Выбрать главу

«L’esperimento Dawnay?» ripeté Pennington. «No, signore.»

«Non avrei mai creduto di essere così al sicuro,» ghignò il maggiore.

Riaccese la pipa e, per un momento, la succhiò con aria soddisfatta.

«Questa tale Dawnay è una specie di genio biochimico e asessuato che viene da Edimburgo. Però, devo ammettere che la trovavo una persona gradevole, prima che si ammalasse di una qualche infezione dovuta al suo lavoro, povera vecchia signorina. Per quanto ne capisco io, il contatore le serviva a sintetizzare i cromosomi, dei quali le avranno certamente detto qualcosa quando le parlarono delle farfalle e degli uccellini, dei misteri della vita, insomma.

«Lei, ovviamente, non aveva tutto il bandolo della matassa in mano, sapeva solamente che le formule vomitate dal calcolatore erano giuste. Il risultato, però, fu un embrione umano.»

«Umano?»

«Questo è quello che dicono. La penso come lei, un bell’affare. Esso crebbe come un fungo, o, piuttosto, essa crebbe, dato che tutti gli organi sessuali erano a posto, e in quattro mesi era diventata alta un metro e sessanta e pesava cinquantacinque chili. I rapporti sono molto esatti, sui fatti meno importanti e privi di pericolo.»

Pennington cercò di sembrare divertito. «Questa specie di zombi, o robot, o quel che diavolo era — stava ferma in qualche specie di grande provetta da esperimento, o fissa su qualche piattaforma, o come?»

«Non era affatto uno zombi, assolutamente,» ribatté Quadring, «la chiamavano umana perché aveva un aspetto umano, si comportava come un umano, aveva un’intelligenza umana e delle abilità fisiche umane. Sebbene, per quello che ho capito, nessun istinto o emozione fino a che non le furono insegnati. Una ragazza piuttosto graziosa, veramente. Io lo so bene. L’ho incontrata una quantità di volte.»

«Le persone che sanno tutto questo ed hanno il compito di badarle devono provare un senso di repulsione,» disse pensosamente Pennington, «insomma, voglio dire, questa cosa prodotta in un labor…»

«Non si faccia delle idee sciocche, e non si accontenti di ciò che dico io. Tutti la considerano una ragazza molto attraente. Ma una ragazza molto speciale. La Dawnay l’aveva costruita, ma era stata soltanto l’artigiano. Il progetto era nato nel calcolatore, con l’unica preoccupazione che fosse fatta su misura per i suoi scopi. La ragazza assorbe le nozioni dal calcolatore e la macchina ha bisogno di lei per programmarle; o, piuttosto, ne aveva bisogno.»

«Ne aveva?»

«Se ne è andata.»

«Vuole dire che è scomparsa?»

Quadring fissò la poltiglia scura e congelata nel fornello della sua pipa. «È esattamente quello che voglio dire.»

Pennington rise, un poco troppo rumorosamente. «Forse non è mai esistita! Intendo dire che non si può credere veramente in un essere umano manufatto, che sia in rapporto mentale con un calcolatore.»

«Noi militari non siamo dei tipi pagati per pensare,» disse Quadring. «Per ora, il nostro compito è di ritrovare lei e chiunque abbia distrutto il calcolatore. È difficile che possa essere l’opera di qualcuno dal di fuori; è stata compiuta in modo troppo rapido ed esperto. Il fabbricato bruciava già allegramente prima che le sentinelle riuscissero a chiamarmi, e che sfondassero le porte chiuse per prendere gli estintori. Comunque, non era quello il vero guaio; il calcolatore era già stato ampiamente ed abilmente danneggiato con un’ascia, prima che venisse appiccato l’incendio. Fino ad ora, i controlli di sicurezza ci hanno detto una sola cosa: la ragazza — si chiama André, da Andromeda, cioè la stella, o quel che diavolo è, che ha — così dicono — trasmesso le informazioni basilari al calcolatore, non si trova più, e nemmeno uno scienziato di nome Fleming.»

«Si sa qualcosa di lui?»

«Negli schedari il suo nome è seguito da un punto interrogativo. Niente di preciso. Ma è il solito tipo di giovane e brillante genio che pensa di saperla più lunga di tutto il corpo accademico. Il fatto è che si era innamorato della ragazza; e lei, in un certo qual modo, si affidava a lui per tutti quei consigli che il calcolatore non poteva o non voleva darle. Certo è che stavano sempre insieme, sul lavoro e fuori.»

