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– Mi piace, più di quanto mi piaccia lei, potrei aggiungere – ribatté Miles, poi s'interruppe al pensiero che avrebbe dovuto informare Taura dei campioni genetici inseriti nel suo polpaccio sinistro e spiegarle che presto o tardi avrebbero dovuto essere recuperati. Forse però avrebbe potuto fingere che la biopsia fosse una sorta di procedura medica standard per l'accettazione fra i mercenari… no, Taura meritava un'onestà maggiore di questa.

Era profondamente irritato con Canaba per aver inserito questa nota di falsità nei suoi rapporti con Taura, e tuttavia… senza i complessi genetici da recuperare, si sarebbe effettivamente preso la briga di cercare di salvarla, come le sue affermazioni avevano sottinteso? Avrebbe davvero prolungato la missione assegnatagli e messo a repentaglio la sua riuscita per pura bontà d'animo? Fin dove arrivava la devozione al dovere e a che punto veniva sostituita da una pragmatica assenza di pietà? Adesso non lo avrebbe mai saputo. Quei pensieri fecero sbollire la sua ira, che fu rimpiazzata da un senso di sfinimento, il consueto e familiare crollo che seguiva ogni missione… troppo presto, perché la missione era tutt'altro che finita, ricordò severamente a se stesso, traendo un profondo respiro.

– Non la può salvare dall'essere viva, Dottor Canaba, perché è troppo tardi per questo, quindi la lasci andare. La lasci andare.

Sebbene avesse le labbra serrate in un'espressione contrariata, Canaba chinò il capo e allargò le braccia in un gesto di resa.

– Chiamate l'ammiraglio – stava dicendo Thorne quando finalmente Miles raggiunse la Navigazione e Comunicazioni. Al sibilo delle porte che si aprivano tutte le teste si girarono verso di lui e il Betano aggiunse: – Annullate quell'ultimo ordine. Un ottimo tempismo, signore.

– Cosa succede? – domandò Miles, occupando la sedia antistante la postazione di comunicazione indicatagli da Thorne. Poco lontano il Guardiamarina Murka stava tenendo sotto controllo il sistema degli schermi e quello degli armamenti, mentre il loro pilota di Balzo sedeva pronto sotto la strana corona costituita dalla sua cuffia dotata di cannule chimiche e di cavi. L'espressione del Pilota Padget denotava una concentrazione interiorizzata, controllata e meditativa, segno che la sua sfera cosciente era del tutto rivolta all'Ariel e perfino fusa con essa. Padget era un uomo in gamba.

– Il Barone Ryoval attende di poter parlare personalmente con te – spiegò Thorne.

– Mi chiedo se ha già controllato le sue celle frigorifere – commentò Miles, sistemandosi meglio davanti allo schermo visore. – Da quanto tempo lo stiamo facendo aspettare?

– Da meno di un minuto – rispose l'addetto alle comunicazioni.

– Hmm. Allora lasciamolo cuocere ancora un poco. Quali forze sono state lanciate al nostro inseguimento?

– Per ora ancora nessuna – riferì Murka.

Miles inarcò le sopracciglia nel sentire quelle notizie inattese, poi si concesse un momento per ricomporsi, desiderando di aver avuto il tempo di ripulirsi, di radersi e di indossare un'uniforme pulita prima di questo colloquio, cosa che gli avrebbe fornito un leggero vantaggio psicologico. Così come stavano le cose si dovette accontentare di grattarsi il mento irritato dalla barba e di passarsi le mani fra i capelli, contorcendo all'interno dei calzini umidi i piedi che arrivavano a stento al rivestimento del ponte. Abbassata leggermente la sedia della stazione di comunicazione raddrizzò la schiena più che poteva e controllò la respirazione.

– D'accordo – ordinò infine, – passatemi la comunicazione.

Lo sfondo un po' sfocato che circondava il volto apparso sullo schermo aveva un'aria vagamente familiare… certo, la Sala Operativa della sicurezza del Complesso Biologico Ryoval. A quanto pareva il Barone Ryoval era arrivato sul posto di persona, come promesso, e una sola occhiata al suo giovane volto incupito e contorto fu sufficiente a fornire tutte le altre informazioni mancanti. Miles incrociò le braccia ed esibì un sorriso innocente.

