte da alzare la testa e muoversi dentro l’angelo. Scoprì con immenso piacere di poter vagare a piacimento, libera di raggiungere qualsiasi parte dell’immensa creatura. Provò a risalire verso la zona delle turbolenze esterne, verso le enormi cellule energetiche che fluivano continuamente dal nucleo dell’angelo verso l’universo, ma poi preferì tornare nella tranquillità del nucleo, nel fresco luogo al riparo dal fuoco dove risiedeva la più grande saggezza. Là rimase per molto tempo, provando la pace da sempre cercata, fino a quando non comprese che se non si fosse mossa sarebbe rimasta là per sempre. E così provò nuovamente a risalire in superficie, penetrando nel regno delle fiere turbolenze che costituiva la parte più esterna dell’angelo. Ma il fuoco non poteva più farle alcun male: lei faceva parte dell’angelo ormai, poiché l’angelo era dentro di lei.

“Vieni. Lascia che ti mostri delle cose.”

Vagarono insieme nelle profondità del cosmo. Angeli, angeli dappertutto, un’immensa schiera di angeli si presentava a lei ovunque guardasse. Angeli immensi, angeli piccoli, angeli che brillavano con la luce di mille stelle e angeli dalla pallida luce persi in lontananza; angeli ammassati in gruppi, angeli solitari. Il loro canto riempiva l’universo.

Lei e la sua guida si fermarono infine in un luogo di grande tenebra. Là, Noelle contemplò un angelo appena venuto alla luce, a malapena radiante. Prendeva consistenza con grande rapidità appena fuori da un’enorme nube di polvere cosmica che collassò in lui, divenendo via via una sfera sempre più compatta. E mentre la sua massa si concentrava a vista d’occhio, una forma sferica, l’angelo cominciò a ruotare, dapprima lentamente, poi più veloce, sempre più veloce fino a quando non cominciò a pulsare di luce, inizialmente debole e poi sempre più forte, fino a brillare di luce rossa, poi di luce bianca. L’energia irradiata nello spazio crebbe di conseguenza, e presto proiettò segmenti di se stesso in ogni direzione, in quello che parve un improvviso scoppio d’ira: una prodigiosa e prodiga emissione di luce e di calore, furiosa ma in qualche modo comica.