Fece quindi una pausa, riflettendo: la missione era stata un fallimento totale e adesso si trovavano in una situazione peggiore di quando avevano cominciato, perché la sicurezza di Ryoval sarebbe rimasta sul chi vive per tutto il resto della lunga notte jacksoniana.
– Vedrò se prima di ritirarmi mi riesce di scoprire almeno dove si trova quella creatura – aggiunse infine nel comunicatore. – Questo dovrebbe migliorare le nostre probabilità di successo al prossimo tentativo.
– Sta' attento – raccomandò Bel, imprecando con sentimento.
– Puoi scommetterci, e tieni gli occhi aperti per recuperare Murka e i ragazzi. Chiudo.
Una volta identificati i cavi giusti fu lavoro di un momento far scivolare di lato la porta, poi fu impegnato in un'interessante numero di acrobazia, spenzolandosi nel vuoto per la punta delle dita e cercando di convincere il pannello a richiudersi prima di lasciarsi cadere dalla minima altezza possibile, badando a non rompersi nessun osso. Per fortuna non ci furono fratture e un momento più tardi oltrepassò la soglia di accesso all'edificio principale, tornando nelle condutture appena gli fu possibile, in quanto i corridoi si erano appena dimostrati troppo pericolosi. Una volta nello stretto passaggio si sdraiò sulla schiena, bilanciando sul ventre il cubo con la mappa olografica per scegliere un percorso nuovo e più sicuro che escludesse quelli che potevano essere usati da soldati alti e massicci. E poi, dove si doveva cercare un mostro? In un armadio?
Fu all'incirca alla terza svolta che nell'avanzare strisciando e trascinandosi dietro lo zaino con le armi si rese improvvisamente conto che il territorio circostante non corrispondeva più a quello indicato dalla mappa… inferno e dannazione, si trattava di cambiamenti inseriti dopo la costruzione del complesso oppure la mappa era stata sottilmente alterata? Comunque non aveva importanza, perché non si era veramente perso e poteva ancora tornare sui suoi passi.
Continuò a strisciare per una trentina di minuti, scoprendo e disattivando due allarmi prima che i loro sensori potessero scoprire lui, mentre il fattore tempo si andava facendo sempre più pressante: presto avrebbe dovuto… Ah, ecco! Sbirciando attraverso una griglia per la ventilazione vide sotto di sé una stanza in penombra piena di schermi olografici e di apparecchiature per le comunicazioni. Sulla mappa il locale era indicato con la voce Piccole Riparazioni, ma quella non sembrava un'officina per le riparazioni… un altro cambiamento da quando Ryoval aveva occupato il complesso? In ogni caso nella stanza c'era un solo uomo che sedeva con le spalle rivolte alla parete in cui si apriva la griglia… un'occasione troppo perfetta per lasciarsela sfuggire.
Respirando silenziosamente e muovendosi con lentezza, estrasse la pistola ad aghi dallo zaino e verificò che fosse caricata con la cartuccia giusta… penta-rapido con l'aggiunta di una sostanza paralizzante, un delizioso cocktail studiato appositamente per quello scopo dai tecnici medici dell'Ariel. Presa la mira attraverso la griglia puntò la sottile canna della pistola con precisione mista a tensione e fece fuoco. Centro pieno… l'uomo si batté un colpo sulla nuca con una mano e subito dopo rimase assolutamente immobile, con il braccio che gli ricadeva inerte lungo il fianco. Miles si concesse un accenno di sorriso, poi tagliò la griglia e si calò nella stanza.
L'uomo, vestito con eleganza con abiti di tipo civile… era forse uno scienziato?… ondeggiava sulla sedia con un sorrisetto sciocco sulle labbra e guardò in direzione di Miles senza traccia di allarme nello sguardo, cominciando al tempo stesso a cadere da un lato.
Sorreggendolo, Miles lo rimise a sedere diritto.
– Avanti, siediti – ordinò. – Così va bene… non puoi certo parlare con la faccia premuta contro il tappeto, giusto?
– Nooo… – convenne l'uomo, annuendo con un sorriso cordiale.
