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– Grazie – replicò Miles, urtando il corpo con un piede. – Però non commettere errori… questa è una perdita per la nostra parte.

Poi tirò via Suegar, lasciando che fosse qualcun altro a trascinare il corpo fino alla massa di detriti.

Immediatamente dopo la distribuzione del cibo Miles indisse un consiglio di guerra a cui parteciparono Tris, Beatrice, Suegar e Oliver… coloro che Miles cominciava a considerare i suoi comandanti in seconda… più i capi dei quattordici gruppi in cui le loro forze erano state divise. La riunione ebbe luogo su un tratto di terreno pulito vicino ai confini del campo delle donne, e una volta che ci furono tutti Miles prese a passeggiare avanti e indietro arringandoli con gesti decisi.

– Una nota di merito ai capi dei gruppi per il lavoro eccellente che hanno svolto e al Sergente Oliver per averli scelti. Portando a termine con successo questa manovra vi siete conquistati non soltanto la fedeltà della maggior parte del campo ma anche del tempo. Da questo momento ogni nuova distribuzione del cibo dovrebbe essere più facile e più scorrevole, una esercitazione pratica per la successiva.

«Non mi fraintendete, questa è un'esercitazione militare e noi siamo di nuovo in guerra. Abbiamo già indotto i Cetagandani a infrangere la loro routine calcolata con tanta cura e a fare una contromossa: noi abbiamo agito e loro hanno reagito… per quanto vi possa sembrare strano, il vantaggio offensivo è stato dalla nostra parte.

«Adesso dobbiamo cominciare a pianificare le nostre future strategie, e voglio che voi tutti pensiate a quale sarà la prossima sfida dei Cetagandani. – In realtà voglio che pensiate, e basta. - E ora ho finito con le prediche. Comandante Tris, a te la parola.

A quel punto Miles si costrinse a rimettersi a sedere a gambe incrociate, cedendo il campo al comandante che aveva scelto, che lei lo volesse o meno: dopo tutto, Tris era stata un ufficiale sul campo e non di stato maggiore ed aveva più di lui bisogno di fare pratica.

– Naturalmente – cominciò la donna, schiarendosi la gola, – i Cetagandani potrebbero mandare dentro mucchi ridotti, come hanno già fatto in passato… c'è chi ha suggerito addirittura che sia stato questo l'inizio dell'attuale disordine. – A questo punto fece una pausa e lanciò un'occhiata a Miles, che le rivolse un cenno d'incoraggiamento. – Ciò significa che dovremo cominciare a tenere un conto di quanti vengono a prelevare le razioni e stabilire una serie di rigidi turni delle persone che di volta in volta dovranno dividere la loro razione con chi ne è rimasto privo. Ogni caposquadra dovrà scegliere un quartiermastro e due contabili che verifichino i suoi conti.

– Un altro modo eccellente in cui i Cetagandani potrebbero cercare di gettarci di nuovo nel disordine – non poté trattenersi dall'interloquire Miles, – sarebbe quello di mandarci razioni in eccedenza per vedere come ce la caviamo a suddividere gli extra. Se fossi in te – aggiunse, indirizzando a Tris un blando sorriso, – considererei anche le contromosse in un'eventualità del genere.

– Potrebbero inoltre operare la distribuzione sotto forma di mucchi sparpagliati – riprese la donna, inarcando un sopracciglio nella sua direzione, – in modo da renderci più difficile impadronircene e controllare l'assegnazione delle singole razioni. Ci sono altri sporchi trucchi che riesci a prevedere? – concluse, lanciando un'altra occhiata a Miles.

– Signora – chiamò uno dei capisquadra, sollevando con esitazione una mano, – di certo loro stanno ascoltando tutto. Non è che stiamo suggerendo loro delle idee?

Miles si alzò in piedi per rispondere a quella domanda in maniera diretta e a voce alta.

– È ovvio che stanno ascoltando, e senza dubbio in questo momento abbiamo la loro attenzione assoluta e incondizionata – replicò, accennando alla cupola con un rozzo gesto. – Che ascoltino pure. Ogni mossa che faranno sarà per noi un messaggio dall'esterno, un'ombra che definisce meglio la loro forma, un'informazione sul loro conto che noi assorbiremo.