– Buon giorno, barone. Cosa posso fare per lei? – chiese.

– Morire, razza di piccolo mutante! – esplose Ryoval. – Non troverai un bunker abbastanza profondo da poterti nascondere, perché metterò una taglia sulla tua testa e ogni cacciatore di taglie della galassia ti si appiccicherà addosso come una seconda pelle… non potrai mangiare né dormire in pace… ti farò…

Sì, il barone aveva senza dubbio visto le sue celle frigorifere, e da poco. L'atteggiamento di soave disprezzo da lui esibito durante il loro primo incontro era del tutto svanito, e tuttavia Miles rimase sconcertato dal contenuto delle sue minacce, perché da esse sembrava che il barone fosse impossibilitato a impedire loro di fuggire dallo spazio jacksoniano. Certo, la Casa Ryoval non possedeva una flotta spaziale, ma perché il barone non noleggiava una corazzata dalla Casa Fell e non li attaccava adesso? Quella era la mossa che Miles si era maggiormente aspettato e che più aveva temuto, e cioè che Ryoval, Fell e forse anche Bharaputra unissero le loro forze contro di lui per impedirgli di portare via le sue prede.

– Si può ancora permettere di assoldare dei cacciatori di taglie, adesso? – chiese in tono pacato. – Credevo che le sue disponibilità si fossero alquanto ridotte, anche se immagino che goda ancora dei servizi dei suoi specialisti in chirurgia.

Con il respiro affannoso, Ryoval si asciugò le gocce di saliva che gli schiumavano agli angoli della bocca.

– È stato il mio caro fratello minore a suggerirti di farmi questo? – ringhiò.

– Chi? – fece Miles, genuinamente sorpreso. C'era dunque ancora un altro giocatore in quella partita…?

– Il Barone Fell.

– Io non… sapevo che foste imparentati – garantì Miles. – Fratello minore?

– Non sai mentire bene – replicò Ryoval. – Ero certo che ci doveva essere lui dietro a tutto questo.

– Dovrà chiederlo a lui personalmente – dichiarò Miles, sparando alla cieca, con la testa che gli girava per lo sforzo di rivedere tutte le sue valutazioni alla luce di questo nuovo dato. Dannazione alla riunione informativa relativa a questa missione, che si era concentrata soltanto sulla Casa Bharaputra. Senza dubbio quei due dovevano essere soltanto fratellastri… ma certo, Nicol non aveva forse detto qualcosa in merito al «fratellastro» di Fell?

– Avrò la tua testa per questo – stava intanto infuriando Ryoval. – Me la farò mandare congelata e chiusa in una scatola, poi la farò sigillare nella plastica e l'appenderò sul mio… anzi no, raddoppierò la ricompensa in denaro per l'uomo che ti porterà qui vivo, così potrai morire lentamente dopo aver subito infinite degradazioni…

Tutto considerato, Miles fu lieto che la distanza fra loro stesse aumentando alla massima velocità.

D'un tratto Ryoval interruppe la sua tirata e contrasse le scure sopracciglia in un'improvvisa espressione di sospetto.

– Oppure è stato Bharaputra ad assumerti? – domandò. – Per cercare di impedirmi di sfondare finalmente il suo monopolio biologico, invece di fondere le nostre attività come promesso?

– Suvvia – ribatté Miles, in tono strascicato, – perché Bharaputra dovrebbe organizzare un complotto contro il capo di un'altra Casa? Ha prove raccolte personalmente che dimostrino che la Casa Bharaputra è solita fare cose del genere? Oppure… chi ha ucciso il clone di suo fratello?

Finalmente tutti i collegamenti stavano andando al loro posto… dèi, a quanto pareva lui e la sua missione erano andati a cadere nel bel mezzo di una lotta di potere di complessità bizantina che durava da chissà quanto tempo. Nicol aveva parlato dei sospetti di Fell, ma aveva anche aggiunto che non era ancora riuscito a scoprire il responsabile dell'assassinio del suo giovane clone.

– Vuole che sia io a indovinare? – aggiunse.