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– Ho intenzione di strappare le palle a questo bastardo – stava dicendo Tris. – Io comando…

– Tu sei un comandante militare – la interruppe Miles, – e se quest'uomo è accusato di condotta insubordinata lo dovresti sottoporre a corte marziale.

– È un violentatore e un assassino – replicò la donna, in tono gelido. – La pena capitale è troppo poco per lui… dovrà morire lentamente.

– È un'idea che mi tenta – mormorò Miles a Suegar, traendolo in disparte, – ma l'idea di lasciarlo nelle mani di Tris mi mette a disagio. Secondo te, da cosa dipende?

– Credo che tu abbia ragione – replicò Suegar, fissandolo con rispetto. – Vedi, qui ci sono… ci sono troppi colpevoli.

In quel momento Pitt, che stava ormai schiumando di rabbia, individuò Miles.

– Tu! Piccolo omuncolo leccapiedi… credi che loro ti possano proteggere? – gridò, indicando Tris e Beatrice con un movimento secco del capo. – Non hanno muscoli sufficienti, le abbiamo domate una volta e lo faremo ancora. Non avremmo perso quella dannata guerra se avessimo avuto veri soldati… come i Barrayarani, che non riempiono il loro esercito di femmine e di leccapiedi. Loro hanno sbattuto i Cetagandani fuori del loro pianeta…

– Non so perché – ringhiò Miles, abboccando alla provocazione, – ma dubito che tu sia un esperto delle tecniche di difesa del loro pianeta nella Prima Guerra Cetagandana, altrimenti avresti imparato qualcosa…

– Tris ti ha nominato forse ragazza onoraria, mutante? – lo beffò Pitt. – Non ci vorrebbe molto…

Perché sto qui a scambiare insulti con questo delinquente demente? Si chiese Miles, mentre Pitt continuava a urlare insulti. Non c'è tempo per queste cose, quindi chiudiamo la faccenda.

– A nessuno di voi è ancora venuto in mente che quest'uomo deve di certo essere un agente cetagandano? – chiese, indietreggiando di un passo e incrociando le braccia sul petto.

Perfino Pitt scivolò in un silenzio sconvolto.

– Le prove sono evidenti – proseguì Miles, con decisione, sollevando la voce in modo che tutti potessero sentirlo. – Lui è risultato un elemento di rilievo nel distruggere la vostra disciplina. Per esempio, la sua astuzia ha corrotto gli onesti soldati che gli stavano intorno, li ha messi gli uni contro gli altri. Voi eravate i combattenti migliori di Marilac, e siccome non potevano essere certi del vostro crollo, i Cetagandani hanno piantato un seme malvagio in mezzo a voi, per essere sicuri di riuscire, e la cosa ha funzionato… meravigliosamente bene. Voi non avete mai sospettato…

– Fratello Miles… – mormorò affrettatamente Oliver, parlandogli in un orecchio, – conosco quel tizio e so che non è un agente cetagandano. È soltanto come un sacco di…

– Taci, Oliver – sibilò Miles, a denti stretti, poi riprese la sua arringa usando il tono più forte e scandito di cui era capace. – È ovvio che si tratta di una spia cetagandana, di una talpa. E per tutto questo tempo voi avete creduto che quanto accadeva era qualcosa che vi stavate facendo da soli.

E dove il diavolo non esiste, pensò fra sé, può essere comodo inventarne uno.

Per quanto disgustato dalla propria azione, continuò a sfoggiare un'espressione di giusta indignazione, e nello scrutare i volti che lo stavano fissando notò che parecchi erano pallidi quanto doveva esserlo il suo, anche se il loro pallore aveva una causa diversa. Un sommesso borbottio, in parte sconcertato e in parte minaccioso, stava cominciando a levarsi dai presenti.

– Toglietegli la casacca – ordinò quindi Miles, – e stendetelo al suolo prono. Suegar, dammi la tua tazza.

