– Laureen, voglio che faccia decollare la navetta, perché abbiamo bisogno di essere prelevati d'emergenza al più presto. Siamo a bordo di un aerocarro della Casa Fell, direzione… – Miles s'interruppe e protese il comunicatore sotto il naso di Bel.
– Verso nord dal Complesso Biologico Ryoval – scandì Bel. – Velocità circa duecentosessanta chilometri all'ora, il che è il massimo di cui questa carcassa è capace.
– Si sintonizzi sul nostro segnale d'emergenza – aggiunse Miles, attivando il segnale del comunicatore, – e non aspetti il permesso di decollo da parte del controllo del traffico astroportuale dell'astroporto di Ryoval, perché non l'otterrà. Chieda a Nout di collegare il mio comunicatore con l'Ariel.
– Fatto, signore – rispose allegramente Anderson.
Ci furono alcune scariche di statica e qualche secondo di angoscioso ritardo, poi si sentì una voce concitata.
– Parla Murka. La scorsa notte credevo che ci sarebbe venuto dietro immediatamente. Sta bene, signore?
– Per il momento. Il «tecnico medico Vaughn» è a bordo?
– Sì, signore.
– D'accordo, non lasciate che se ne vada e garantitegli che ho con me i suoi campioni di tessuti.
– Davvero? Come ha fatto…
– Per ora non ci pensi. Faccia richiamare a bordo tutti i soldati e metta la nave in orbita libera, effettuando i calcoli per prelevare in volo la navetta e avvertendo l'ufficiale pilota di tracciare la rotta per la stazione di balzo di Escobar alla massima accelerazione non appena ci avrete raccolti. Non aspettate nessun permesso di decollo.
– Stiamo ancora stivando il carico…
– Abbandonate tutto ciò che non è ancora a bordo.
– Siamo in guai seri, signore?
– Mortalmente seri, Murka.
– D'accordo, signore. Chiudo.
– Credevo che avremmo dovuto essere silenziosi come topolini, qui sul Gruppo Jackson – si lamentò Bel. – Non stiamo facendo un po' troppo chiasso?
– La situazione è cambiata. Dopo quello che abbiamo fatto la notte scorsa sarà impossibile negoziare con Ryoval per ottenere Nicol, o anche soltanto Taura: laggiù ho sferrato un colpo in nome della verità e della giustizia di cui fra breve potrei aver modo di pentirmi amaramente… ma te ne parlerò più tardi. In ogni caso, vuoi davvero essere nei dintorni quando dovrò spiegare al Barone Fell la verità a proposito del trattamento di ringiovanimento betano?
– Oh – fece Thorne, con un bagliore nello sguardo, concentrandosi sul compito di pilotare. – Sarei pronto a pagare per assistere a questa scena, signore.
– No. Per un ultimo momento, laggiù, abbiamo avuto tutti i pezzi nelle nostre mani, almeno potenzialmente – replicò Miles, analizzando al tempo stesso i semplici comandi dell'aerocarro. – Non riusciremo mai più ad averli tutti insieme nello stesso posto. Si cerca sempre di manovrare fino al limite del possibile, ma il momento culminante richiede l'azione, e se te lo lasci sfuggire gli dèi ti danneranno per sempre. E viceversa. A proposito di azione, hai visto il modo in cui Taura ha eliminato sette di quei tizi? – chiese, ridacchiando al ricordo. – Pensa a cosa riuscirà a fare dopo aver ricevuto l'addestramento di base.
Bel si lanciò un'occhiata piena di disagio al di sopra della spalla, in direzione del retro dell'aerocarro, dove Nicol aveva incastrato la sua poltrona in un angolo e Taura se ne stava accoccolata vicino al corpo del soldato ancora svenuto.
– Ero troppo occupato per tenere il conto – rispose infine.
Lasciato il suo sedile, Miles passò nel retro dell'aerocarro per controllare le condizioni del suo prezioso carico vivente.
– Sei stata grande, Nicol – disse, – hai combattuto come un falco. Può darsi che ti faccia uno sconto su quella tariffa di un dollaro.
