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Finalmente la trovò, seduta in silenzio alla base di un pilastro, con la testa girata da un lato e appoggiata alle ginocchia. Il suo volto aveva un'aria pensosa e triste… non ci voleva molto a imparare a decifrare le sfumature di espressione di quella creatura dai lineamenti di lupo.

– Tempo di mettersi in marcia, soldato – le disse.

– Sei tornato! – esclamò Taura, sollevando la testa di scatto.

– Cosa pensavi che avrei fatto? Certo che sono tornato. Sei la mia recluta, giusto?

Lei si sfregò la faccia con il dorso di una grossa zampa… mano, si corresse severamente Miles… e si alzò in piedi.

– Suppongo di sì – rispose, con un accenno di sorriso sulla bocca allungata. Se non se ne conosceva il significato, quella era un'espressione davvero allarmante.

– Ho aperto una botola, e adesso dobbiamo cercare di uscire da questo edificio e di tornare al cortile di servizio, dove ho visto parcheggiati parecchi veicoli quando sono entrato qui. Dopo tutto, cos'è un piccolo furto dopo…

Con un sibilo improvviso la porta esterna per l'accesso dei veicoli, che si trovava più in basso alla loro destra, cominciò a sollevarsi verso l'alto. Una folata di aria fredda e secca fendette l'oscurità insieme ad un sottile raggio di gialla luce dell'alba che tinse le ombre di azzurro e costrinse tanto Miles quanto Taura a ripararsi gli occhi dall'inatteso bagliore mentre dalla nebbia luminescente emergevano una mezza dozzina di sagome vestite di rosso con le armi spianate.

La mano di Taura si serrò intorno a quella di Miles, che accennò a gridarle di correre ma si trattenne appena in tempo: non era infatti possibile correre più in fretta del raggio di un distruttore neuronico, arma di cui almeno due di quelle guardie erano fornite. Troppo infuriato anche per imprecare, Miles si lasciò sfuggire fra i denti un respiro sibilante: erano stati così vicini a riuscire…

– Come, Naismith, sei ancora tutto intero? – commentò il capo della sicurezza, venendo avanti con un sorriso sgradevole sulle labbra. – Nove si deve infine essere resa conto che è arrivato il momento di cominciare a collaborare… vero, Nove?

Miles serrò con maggior forza la mano di Taura, nella speranza che lei interpretasse quel gesto come un ordine di aspettare.

– Suppongo di sì – ribatté la ragazza, in tono freddo, sollevando il mento.

– Era ora – approvò Moglia. – Comportati da brava ragazza e quando questa faccenda sarà finita ti riporteremo di sopra e ti daremo la colazione.

Brava, segnalò ancora Miles con la mano, consapevole che adesso Taura stava aspettando le sue imbeccate. Intanto Moglia lo pungolò con il manganello.

– È ora di andare, nano. I tuoi amici ti hanno riscattato, cosa che mi sorprende.

Sorpreso lui stesso, Miles si mosse verso l'uscita, continuando a tirare Taura con sé senza però guardarla e cercando di evitare il più possibile di attirare l'attenzione sulla loro… vicinanza, fintanto che essa permaneva. Non appena ebbero acquisito una sufficiente sincronizzazione le lasciò andare la mano.

Cosa diavolo…? pensò, quando sbucarono all'aperto sotto l'ancora incerta luce dell'alba e salirono una rampa per arrivare ad un cerchio di tarmac ancora lucente di condensa mattutina. Su quel cerchio era raccolto un gruppo davvero particolare.

Bel Thorne e un soldato dendarii armato di paralizzatore si agitavano a disagio… possibile che fossero prigionieri?… mentre vicino a loro una mezza dozzina di uomini armati che sfoggiavano la divisa verde della Casa Fell si tenevano pronti a intervenire e un aerocarro su cui spiccava il logo di Fell era parcheggiato al limitare del cerchio di tarmac. In aggiunta a tutto questo la quaddie Nicol, avvolta in una pelliccia bianca che la riparava dal freddo, si librava sulla sua poltrona antigravitazionale ed era tenuta sotto il tiro di un paralizzatore brandito da un'altra guardia vestita di verde. Una luce grigia e oro gelida quanto i tenui raggi del sole faceva da cornice a tutto questo levandosi al di sopra delle lontane montagne e trapassando la coltre di nubi.

