Bel si lanciò un'occhiata piena di disagio al di sopra della spalla, in direzione del retro dell'aerocarro, dove Nicol aveva incastrato la sua poltrona in un angolo e Taura se ne stava accoccolata vicino al corpo del soldato ancora svenuto.
– Ero troppo occupato per tenere il conto – rispose infine.
Lasciato il suo sedile, Miles passò nel retro dell'aerocarro per controllare le condizioni del suo prezioso carico vivente.
– Sei stata grande, Nicol – disse, – hai combattuto come un falco. Può darsi che ti faccia uno sconto su quella tariffa di un dollaro.
Con il respiro ancora affannoso e le guance color avorio tinte di rossore, Nicol sollevò una delle due braccia superiori per allontanare una ciocca di capelli neri dagli occhi scintillanti.
– Avevo paura che rompessero il mio salterio – replicò, accarezzando con una delle mani inferiori il grosso contenitore infilato accanto a lei nella poltrona a forma di tazza. – E poi ho avuto paura che rompessero Bel…
Miles si andò quindi a inginocchiare accanto a Taura, che sedeva contro la parete del furgone con il volto tinto di una sfumatura verdastra.
– Taura cara, stai bene? – le chiese, sollevandole con delicatezza una mano dotata di artigli per controllarle le pulsazioni, che erano violente; Nicol, che aveva piazzato la sua poltrona il più lontano possibile da Taura, osservò con espressione strana quel gesto pieno di tenerezza.
– Ho fame – annaspò Taura.
– Di nuovo? Ma certo, è per via di tutte le energie che hai consumato. Qualcuno ha una barra nutritiva?
Un rapido controllo rivelò che nella tasca dei calzoni del soldato svenuto c'era una barra ancora quasi intera, che Miles sequestrò immediatamente, sorridendo con aria benevola nel vedere il modo in cui Taura la trangugiava.
Niente più topi per te d'ora in poi, giurò fra sé, notando il tentativo di lei di ricambiare a bocca piena il suo sorriso. Non appena arriveremo a bordo dell'Ariel avrai per cena tre bistecche e un paio di torte al cioccolato come dolce.
L'aerocarro sussultò. Avendo ritrovato in parte la propria forma, Taura protese i piedi per tenere l'ammaccata poltrona di Nicol ferma al suo posto e per impedirle di sbattere di qua e di là.
– Grazie – disse la quaddie, guardinga, e Taura rispose con un cenno del capo.
– Abbiamo compagnia – avvertì in quel momento Thorne da sopra la spalla, e Miles si affrettò a tornare nella cabina di guida.
Due aeromobili stavano sopraggiungendo rapide alle loro spalle: la sicurezza di Ryoval, senza dubbio dotata di veicoli più efficienti e veloci di quelli della comune polizia civile. Bel sterzò ancora quando una scarica al plasma saettò loro accanto lasciando vivide scie verdastre impresse sulla retina degli occhi di Miles. I loro inseguitori erano attrezzati in maniera semimilitare ed erano decisamente furibondi.
– Dal momento che questo è uno degli aerocarri di Fell dovremmo avere a disposizione qualcosa con cui rispondere al loro fuoco – osservò Miles, ma davanti a lui non c'era nulla che somigliasse anche vagamente ad un comando per azionare delle armi.
Un sibilo, un urlo di Nicol e l'aerocarro ondeggiò nell'aria, raddrizzandosi subito sotto l'esperta guida di Bel, poi ci furono un rombo e una vibrazione che indussero Miles a guardarsi freneticamente alle spalle… uno degli angoli superiori del retro dell'aerocarro era stato spazzato via e la porta posteriore era saldata da un lato e pendeva libera dal lato opposto. Taura continuava però a puntellare la poltrona di Nicol, che adesso le stava stringendo le caviglie con entrambe le mani superiori.
– Ah – commentò Thorne, – non siamo corazzati.
– Credevano forse che questa sarebbe stata una missione pacifica? – commentò Miles, controllando il cronometro da polso. – Laureen, ha già lasciato l'astroporto?