Sedutosi a cavalcioni dello sventurato Pitt, Miles si servì quindi dello spuntone acuminato che sporgeva lungo il lato spezzato della tazza come della punta di uno stilo e incise a grandi lettere le parole SPIA DI CETA sull'ampia schiena della sua vittima, esercitando una pressione tanto forte e spietata da far uscire il sangue e ignorando il modo in cui Pitt urlava e .si dimenava. Alla fine Miles si rialzò tremante e senza fiato per qualcosa di più della semplice fatica fisica.

– Adesso – ordinò, – dategli la sua barra nutritiva e scortatelo all'uscita.

Tris aprì la bocca per protestare ma la richiuse subito di scatto, fissando con occhi roventi la schiena di Pitt che veniva scortato lontano; il suo sguardo si posò quindi con espressione pensosa sul volto di Miles mentre andava ad affiancarglisi, imitata da Oliver.

– Pensi davvero che sia un cetagandano? – gli chiese a bassa voce.

– È impossibile che lo sia – dichiarò Oliver, secco. – Cosa diavolo significa questa commedia, Fratello Miles?

– Non dubito minimamente che le accuse di Tris in merito agli altri crimini da lui commessi siano vere – spiegò Miles, con voce tesa, – e devi saperlo anche tu. Non lo si poteva però punire per essi senza provocare una divisione nel campo e minare così l'autorità di Tris. In questo modo, invece, Tris e le altre donne hanno avuto la loro vendetta senza tirarsi addosso l'ostilità di metà degli uomini. Così le mani del comandante sono pulite e tuttavia è stata fatta giustizia di un criminale, senza contare che un duro elemento che senza dubbio ci avrebbe tormentati dall'esterno è stato messo in condizione di non nuocere. Inoltre, chiunque altro avesse idee simili alle sue ha ricevuto un avvertimento che non si può permettere di ignorare. È una soluzione che funziona a tutti i livelli.

Mentre lui parlava, il volto di Oliver aveva gradualmente perso ogni espressione.

– Combatti in maniera sporca, Fratello Miles – commentò infine il sergente.

– Non posso permettermi di perdere – ritorse Miles, scoccandogli una cupa occhiata da sotto le sopracciglia aggrottate. – Tu puoi?

– No – ammise Oliver, serrando le labbra.

Tris non avanzò nessun commento.

Miles sovrintese di persona alla distribuzione delle barre nutritive a tutti quei prigionieri che erano tanto deboli, malati o avviliti che non avevano neppure tentato di procurarsene una. Il Colonnello Tremont giaceva ancora sulla sua stuoia, raggomitolato e con lo sguardo fisso nel vuoto. Inginocchiatosi, Oliver chiuse quegli occhi ormai secchi e privi di vita: il Colonnello era morto in un momento imprecisato delle ultime ore.

– Mi dispiace – disse sinceramente Miles. – Mi dispiace di essere arrivato troppo tardi.

– Va bene… – mormorò Oliver. – Va bene…

Si alzò in piedi, mordendosi il labbro inferiore, poi scosse il capo e non aggiunse altro. Miles, Suegar, Tris e Beatrice lo aiutarono a trasportare il corpo, insieme alla stuoia, ai vestiti, alla tazza e a tutto il resto, fino all'ammasso di pietre, e una volta lì Oliver infilò sotto il braccio dei morto la barra nutritiva che aveva tenuto da parte per lui. Dopo che i quattro si furono allontanati nessuno tentò di derubare il cadavere, anche se un altro già rigido che giaceva poco lontano era stato depredato di tutto e giaceva nudo e prono.

Di lì a poco i quattro s'imbatterono nel cadavere di Pitt: la causa della morte era probabilmente lo strangolamento, ma la faccia era stata percossa in maniera tale che era impossibile determinarlo con certezza.

Accoccolatasi accanto al corpo, Tris sollevò lo sguardo su Miles e parve rivalutarlo lentamente.

– Credo che tu avessi ragione in merito al potere, ometto – disse.

– E in merito alla vendetta?

– Credevo che non avrei mai potuto averne abbastanza – sospirò la donna, fissando il cadavere. – Sì… avevi ragione anche in questo.