– È quello l'uomo che vuoi? – domandò a Bel Thorne un capitano delle guardie che sfoggiava l'uniforme verde.

– È lui – confermò Thorne, pallido in volto per uno strano miscuglio di sollievo e di tensione. – Ammiraglio, sta bene? – chiese quindi in tono urgente, sgranando gli occhi alla vista dell'alta compagna di Miles. – E cosa diavolo è quello?

– Lei è la nostra nuova recluta da addestrare – replicò con decisione Miles, sapendo che A) Bel avrebbe colto tutti i sottintesi condensati nelle sue parole, e che B) le guardie di Ryoval invece non lo avrebbero fatto.

Bel apparve sconvolto, il che confermò a Miles che era riuscito almeno in parte a fargli pervenire il proprio messaggio, mentre il Capo della Sicurezza Moglia si mostrò sospettoso ma sconcertato; tuttavia era chiaro che Miles costituiva un problema di cui Moglia era impaziente di liberarsi, perché il capo della sicurezza si affrettò ad accantonare il proprio sconcerto per trattare con una persona per lui molto più importante di Bel… il capitano delle guardie di Fell.

– Cosa significa questo? – sibilò allora Miles a Thorne, avvicinandosi più che poteva finché non fu arrestato da una guardia in tunica rossa che puntò il suo distruttore e scosse il capo con fare ammonitore.

Intanto Moglia e il capitano di Fell si stavano scambiando dati elettronici su un pannello per i rapporti, entrambi chini su quelli che evidentemente erano documenti ufficiali.

– Quando ti abbiamo perso, la scorsa notte, ho ceduto al panico – spiegò Bel, abbassando la voce perché soltanto Miles potesse sentirlo. – Un assalto frontale era da escludere, quindi mi sono recato dal Barone Fell per chiedergli aiuto, anche se l'aiuto che ho ottenuto non è stato esattamente quello che mi aspettavo. Fell e Ryoval hanno concluso fra loro un accordo, decidendo di scambiare Nicol con te. Giuro che ho scoperto questo particolare soltanto un'ora fa! – concluse, indirizzando la sua protesta alla quaddie, che lo stava fissando con le labbra serrate e un bagliore nello sguardo.

– Capisco – commentò Miles, poi fece una pausa e aggiunse: – Hai intenzione di rimborsarle il suo dollaro?

– Non avevo idea di cosa ti stava succedendo là dentro – gemette Bel, in tono tormentato. – Ci aspettavamo da un momento all'altro che Ryoval cominciasse a trasmettere un olovideo di oscene e ingegnose torture che avevano te come protagonista. Come dice il Commodoro Tung, quando si è in una situazione di stallo bisogna ricorrere ai sotterfugi.

Miles riconobbe uno degli aforismi di Sun Tzu che Tung amava tanto. Nelle sue giornate peggiori il commodoro aveva l'abitudine di citare le parole di quel generale morto da 4000 anni in lingua cinese originale, mentre quando si sentiva benevolo i suoi ascoltatori ottenevano una traduzione. Guardandosi intorno, effettuò un rapido calcolo degli uomini, delle armi e dell'equipaggiamento, rilevando che la maggior parte delle guardie vestite di verde era dotata di paralizzatore. Tredici contro… tre? Oppure quattro? Lanciò un'occhiata a Nicol e si chiese se non sarebbero stati addirittura cinque. Quando si è in una situazione disperata, consigliava Sun Tzu, si deve combattere. E in che modo la situazione sarebbe mai potuta diventare più disperata di così?

– E cosa hai offerto al Barone Fell in cambio di questo straordinario atto di carità? – chiese infine. – Oppure lo sta facendo per pura bontà d'animo?

Bel gli scoccò un'occhiata esasperata, poi si schiarì la gola prima di rispondere.

– Gli ho promesso che gli avresti rivelato la verità in merito al trattamento di ringiovanimento betano.