– Supponi che ci tolgano di nuovo l'aria… in maniera permanente – intervenne un altro caposquadra, con esitazione ancora maggiore del primo.

– In quel caso – ribatté con disinvoltura Miles, – perderanno la posizione di vantaggio rispetto alla Commissione di Giustizia Interstellare che si sono guadagnati a prezzo di tanta fatica. Quella che stanno conducendo di recente è una guerra di propaganda, soprattutto da quando la tensione derivante da come stanno andando le cose in patria impedisce alla nostra parte di provvedere adeguatamente alle sue truppe… e ancor meno ai prigionieri cetagandani. Di conseguenza i Cetagandani, che sostengono pubblicamente di condividere con noi il loro governo imperiale per generosità culturale, affermano che questa è una dimostrazione della superiorità della loro civiltà e delle loro buone maniere…

Alcuni versi beffardi e parecchi fischi espressero adeguatamente l'opinione che i prigionieri avevano in merito a queste affermazioni.

– La percentuale di decessi relativa a questo campo è così elevata che ha attirato l'attenzione della Commissione – proseguì Miles, con un sorriso. – Finora i Cetagandani sono riusciti a coprirsi le spalle nel corso di tre distinte ispezioni della Commissione, ma una mortalità del 100% sarebbe un po' eccessiva per poter essere giustificata.

Un brivido di assenso e di rabbia repressa si diffuse fra i suoi rapiti ascoltatori mentre lui tornava a sedersi.

– Come diavolo ti sei procurato tutte queste informazioni? – sussurrò Oliver, protendendosi verso di lui.

– Sono risultato convincente? – sogghignò Miles. – Bene.

– Non hai inibizioni di nessun genere, vero? – commentò Oliver, traendosi indietro con espressione un po' sconvolta.

– Non in combattimento.

Tris e i capisquadra passarono le successive due ore stabilendo le diverse ipotesi secondo cui si sarebbe potuta articolare la successiva distribuzione del cibo ed elaborando la reazione tattica a ciascuna di esse, poi la riunione si sciolse per permettere ai capisquadra di andare a riferire le informazioni ai loro subordinati, e Oliver fece altrettanto con il suo gruppo di sorveglianti supplementari.

Tris si fermò invece accanto a Miles, che in un momento imprecisato delle precedenti due ore aveva infine ceduto alla pressione della gravità e giaceva adesso disteso nella polvere con lo sguardo un po' vacuo fisso sulla cupola, sbattendo le palpebre nello sforzo di continuare a tenere gli occhi aperti. Non aveva infatti dormito per tutto il giorno e mezzo precedente al momento in cui era entrato nel campo e non sapeva con esattezza quanto tempo fosse trascorso da quando vi aveva messo piede.

– Mi è appena venuto in mente un altro scenario – affermò Tris. – Come ci comporteremo se loro non faranno nulla? Se non reagiranno e non apporteranno cambiamenti?

– Mi sembra la mossa più probabile – replicò Miles, annuendo. – Credo che quel tentativo di trarci in inganno durante la scorsa distribuzione sia stato un errore da parte loro.

– Ma in assenza del nemico, per quanto tempo possiamo andare avanti fingendo di avere un esercito? – insistette lei. – Hai dovuto grattare il fondo per riuscire a metterci insieme, e che accadrà quando questo ultimo impeto di energie si sarà esaurito?

Miles si raggomitolò su un fianco, sentendosi sprofondare in strani pensieri privi di forma coloriti dall'accenno di un sogno erotico riguardante quell'alta e aggressiva rossa, e sbadigliò voluttuosamente.

– Allora pregheremo per avere un miracolo. Ricordami di discutere di miracoli con te… più tardi.

Qualche tempo dopo si svegliò per un istante quando qualcuno gli infilò sotto il corpo una stuoia, e indirizzò a Beatrice un sorriso intimo e assonnato.

– Folle mutante – ringhiò la ragazza, facendolo rotolare rudemente sulla stuoia, – non pensare che sia stata una mia idea.

– Sai, Suegar – borbottò Miles, – credo di piacerle.