– Sai qualcosa di una creatura genetica, una mostruosità acquistata di recente dalla Casa Bharaputra e portata qui?
– Sì – sorrise l'uomo, sbattendo le palpebre.
Soltanto allora Miles si ricordò che i soggetti sottoposti al penta-rapido tendevano a dare risposte letterali.
– Dove la tengono? – insistette.
– Dabbasso.
– Dove esattamente?
– Nel locale sotto il seminterrato, lo spazio al di sopra delle fondamenta… speravamo che catturasse qualche topo, sai? – ridacchiò l'uomo. – I gatti mangiano i topi? I gatti mangiano i…
Miles controllò il cubo con la mappa. Sì, quella prospettiva appariva buona, almeno in termini di penetrazione e di fuga di una squadra, anche se si trattava pur sempre di una vasta area di ricerca, trasformata in un labirinto dagli elementi strutturali che erano conficcati nel terreno e soprattutto dalle speciali colonne antivibrazioni che salivano fino ai laboratori soprastanti. Nel punto dove il fianco della montagna digradava verso il basso, lo spazio sotto il seminterrato aveva il soffitto alto e correva molto vicino alla superficie, il che forniva un buon punto di penetrazione, mentre lo spazio si riduceva al massimo fino a cedere il posto alla roccia lungo il lato su cui l'edificio poggiava contro la montagna. Spento il cubo, Miles aprì il contenitore dei dardi per trovare qualcosa che lasciasse la sua vittima priva di sensi e impossibile da interrogare per il resto della notte; in quel momento l'uomo agitò una mano annaspando e la manica gli scivolò all'indietro, rivelando così un comunicatore da polso grande e complesso quasi quanto quello dello stesso Miles. Una luce intermittente ammiccava sul comunicatore e nel guardarla Miles avvertì un improvviso senso di disagio. Quella stanza…
– A proposito – chiese d'impulso alla sua vittima, – chi sei?
– Moglia, capo della sicurezza del Complesso Biologico Ryoval – recitò l'uomo con voce allegra. – Al suo servizio, signore.
– Oh, certamente – borbottò Miles, cercando in maniera sempre più frenetica all'interno del contenitore dei dardi. Dannazione!
In quel momento la porta si spalancò con violenza.
– Fermo, amico!
Miles attivò il congegno di allarme e di autodistruzione del suo comunicatore da polso e con un rapido movimento levò di scatto in alto le mani, lanciando al tempo stesso in aria il congegno. Non a caso, Moglia sedeva fra Miles e la porta, impedendo così alle guardie di aprire il fuoco. Il comunicatore si disintegrò nell'aria… adesso gli uomini della sicurezza di Ryoval non avrebbero più avuto modo di rintracciare la squadra appostata all'esterno e Bel avrebbe almeno saputo che qualcosa era andato storto.
Mentre il capo della sicurezza ridacchiava fra sé, momentaneamente affascinato dall'impresa di contare le proprie dita, un sergente in divisa rossa spalleggiato dalla sua squadra entrò a precipizio in quella che ormai era ovvio essere la Sala Operativa della sicurezza e sbatté Miles con la faccia contro il muro, procedendo a perquisirlo con violenta efficienza: entro pochi momenti il sergente lo privò di una quantità di attrezzi incriminanti, della giacca, degli stivali e della cintura, mentre lui si appoggiava al muro tremando per il dolore dovuto a parecchie prese applicate con abilità alle terminazioni nervose e per il repentino cambiamento della sorte a suo svantaggio.
Una volta che ebbe finalmente smaltito gli effetti del penta-rapido, il capo della sicurezza si mostrò tutt'altro che soddisfatto della confessione del sergente quando questi ammise di aver lasciato andare in precedenza quella stessa sera tre uomini in uniforme e mise subito in allarme l'intero turno di guardia, mandando una squadra all'esterno perché cercasse di rintracciare i Dendarii fuggiti. Poi, con il volto atteggiato ad un'espressione apprensiva molto simile a quella sfoggiata dal sergente durante la sua mortificante confessione… ma unita ad un'acida soddisfazione per la cattura di Miles e ad un'aria nauseata dovuta ai postumi della droga… effettuò una chiamata video.