Poi le labbra di lei si ritrassero nell'emettere un vago gemito di disperazione.
– Sono brutta – affermò in tono lamentoso, passando gli artigli sulla propria guancia fino a lasciarvi altrettanti solchi arrossati. – Troppo brutta… un animale… tu non pensi che io sia umana.
Nel complesso la creatura sembrava caricarsi per arrivare a chissà quale decisione distruttiva.
– No, no, no! – farfugliò Miles, sollevandosi in ginocchio e trattenendole le mani in modo da allontanargliele dal volto. – Non si tratta di questo, è solo che… a proposito, quanti anni hai?
– Sedici.
Sedici anni! Oh, Dio… Miles ricordava ancora i suoi sedici anni, quando era stato ossessionato dal sesso e si era sentito morire dentro ad ogni minuto, perché quella era un'età orribile per trovarsi intrappolato in un corpo distorto, fragile e abnorme. Dio solo sapeva come fosse riuscito allora a sopravvivere all'odio che provava per se stesso… no, ricordava cosa era successo: lui era stato salvato da qualcuno che lo amava.
– Non sei un po' troppo giovane per questo genere di avventure? – tentò, speranzoso.
– Quanti anni avevi tu quando lo hai fatto?
– Quindici – confessò Miles, prima di pensare a mentire, – ma è stato… traumatico, e a lungo andare non ha funzionato affatto.
Nove tornò a sollevare gli artigli verso il proprio volto.
– Non lo fare! – gridò Miles, trattenendola a forza. Quell'atteggiamento gli ricordava in maniera un po' troppo vivida l'episodio del coltello che il Sergente Bothari gli aveva tolto di mano a viva forza… un'opzione a cui adesso non poteva però ricorrere a sua volta. – Ti vuoi calmare? – urlò ancora.
Nove esitò e lui ne approfittò per distrarla.
– C'è anche il fatto che un ufficiale e un gentiluomo non si getta sulla sua dama sul terreno spoglio. Prima ci si siede, ci si mette a proprio agio, si conversa e si beve un po' di vino, suonando della musica. Non ti sei ancora scaldata… avanti, siediti qui dove il calore è maggiore – consigliò, spingendola più vicina alla conduttura infranta e sollevandosi poi sulle ginocchia alle spalle di lei per tentare di massaggiarle il collo e le spalle: i muscoli erano tesi e sembravano rocce sotto i suoi pollici, denunciando la futilità di qualsiasi tentativo da parte sua di cercare di strangolarla.
Non riesco a crederci. Intrappolato nelle cantine di Ryoval insieme ad un lupo mannaro teenager assetato di sesso. Non c'era niente del genere sul manuale di addestramento dell'Accademia Imperiale… pensò, ricordando la propria missione di far arrivare vivi sull'Ariel i tessuti del polpaccio sinistro di lei. Dottor Canaba, se sopravviverò lei ed io dovremo fare una piccola chiacchierata riguardo a tutto questo…
– Pensi che sono troppo alta? – aggiunse intanto Nove, con voce soffocata dal suo dolore e dalla strana forma della bocca.
– Per nulla. – Adesso che aveva ritrovato il controllo Miles riusciva a mentire con maggiore scioltezza. – Adoro le donne alte, lo puoi chiedere a tutti quelli che mi conoscono… e poi molto tempo fa ho fatto la bella scoperta che la differenza d'altezza conta soltanto quando si sta in piedi, mentre costituisce un problema… ah… minore quando si è sdraiati.
Mentre parlava, Miles stava ripassando mentalmente tutto quello che aveva appreso sul conto delle donne andando per tentativi: era una situazione tormentosa… cosa volevano le donne?
Spostandosi in modo da esserle di fronte le prese una mano con atteggiamento serio e lei lo fissò con altrettanta serietà, aspettando… istruzioni. Soltanto a questo punto Miles si rese infine conto di avere di fronte la sua prima vergine, e per parecchi secondi riuscì soltanto a sorriderle, pieno com'era di sorpresa.
– Nove… tu non hai mai fatto nulla del genere prima d'ora, vero?
– Ho visto dei video – rispose lei, aggrondandosi. – Di solito cominciano con i baci, ma… ma forse tu non vuoi baciarmi – concluse, accennando alla propria bocca deforme.