«Allora anche adesso potrebbero essere ancora insieme?»

«Esattamente. Con la prima luce, se la nebbia si dirada, lei e i suoi ragazzi comincerete a cercare. Una sentinella mezzo addormentata, giù, al molo, crede di aver visto un uomo e una donna prendere una barca e andare verso l’alto mare, proprio prima che la sirena d’allarme cominciasse a suonare.»

«A quest’ora potrebbero essere già sbarcati in qualunque punto della costa,» disse Pennington.

«Non con quella barca. So che non vi era più di un gallone di benzina. È soltanto un piccolo fuoribordo, buono solo a gironzolare lungo il promontorio per controllare le difese. Potrebbe arrivare ad una delle isolette lungo la costa, non oltre.»

«Che ne dice di un appuntamento in alto mare?»

Quadring dette un’occhiata al suo compagno. «Un colpo del solito vecchio personaggio: ’una Potenza Straniera’?» Alzò le spalle. «Potrebbe essere. La flotta ha avuto l’allarme insieme a lei. I cacciatorpediniere e gli aeroplani avranno già cominciato a setacciare tutta la zona occidentale, fino a nord, alla ricerca di ogni battello da pesca dall’aria troppo innocente e di ogni barcaccia eccessivamente neutrale. Ma il nostro radar avrebbe trovato qualunque oggetto più grosso di una barca a remi.

«Io scommetto che non troveranno niente. E, forse, nemmeno lei. Ma con questo genere di tempo, una piccola barca aperta non è esattamente igienica. L’isola però potrebbe salvare le nostre speranze.»

Quadring si alzò in piedi e guardò attraverso la finestra. «È ora di muoversi,» disse, «e io devo preparare un rapporto maledettamente complicato sulla mia incompetenza a definire la faccenda.»

Nel cielo, l’oscurità cominciava impercettibilmente a diminuire, quando Pennington si incamminò verso il parcheggio. Gli uomini stavano fumando e chiacchierando sommessamente. Pennington disse loro brevemente che una coppia sospetta di sabotaggio — un uomo e una ragazza — sembrava fosse fuggita in barca, per approdare in un punto lontano della costa o su una delle isole nelle vicinanze.

«Li vogliono vivi, non morti,» continuò, «così, niente maniere forti. Non si ritiene che siano armati, e non vi sono ragioni per le quali debbano reagire violentemente. La ragazza è — ehm — un testimone particolarmente importante. Scenderemo fino al molo ed organizzeremo lì il sistema di ricerca e di controllo.»

Dovettero perdere tempo in riva al mare per almeno un’altra ora, prima che facesse chiaro. La nebbia cominciò lentamente ad alzarsi come un’ampia cortina, mostrando prima di tutto il grigio mare imbronciato e, un paio di miglia più lontano, le rocce basse dell’isola più vicina, imbiancate a nord da macchie di neve.

Il loro sbarco fu tutt’altro che drammatico. Pennington era sull’anfibio di testa, quando vide la figura di un uomo che stava immobile sull’imbarcadero di legno dell’isola. L’uomo non si mosse nemmeno quando il veicolo uscì dall’acqua sulla terra e gli si accostò.

«Mi chiamo Fleming,» mormorò, «vi stavo aspettando.»

Era un uomo piuttosto alto e ben costruito, sulla trentina, con un viso bello, ma tormentato. Aveva i capelli bagnati e impastati di sabbia, ed i vestiti spiegazzati e coperti di fango. Rimase immobile, come se fosse esausto.

«Si consideri in stato d’arresto,» disse Pennington, «e la ragazza che è venuta con lei?»

Fleming continuò a fissare il mare. «Ho perso ogni contatto con lei, mentre cercavo un riparo. Si è mossa e si è persa. Ci sono le impronte: finiscono all’entrata di una caverna. All’interno c’è una pozza d’acqua profonda.»

«Sì… si è uccisa?» domandò Pennington confuso.

Fleming si volse verso di lui. «L’hanno uccisa. Tutta quella maledetta baracca che prima l’ha usata.» Si calmò un poco. «Era ferita, gravemente ferita. Se è caduta in quello stagno non può aver avuto nessuna possibilità di salvarsi. Le sue mani… le sue mani erano…»