Выбрать главу

– Davvero? – fece il Barone Fell. Il suo tono di voce era neutro, ma la sua espressione era decisamente cupa.

– Lei sospetta il suo fratellastro Ryoval di aver assassinato il clone che aveva commissionato ma non è riuscito a trovare nessuna prova in proposito, vero?

Fell cominciò a mostrarsi leggermente più interessato.

– Né i miei agenti né quelli della Casa Bharaputra sono riusciti a trovare un collegamento con lui. Ci abbiamo provato.

– La cosa non mi sorprende, considerato che sono stati proprio gli agenti della Casa Bharaputra a commettere l'assassinio – replicò Miles. Del resto, era un'ipotesi plausibile.

– Avrebbero ucciso il loro stesso prodotto? – domandò Fell, scandendo le parole e socchiudendo gli occhi.

– Ritengo che Ryoval abbia stretto un accordo con la Casa Bharaputra per tradirla – proseguì in fretta Miles. – Penso si sia trattato della cessione di qualche campione biologico unico in possesso di Ryoval, perché escludo che una semplice somma di denaro avrebbe indotto la Casa Bharaputra a correre un simile rischio. Ovviamente il patto è stato stipulato ai più alti livelli, ma non so in che modo intendessero dividersi le spoglie della Casa Fell dopo la sua eventuale morte… forse non era prevista nessuna divisione, perché pare che il loro piano prevedesse invece una sorta di unione delle loro attività in modo da creare un grande monopolio delle operazioni biologiche sul Gruppo Jackson. Una sorta di fusione corporativa. – Fece una pausa per lasciare che quelle informazioni venissero assimilate, poi aggiunse: – Posso suggerirle di conservare le sue forze e le sue risorse per impiegarle contro nemici più… intimi e immediati di quanto lo sia io? Inoltre, lei ha ricevuto in pagamento tutta la somma pattuita mentre noi abbiamo potuto prelevare soltanto metà del carico. Vogliamo dire che siamo pari?

Fell lo fissò con occhi roventi per oltre un minuto, il ritratto di un uomo che stava pensando contemporaneamente in tre direzioni diverse… una sensazione che Miles conosceva bene.

– Bloccate le navi inseguitrici – ordinò infine, ringhiando le parole con un angolo della bocca.

Miles riprese a respirare.

– La ringrazio per questa informazione, ammiraglio – disse quindi Fell, in tono freddo, – ma non con eccessivo sentimento. Non vi impedirò di allontanarvi in fretta, ma se lei o una qualsiasi delle sue navi doveste presentarvi ancora nello spazio jacksoniano…

– Oh, barone – rispose Miles, con sentimento, – restare molto, molto lontano da qui sta diventando rapidamente una delle mie massime ambizioni.

– È una persona saggia – brontolò Fell, e accennò a troncare la comunicazione.

– Barone Fell – aggiunse però Miles, d'impulso, inducendolo a interrompere il gesto. – Per sua futura informazione… questo canale è protetto?

– Sì.

– Il vero segreto della tecnica di ringiovanimento betano… è che non ne esiste una. Non si lasci trarre in inganno di nuovo. L'età che dimostro è esattamente quella che ho. Ne deduca quello che vuole.

Fell non disse nulla, ma dopo un momento un gelido accenno di sorriso gli affiorò sulle labbra, prima che chiudesse infine la comunicazione scuotendo il capo.

Nonostante lo sfinimento, per misura precauzionale Miles indugiò in un angolo della Sezione Navigazione e Comunicazioni fino a quando l'addetto alle comunicazioni non riferì che avevano avuto il permesso di transito dal controllo del traffico della Stazione del Punto di Balzo; del resto, Miles era certo che in quel momento le tre Case Fell, Ryoval e Bharaputra fossero troppo occupate a vedersela una con l'altra per preoccuparsi di loro, almeno per un po'. Le informazioni vere e fasulle che aveva sparso fra le parti… a ciascuna secondo le sue esigenze… erano state come un singolo osso gettato a tre cani rabbiosi e affamati, tanto che quasi gli dispiaceva di non poter restare nelle vicinanze per vedere quali sarebbero stati i risultati che questo avrebbe provocato. Quasi.

