Più tardi, mentre nello specchio della sua mente si riverberava ancora la luce delle stelle, e scintille bianco-azzurre affollavano le sue sinapsi, lui chiese a Noelle: — E gli altri?
— Mostrerò anche a loro ciò che hai visto.
Nonostante il profondo significato delle meraviglie appena contemplate, il comandante non poté fare a meno di provare un impulso di pura, terrena gelosia. Non voleva affatto condividere con gli altri le meravigliose capacità di Noelle. Lei gli apparteneva; lui apparteneva a lei. Ma nel momento stesso in cui quell’impulso raggiunse la sua mente si rese conto della sua palese assurdità. Yvonne era là con loro, e lui poteva sentirla. L’altra metà di Noelle. La sorella sulla Terra e la sorella tra le stelle, ancora una volta insieme. E lui era con loro. Anche gli altri li avrebbero raggiunti. Sì. Sì. “Lascia che provino tutti.”
— Prendimi per mano — gli disse Noelle.
Insieme, abbandonarono i loro corpi. Le loro menti si mossero attraverso l’astronave e, a uno a uno, cercarono e misero in contatto tutti i loro compagni. Sieglinde fu la prima persona che incontrarono, la dura, recalcitrante Sieglinde; e Sieglinde sembrò capire subito, e si aprì a loro. Poi fu la volta di Zena, di Leila, di Elizabeth, che li accolse con un grido di gioia, di Heinz, che si tuffò senza esitazioni. Paco, invece, tergiversò per un momento e poi si arrese con grande gioia. E quindi Leon, Roy e così via per tutta l’astronave. Uno dopo l’altro, e più gente riuscivano a coinvolgere e più gli altri si aprivano facilmente. Il comandante sentì Noelle salire sempre più in alto insieme a lui, sentì Yvonne, sentì grandi, luminose, antiche presenze. Lui e tutti gli altri uniti nel cosmo. L’intera astronave divenne una cosa sola, mentre nella sua mente risuonavano maestosi i versi dell’antica, oscura saga norvegese del “Crepuscolo degli dei”: “Ora finalmente vedo la nuova Terra sollevarsi verdeggiante dalle onde… in meravigliosa bellezza i raggi dorati inonderanno nuovamente l’erba”.
Lui e Noelle uscirono in corridoio. L’intero equipaggio era là, ammutolito dalla meraviglia. Nessuno parlava. Ovunque gli sguardi rilucevano. Il comandante comprese di non poter comandare più nessuno: non c’era più bisogno di un comandante a bordo. Anche i giorni delle interminabili partite di Go erano finiti. Perché tutti loro erano diventati una cosa sola, erano al di là di qualunque gioco. Non era più possibile giocare a Go ormai: come si poteva competere con se stessi?
“…i campi incolti producono frutti maturi; tutti i malati guariscono e Baldur sta per tornare…”
— E adesso — sussurrò Noelle — adesso dobbiamo collegarci con la Terra. Riponiamo la nostra forza in Yvonne, e lei…
In quel momento, Yvonne inserì nel circuito le centinaia di milioni di anime della Terra in una volta sola. Tutti, tutti, e per l’uomo iniziò una nuova era.
La Wotan continuava il suo viaggio nel tunnel di non-spazio: presto sarebbero arrivati al pianeta C, e vi avrebbero fatto atterrare degli esploratori per vedere se quel mondo che avevano trovato era un dolce, mite pianeta dove i loro figli potevano crescere in pace e armonia. In tal caso, si sarebbero fermati. Altrimenti, avrebbero continuato verso il pianeta D, verso il pianeta E, verso i pianeti X e Y e Z. Erano sicuri di trovare, un giorno, un pianeta la cui aria fosse respirabile, l’acqua potabile, il suolo coltivabile, un pianeta dove potessero piantare i primi semi di una nuova civiltà umana. E, comunque, non sarebbe stato un problema se non avessero trovato quel pianeta. Tutto andava per il meglio, anche così. L’astronave e le sue centinaia di milioni di passeggeri potevano anche vagare nell’universo per sempre, riscaldati dalla luce delle stelle amiche.