– Mi era stato dato di capire che lei avrebbe lasciato qui ogni cosa, una perdita di cui sarebbe stato compensato in seguito.
– Non si tratta di un bene personale ma di qualcosa che chi vi ha assunti vuole ad ogni costo. Certi… campioni sono stati rimossi dalle mie mani, e chi vi ha mandati non mi accoglierà senza di essi.
A quanto pareva il Dottor Canaba era convinto che lui fosse un mercenario a cui i servizi di sicurezza barrayarani avevano rivelato soltanto il minimo indispensabile di quelle informazioni tanto segrete. Miles decise che sarebbe stato al gioco.
– Tutto quello che mi è stato chiesto è di trasportare lei e le sue capacità.
– Non le hanno detto tutto.
Eccome se mi hanno detto tutto. Barrayar ti accoglierebbe anche nudo come un verme e ne sarebbe grato, pensò Miles. Cosa stava succedendo?
Canaba rispose alla sua espressione accigliata serrando con durezza le labbra.
– Non me ne andrò senza quei campioni… se dovessi perderli l'affare è da considerarsi annullato e lei potrà dire addio alla sua paga, mercenario.
Accorgendosi che il suo interlocutore non stava scherzando, Miles socchiuse gli occhi con sospetto.
– Tutto questo è un po' misterioso – osservò.
– Mi dispiace – affermò Canaba, scrollando le spalle, – ma devo… S'incontri con me e le dirò il resto, oppure se ne vada. Non m'importa quello che farà, ma ci sono alcune cose che devono essere realizzate, ed… espiate.
Il dottore lasciò la frase in sospeso, in preda all'agitazione.
– Molto bene – decise Miles, traendo un profondo respiro. – Ogni complicazione accentua però i suoi rischi ed anche i miei, quindi è meglio che sia importante.
– Oh, ammiraglio – mormorò tristemente Canaba, – lo è per me. Lo è per me.
La neve cadeva farinosa sul piccolo parco dove Canaba aveva dato loro appuntamento, cosa che avrebbe fornito a Miles qualcosa di nuovo contro cui imprecare se non fosse stato per il fatto che aveva esaurito tutta la sua scorta d'invettive ormai da ore. Nonostante il parka regolamentare dendarii stava ormai tremando quando finalmente Canaba passò accanto al piccolo chiosco malconcio a cui lui e Bel erano seduti; subito entrambi si accodarono al genetista senza dire una sola parola.
I Laboratori Bharaputra si trovavano in una città del pianeta che Miles trovò decisamente preoccupante: l'astroporto per navette era sorvegliato, e così anche i palazzi del Sindacato, gli edifici municipali e le abitazioni residenziali cinte da mura; in mezzo a tutto questo si allargava poi un folle disordine di costruzioni fatiscenti e trascurate che non sembravano essere sorvegliate da nessuno e che erano occupate da gente che si muoveva in maniera furtiva, un insieme che indusse Miles a chiedersi se i due soldati dendarii a cui aveva dato l'incarico di coprire loro le spalle costituissero una protezione sufficiente. Quegli individui furtivi si tennero però alla larga da loro: a quanto pareva capivano cosa significasse la presenza di guardie del corpo… almeno finché era giorno.
Canaba li condusse in uno degli edifici vicini, con gli ascensori che non funzionavano e i corridoi privi di riscaldamento dove una sagoma vestita di scuro e forse femminile si ritrasse nell'ombra al loro passaggio con movimenti che ricordarono sgradevolmente a Miles quelli di un topo; lui e Bel seguirono Canaba su per la scala di sicurezza posta accanto all'ascensore guasto, lungo un altro corridoio e oltre una porta dalla serratura codificata guasta che dava accesso ad una stanza sporca e vuota, rischiarata dalla luce grigiastra che penetrava da una finestra non polarizzata ma intatta. Se non altro adesso erano al riparo dal vento.
– Penso che qui possiamo parlare senza pericolo – affermò allora Canaba, girandosi e sfilandosi i guanti.
– Bel? – chiamò Miles.
Thorne estrasse dal suo parka un assortimento di strumenti anti-sorveglianza e analizzò la stanza, mentre le due guardie si posizionavano una accanto alla finestra e l'altra nel corridoio per tenere sotto controllo il locale.
