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– Sì… – rispose la rossa, che cominciava a divertirsi.

– E vedi le piume su di esso?

– Sì.

– Descrivile.

– Oh… sono morbide e leggere.

– E quante sono?

– Due, riunite.

– E vedi anche il loro colore?

Beatrice si trasse indietro con imbarazzo, d'un tratto consapevole di quello che stava facendo, e scoccò un'occhiata in tralice alle sue compagne.

– No – dichiarò.

– Quando riuscirai a vedere il colore di quelle penne – dichiaro Miles, in tono sommesso, – riuscirai anche a capire come potete estendere i vostri confini all'infinito.

Beatrice non rispose e assunse un'espressione indecifrabile.

– Forse è meglio che quest'ometto parli con Tris – borbottò però il capo della pattuglia. – Soltanto una volta.

La donna che comandava il campo era senza dubbio stata un tempo un combattente di prima linea e non un tecnico, come la maggior parte delle altre donne del campo, e di certo non si era formata i muscoli che le scorrevano sotto la pelle come cuoio intrecciato standosene seduta davanti ad uno schermo olovisore in qualche postazione sotterranea alla retroguardia… Quella donna aveva maneggiato vere armi che sputavano fuori vera morte e qualche volta aveva avuto dei cedimenti, era andata a sbattere contro i limiti di ciò che poteva essere fatto dalla carne, dalle ossa e dal metallo, ed era stata marchiata da quella pressa deformante. Le illusioni erano state bruciate via dal suo spirito come un'infezione da combattere, lasciando al loro posto una cicatrice cauterizzata, mentre la rabbia ardeva perenne nei suoi occhi come un fuoco in una vena di carbone, profondo e inestinguibile. Al massimo, poteva avere trentacinque o quarant'anni.

Dio, mi sono innamorato, pensò Miles. Il Fratello Miles vuole TE per l'Esercito Riformatore… Subito si affrettò a riportare i propri pensieri sotto controllo, perché quello era il momento determinante… per il meglio o per il peggio… di tutto il suo piano, e le distorsioni verbali, i fraintendimenti voluti, l'esibizione di fascino e le semplici menzogne che sarebbe riuscito a sfoderare non sarebbero bastati al suo scopo, neppure conditi con qualche profondo inchino.

Chi è stato ferito vuole il potere e niente altro, perché pensa che esso gli impedirà di essere ferito ancora. Questa donna non si mostrerà interessata al messaggio di Suegar… non ancora, per lo meno… rifletté, traendo un profondo respiro.

– Signora – esordì, – sono qui per offrirle il comando di questo campo.

La donna lo fissò come se fosse stato qualcosa che avesse scoperto su una parete in un angolo buio delle latrine, e il suo sguardo scrutò la sua nudità da capo a piedi in maniera così tagliente che lui ebbe l'impressione di avvertire i segni di quegli artigli invisibili.

– Che indubbiamente tieni riposto nella tua sacca da viaggio – commentò infine la donna, in un ringhio. – Il comando è una cosa che in questo campo non esiste, mutante, quindi non è tuo perché possa darlo ad altri. Riaccompagnalo un pezzo per volta fuori del nostro perimetro, Beatrice.

Miles schivò la presa della rossa, riservandosi di correggere in seguito quell'errore relativo alla sua natura.

– Il comando di questo campo è mio nel senso che posso crearlo, - asserì. – Ti prego di notare che quello che sto offrendo è potere, non vendetta, perché la vendetta è un lusso troppo costoso, che i comandanti non si possono permettere.

Tris si alzò dalla stuoia fino a raggiungere il massimo della sua altezza, e fu poi costretta a piegare le ginocchia per portare la faccia al livello di quella del suo interlocutore.

– È un vero peccato, ometto, perché eri quasi riuscito ad interessarmi. Io voglio la vendetta, contro ogni uomo di questo campo.

– Allora i Cetagandani hanno conseguito il loro scopo: avete dimenticato quale sia il vostro vero nemico.