Miles cercò di non pensare al ratto defunto e divorato… dopo tutto Nove era stata lasciata di proposito senza mangiare.
– I video possono essere molto ingannevoli. Alcune ragazze che conosco mi hanno detto che una donna ha bisogno di pratica per imparare come reagisce il proprio corpo, ed ho paura che potrei farti male. – E che per reazione tu finisca per sventrarmi.
– Non ti preoccupare – replicò lei, incontrando il suo sguardo. – Ho una soglia del dolore molto elevata.
Ma io no, pensò Miles.
Tutto questo era pazzesco, lei era pazza, e lo era anche lui… e tuttavia poteva avvertire un senso di fascino per quella proposta salirgli dal ventre fino ad offuscargli il cervello come una nebbia magica. Senza ombra di dubbio, Nove era la donna più alta che lui avrebbe mai avuto occasione d'incontrare… e più di una donna di sua conoscenza lo aveva accusato di essere a caccia di montagne da scalare. Forse avrebbe potuto togliersi la voglia una volta per tutte…
Dannazione, credo proprio che se la caverebbe benissimo. In fin dei conti Nove non era priva di un certo… fascino non era la parola giusta, perché la sua bellezza era da ricercare nella rapida, snella, atletica funzionalità delle sue forme, una volta che ci si era abituati alle sue dimensioni. Da lei emanava una sorta di calore che lui poteva avvertire da dove si trovava… magnetismo animale? sussurrò l'osservatore nascosto in un angolo della sua mente. Potere? Quali che fossero stati i suoi risultati, di certo quell'esperienza sarebbe stata stupefacente.
Gli riaffiorò di colpo nella mente uno degli aforismi preferiti di sua madre: vale la pena di fare bene qualsiasi cosa che sia degna di essere fatta. Sentendosi preda delle vertigini come un ubriaco abbandonò infine il sostegno della logica per lasciarsi andare alle ali dell'ispirazione.
– Benissimo, dottore – si sentì mormorare, in tono un po' folle, – sperimentiamo.
Baciare una donna fornita di zanne fu senza dubbio una sensazione nuova, e ancor più lo fu essere baciato a sua volta… Nove era rapida ad apprendere; poi le braccia di lei lo circondarono estatiche e da quel momento Miles perse in qualche modo il controllo della situazione.
– Nove – chiese però qualche tempo dopo, emergendo per respirare, – hai mai sentito parlare di quel ragno chiamato vedova nera?
– No… cos'è?
– Lascia perdere – rispose lui, in tono distratto.
Fu una cosa alquanto goffa e impacciata ma sincera e alla fine le lacrime che brillarono negli occhi di lei furono di gioia e non di dolore. Nove sembrava enormemente soddisfatta, ma Miles era ormai così sfinito per l'allentarsi della tensione che si addormentò pochi minuti più tardi, appoggiato contro il corpo di lei.
E si svegliò ridendo.
– I tuoi zigomi sono davvero molto eleganti – osservò Miles, seguendo con un dito la linea che essi disegnavano sul volto di lei, e Nove si protese verso il suo tocco, raggomitolandosi in pari misura contro di lui e contro il tubo dell'aria calda. – Sulla mia nave c'è una donna che porta i capelli intrecciati in modo particolare sulla nuca… una pettinatura che a te starebbe benissimo. Forse ti dovrebbe insegnare come realizzarla.
Nove si tirò sulla fronte una ciocca di capelli e la fissò come per cercare di vedere al di là dello sporco groviglio che essa formava, poi sfiorò a sua volta il viso di lui.
– Anche tu sei molto attraente, ammiraglio – commentò.
– Chi? Io? – replicò Miles, passandosi la mano sulla barba vecchia di un giorno, sui lineamenti angolosi e sulle rughe scavate dal dolore. Deve essere abbagliata dal mio supposto grado, pensò.
– Il tuo volto è molto… vivo, e i tuoi occhi vedono davvero quello che stanno guardando.
– Nove… – cominciò lui, schiarendosi la gola, poi s'interruppe, esclamando: – Dannazione, questo non è un nome, è soltanto un numero. Che è successo a Dieci?