– Risulta tutto pulito… per ora – dichiarò infine Thorne, quasi riluttante a credere ai dati dei propri strumenti. Con mosse volutamente accentuate girò intorno a Canaba ed esaminò anche lui, mentre il genetista aspettava a testa china, come se fosse consapevole di non meritare di meglio. Quando ebbe concluso il suo esame Bel installò uno schermo acustico.
Miles intanto aveva abbassato il cappuccio e sbottonato il parka per poter raggiungere più facilmente le armi nascoste al suo interno nel caso quella fosse una trappola. Stava incontrando una notevole difficoltà a decifrare l'espressione e le intenzioni di Canaba… quali erano le motivazioni di quell'uomo? Non c'erano dubbi sul fatto che la Casa Bharaputra avesse provveduto al suo benessere… la qualità del cappotto e l'ottimo taglio degli abiti sottostanti lo dimostravano… ed anche se i suoi standard di vita non sarebbero certo peggiorati quando fosse passato al servizio dell'Istituto Imperiale Barrayarano delle Scienze, di certo là non avrebbe avuto tutte le opportunità di cui godeva qui per accumulare una ricchezza sottobanco. Quindi non si trattava di una scelta dettata da interesse, cosa che Miles poteva capire e condividere… ma perché farsi inizialmente assumere in un posto come la Casa Bharaputra se l'avidità non era superiore all'integrità?
– Lei mi lascia perplesso, Dottor Canaba – affermò in tono leggero. – Perché questo cambiamento a metà della carriera? Conosco molto bene i suoi nuovi datori di lavoro e in tutta franchezza non vedo come potrebbero pagare più della Casa Bharaputra.
Sì, quello era decisamente il modo in cui un vero mercenario avrebbe espresso la cosa.
– Mi hanno offerto protezione dalla Casa Bharaputra, ma se come protezione intendevano lei… - ribatté Canaba, lasciando a mezzo la frase e fissandolo con espressione dubbiosa.
Dannazione, quell'uomo era davvero prossimo a cedere al panico e a fuggire, lasciando Miles a spiegare il perché del fallimento della sua missione al Capo della Sicurezza Imperiale IIlyan in persona.
– Hanno comprato i nostri servigi – replicò, – quindi essi sono a sua disposizione. La vogliono sapere al sicuro e felice, ma non possiamo neppure cominciare a proteggerla se lei si allontana da un piano che era stato studiato per accentuare al massimo la sua sicurezza, inserisce fattori casuali e ci chiede di operare all'oscuro di tutto. Se mi devo assumere la responsabilità dei risultati devo essere informato di ciò che sta succedendo.
– Nessuno le chiede di assumersi questa responsabilità.
– Chiedo scusa, dottore, ma è chi mi paga a chiedermelo.
– Capisco – fece Canaba, passeggiando avanti e indietro dalla finestra a Miles. – Ma farà quello che le domando?
– Farò quello che posso.
– Splendido – sbuffò il genetista, poi scosse stancamente il capo e trasse un respiro deciso. – Dio… non sono venuto qui per il denaro, ci sono venuto perché potevo svolgere ricerche che mi sarebbero state impossibili in qualsiasi altro posto, in quanto qui non sarei stato ostacolato da restrizioni legali retrograde. Sognavo grandi scoperte… ma è diventato un incubo e la libertà si è trasformata in schiavitù. Le cose che volevano che facessi…! Oh, è sempre possibile trovare qualcuno che per denaro sia disposto a tutto, ma si tratta di elementi mediocri. Questi laboratori sono pieni di individui mediocri, perché i migliori non possono essere comprati. Io ho realizzato cose uniche, che la Casa Bharaputra non intende sviluppare soltanto perché il profitto sarebbe troppo scarso, senza pensare a quante persone ne trarrebbero beneficio, e poi non conseguo nessun riconoscimento per il mio lavoro… ogni anno leggo sulle riviste specializzate del mio settore che uomini meno abili di me ottengono onori galattici, e questo soltanto perché io non posso rendere pubbliche le mie scoperte… – Canaba s'interruppe e scosse il capo, aggiungendo: – Di certo vi dovrò sembrare un megalomane.