Alcune ore dopo il Balzo si svegliò nella sua cabina, del tutto vestito ma con gli stivali posati ordinatamente accanto al letto e senza ricordare come fosse arrivato lì. Alla fine suppose che fosse stato Murka ad accompagnarlo, perché se si fosse addormentato lungo il tragitto di certo si sarebbe lasciato addosso gli stivali.

Per prima cosa controllò con l'ufficiale di servizio la situazione e le condizioni dell'Ariel, che risultarono piacevolmente tranquille. Stavano attraversando il sistema di una stella azzurra fra due punti di balzo lungo la rotta per Escobar, una zona di spazio spopolata e vuota di tutto con la sola eccezione di un raro traffico commerciale, e dalla direzione del Gruppo Jackson non si vedeva traccia di inseguitori. Consumò quindi un pasto leggero senza sapere con certezza se si trattasse della colazione, del pranzo o della cena, perché dopo il periodo trascorso a terra i suoi ritmi biologici si erano del tutto alterati rispetto al ciclo di bordo. Quando ebbe finito andò a cercare Thorne e Nicol e li trovò nella Sezione Ingegneria, dove un tecnico stava finendo di eliminare le ultime ammaccature della poltrona antigravitazionale della quaddie.

Nicol, che indossava adesso una tunica bianca e corti calzoncini con ricami rosa, giaceva sdraiata prona su una panca da dove osservava con interesse le riparazioni, e vederla fuori della sua poltrona diede a Miles una strana sensazione, come vedere un granchio fuori del guscio o una foca arenata sulla spiaggia. Esposta ad un'unità di forza gravitazionale la quaddie appariva singolarmente vulnerabile, mentre in assenza di gravità sembrava così a proprio agio che si cessava ben presto di notare la stranezza del suo secondo paio di braccia. Infine Thorne aiutò il tecnico a riposizionare il rivestimento azzurro della poltrona intorno al meccanismo antigravitazionale ormai riparato e lo lasciò a ultimare l'operazione, girandosi verso Miles per salutarlo.

– A quanto pare – commentò questi, sedendosi sulla panca accanto a Nicol, – non dovremmo correre il rischio di inseguimenti da parte del Barone Fell. Per qualche tempo lui e il suo fratellastro saranno occupati a vendicarsi uno dell'altro. A pensarci mi sento felice di essere figlio unico.

– Hmm – commentò lei, in tono pensoso.

– Adesso dovresti essere al sicuro – aggiunse Thorne, in tono incoraggiante.

– Oh… no, non si tratta di questo – replicò Nicol. – Stavo pensando alle mie sorelle: c'è stato un tempo in cui non vedevo l'ora di essere lontana da loro, mentre ora sono impaziente di rivederle.

– Quali sono i tuoi progetti?

– Mi fermerò prima ad Escobar. È un buon nesso di passaggio e di là dovrei essere in grado di pagarmi lavorando il viaggio fino alla Terra, per raggiungere poi Orient IV, da dove sono certa di poter arrivare a casa.

– Allora adesso la tua meta è tornare a casa?

– Da questo lato di Escobar c'è una parte di galassia molto più grande da vedere – sottolineò Thorne. – Non sono certo che i ruolini di servizio dendarii possano essere allargati fino a comprendere anche una musicista di bordo, ma…

Nicol stava però scuotendo il capo.

– Vado a casa – dichiarò con fermezza. – Sono stanca di lottare di continuo contro la forza di gravità e comincio ad avere incubi in cui mi crescono le gambe.

Thorne si lasciò sfuggire un tenue sospiro.

– Fra noi c'è anche una piccola colonia di gente che vive in condizione di gravità – aggiunse Nicol, fissandolo. – Hanno attrezzato il loro asteroide con la gravità artificiale… è proprio come vivere su un pianeta, solo che ci sono meno correnti d'aria.

Miles fu assalito da un leggero senso di allarme… perdere un comandante di astronave la cui fedeltà era stata ampiamente dimostrata…

– Ah – replicò Thorne, in un tono altrettanto pensoso quanto quello della quaddie, – la tua cintura di asteroidi è molto lontana dalla mia casa.