Con il respiro ancora affannoso e le guance color avorio tinte di rossore, Nicol sollevò una delle due braccia superiori per allontanare una ciocca di capelli neri dagli occhi scintillanti.
– Avevo paura che rompessero il mio salterio – replicò, accarezzando con una delle mani inferiori il grosso contenitore infilato accanto a lei nella poltrona a forma di tazza. – E poi ho avuto paura che rompessero Bel…
Miles si andò quindi a inginocchiare accanto a Taura, che sedeva contro la parete del furgone con il volto tinto di una sfumatura verdastra.
– Taura cara, stai bene? – le chiese, sollevandole con delicatezza una mano dotata di artigli per controllarle le pulsazioni, che erano violente; Nicol, che aveva piazzato la sua poltrona il più lontano possibile da Taura, osservò con espressione strana quel gesto pieno di tenerezza.
– Ho fame – annaspò Taura.
– Di nuovo? Ma certo, è per via di tutte le energie che hai consumato. Qualcuno ha una barra nutritiva?
Un rapido controllo rivelò che nella tasca dei calzoni del soldato svenuto c'era una barra ancora quasi intera, che Miles sequestrò immediatamente, sorridendo con aria benevola nel vedere il modo in cui Taura la trangugiava.
Niente più topi per te d'ora in poi, giurò fra sé, notando il tentativo di lei di ricambiare a bocca piena il suo sorriso. Non appena arriveremo a bordo dell'Ariel avrai per cena tre bistecche e un paio di torte al cioccolato come dolce.
L'aerocarro sussultò. Avendo ritrovato in parte la propria forma, Taura protese i piedi per tenere l'ammaccata poltrona di Nicol ferma al suo posto e per impedirle di sbattere di qua e di là.
– Grazie – disse la quaddie, guardinga, e Taura rispose con un cenno del capo.
– Abbiamo compagnia – avvertì in quel momento Thorne da sopra la spalla, e Miles si affrettò a tornare nella cabina di guida.
Due aeromobili stavano sopraggiungendo rapide alle loro spalle: la sicurezza di Ryoval, senza dubbio dotata di veicoli più efficienti e veloci di quelli della comune polizia civile. Bel sterzò ancora quando una scarica al plasma saettò loro accanto lasciando vivide scie verdastre impresse sulla retina degli occhi di Miles. I loro inseguitori erano attrezzati in maniera semimilitare ed erano decisamente furibondi.
– Dal momento che questo è uno degli aerocarri di Fell dovremmo avere a disposizione qualcosa con cui rispondere al loro fuoco – osservò Miles, ma davanti a lui non c'era nulla che somigliasse anche vagamente ad un comando per azionare delle armi.
Un sibilo, un urlo di Nicol e l'aerocarro ondeggiò nell'aria, raddrizzandosi subito sotto l'esperta guida di Bel, poi ci furono un rombo e una vibrazione che indussero Miles a guardarsi freneticamente alle spalle… uno degli angoli superiori del retro dell'aerocarro era stato spazzato via e la porta posteriore era saldata da un lato e pendeva libera dal lato opposto. Taura continuava però a puntellare la poltrona di Nicol, che adesso le stava stringendo le caviglie con entrambe le mani superiori.
– Ah – commentò Thorne, – non siamo corazzati.
– Credevano forse che questa sarebbe stata una missione pacifica? – commentò Miles, controllando il cronometro da polso. – Laureen, ha già lasciato l'astroporto?
– Sto arrivando, signore.
– Se non ha mai spinto i motori al massimo ora le si presenta l'occasione d'oro per farlo, perché questa volta nessuno si lamenterà del modo in cui tratta le attrezzature.
– Grazie, signore – rispose allegramente il sergente.
Intanto l'aerocarro stava perdendo quota e velocità.
– Tenetevi forte! – gridò Bel da sopra la spalla, e improvvisamente invertì la propulsione.
I loro inseguitori saettarono oltre ma presero subito quota per cambiare direzione a loro volta; Bel ne approfittò per accelerare nuovamente e dal retro giunse un altro urlo quando quella manovra fece slittare il loro carico vivente in direzione delle ormai assai poco sicure porte posteriori.