– Sto arrivando, signore.
– Se non ha mai spinto i motori al massimo ora le si presenta l'occasione d'oro per farlo, perché questa volta nessuno si lamenterà del modo in cui tratta le attrezzature.
– Grazie, signore – rispose allegramente il sergente.
Intanto l'aerocarro stava perdendo quota e velocità.
– Tenetevi forte! – gridò Bel da sopra la spalla, e improvvisamente invertì la propulsione.
I loro inseguitori saettarono oltre ma presero subito quota per cambiare direzione a loro volta; Bel ne approfittò per accelerare nuovamente e dal retro giunse un altro urlo quando quella manovra fece slittare il loro carico vivente in direzione delle ormai assai poco sicure porte posteriori.
In una situazione del genere i paralizzatori manuali di cui erano dotati i Dendarii non erano di nessuna utilità, quindi Miles tornò sul retro dell'aerocarro per cercare uno scomparto per i bagagli, una rastrelliera per le armi, qualsiasi cosa… di certo gli uomini di Fell non facevano affidamento soltanto sulla spaventosa reputazione della loro Casa come forma di protezione.
I sedili imbottiti lungo i due lati dello scomparto di carico su cui presumibilmente si erano seduti gli uomini della squadra di Fell, si sollevavano per rivelare un vano bagagli sotto ciascuno di essi: il primo era vuoto, il secondo conteneva effetti personali… Miles indugiò per una frazione di secondo a contemplare l'eventualità di strangolare un avversario con i pantaloni del pigiama di qualcuno o di occludere le prese d'aria di un'aeromobile con la biancheria intima di qualcun altro… e il terzo era anch'esso vuoto. Il quarto era chiuso a chiave.
L'aerocarro ondeggiò sotto un'altra scarica e parte del tetto venne staccata dal vento di corsa mentre il veicolo precipitava verso il basso. Miles si aggrappò a Taura e sentì lo stomaco che sembrava fluttuargli verso l'alto quando come tutti gli altri si venne a trovare appiattito contro il pavimento dell'aerocarro mentre Bel cercava di frenare. Il veicolo fu scosso da un tremito, sussultò, e tutti i suoi occupanti… Miles, Taura, il soldato svenuto, Nicol sulla sua poltrona… furono scagliati in avanti in un groviglio allorché esso si arrestò davanti ad un cespuglio congelato.
Con il volto rigato di sangue Bel venne a raggiungerli.
– Fuori, Fuori! – urlò.
Miles si protese verso la nuova apertura che si era creata nel tetto ma subito ritrasse la mano di scatto nel venire a contatto con il metallo e la plastica fusi e ancora roventi. Alzandosi in piedi, Taura protese allora la testa fuori del buco, poi tornò ad accoccolarsi e spinse Miles all'esterno, dove lui sgusciò al suolo e si guardò intorno. Si trovavano in una valle disabitata e coperta di vegetazione originaria del pianeta, cinta da rocciose e brulle alture, e le due aeromobili inseguitrici stavano volando verso di loro con andatura più lenta… per catturarli oppure per prendere meglio la mira?
In quel momento la navetta da combattimento dell'Ariel oltrepassò ruggendo il costone e scese nella valle come la mano vendicatrice di Dio: al suo confronto le aeromobili inseguitrici apparivano molto più piccole. Una di esse virò e fuggì, mentre la seconda venne schiantata al suolo non da una scarica al plasma ma da un rapido colpo assestato con un raggio traente. Subito dopo la navetta venne a posarsi accanto all'aerocarro distrutto con un assordante crepitio di cespugli spezzati e la sua rampa di accesso si abbassò e si protese come una sorta di soave e di soddisfatto gesto di saluto.
– Esibizionista – borbottò Miles, poi si passò sulla spalla un braccio dello stordito Thorne e si avviò con gratitudine verso i soccorritori, seguito da Taura che trasportava il soldato svenuto e da Nicol che stava lottando per costringere la malconcia poltrona a librarsi nell'aria per quella breve distanza.