– Diciamo piuttosto che io ho scoperto quale sia il mio vero nemico. Vuoi sapere le cose che ci hanno fatto i tuoi amici…

– I Cetagandani – ritorse Miles, abbracciando l'intero campo con un gesto del braccio, – vogliono indurvi a credere che questo è qualcosa che voi vi state facendo a vicenda, in modo che combattiate gli uni contro gli altri e diventiate così le loro marionette. E nel frattempo si divertono a guardarvi di continuo e ad assistere alla vostra umiliazione.

Lo sguardo di Tris si spostò in maniera infinitesimale verso l'alto, il che era un buon segno: il modo in cui quella gente era disposta a guardare in qualsiasi direzione piuttosto che verso l'alto della cupola aveva assunto quasi la forma di una malattia.

– Il potere è migliore della vendetta – insistette Miles, senza sussultare davanti al volto gelido e inespressivo e agli occhi roventi di rabbia della sua interlocutrice. – Il potere è una cosa viva, grazie alla quale ci si può protendere per afferrare il proprio futuro, mentre la vendetta è una cosa morta che si protende dal passato per afferrarci.

– … e tu sei un artista in menzogne che si protende ad afferrare qualsiasi cosa stia andando a fondo – lo interruppe la donna. – Adesso ti ho finalmente inquadrato. Questo è il potere – proseguì la donna, flettendo sotto il naso di Miles i muscoli del braccio robusto, – il solo potere che esista qui dentro. Tu non ce l'hai e stai cercando qualcuno che ti protegga. Però sei venuto a fare spese nel negozio sbagliato.

– No – confutò Miles, e si batté un colpetto sulla fronte, aggiungendo: – Questo è il vero potere: sono io a possedere il negozio in cui viene venduto e con esso posso controllare questi. – Nel parlare batté un colpetto sul pugno serrato della donna, poi continuò: – Gli uomini possono muovere le montagne, ma le idee controllano gli uomini e le menti possono essere raggiunte attraverso i corpi… che altro scopo avrebbe tutto questo se non quello di raggiungere la vostra mente attraverso il vostro corpo? Si tratta però di un potere che scorre nei due sensi e la marea contraria è quella più forte.

«Quando avete permesso ai Cetagandani di ridurre il vostro potere soltanto a questi - insistette, stringendo la mano intorno al bicipite di Tris… fu come stringere una roccia rivestita di velluto e la donna si tese, infuriata da quella libertà… – avete permesso loro di ridurvi alla vostra parte più debole, e adesso stanno vincendo.

– Vincono comunque loro – scattò Tris, liberandosi con una scrollata dalla sua mano, e Miles trasse un respiro di sollievo per il fatto che non avesse deciso di rompergli un braccio per buona misura. – Nulla di ciò che facciamo all'interno di questo cerchio produrrà mai nessun drastico cambiamento: qualsiasi cosa tentiamo saremo sempre prigionieri. Loro ci possono togliere il cibo, o l'aria, o serrare la cupola fino a ridurci in gelatina, e il tempo gioca a loro favore. Se ci scanneremo a vicenda per restaurare l'ordine… supponendo che sia questo ciò che hai in mente… loro dovranno soltanto aspettare che esso si dissolva di nuovo. Siamo sconfitti, siamo prigionieri, non c'è più nessuno là fuori e noi resteremo qui per sempre. È meglio che cominci ad abituarti all'idea.

– È una canzone che ho già sentito in passato – ribatté Miles. – Usa la testa: se avessero intenzione di tenervi qui per sempre, vi avrebbero inceneriti fin dall'inizio e si sarebbero risparmiati le considerevoli spese derivanti dalla gestione di questo campo. No, è la vostra mente che vogliono: siete tutti qui perché eravate i migliori di Marilac, i più duri e forti combattenti, i più pericolosi avversari, quelli a cui chiunque volesse ancora resistere all'occupazione avrebbe guardato come a potenziali capi. Il piano dei Cetagandani è quello di spezzarvi e poi di restituirvi al vostro mondo come piccoli centri d'infezione inoculati in esso, perché consigliate la resa al vostro stesso popolo.