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Fleming si sporse sulla scrivania. «Questa sarà l’ultima cosa da fare!» gridò.

Il ministro lo guardò gelidamente. «Prego?»

L’avvocato si interpose: «Credo che il mio consiglio professionale sarebbe di far testimoniare la signora appena sarà medicalmente guarita e adeguatamente messa a conoscenza del proprio passato. La sua causa, naturalmente, dovrà essere discussa davanti ad una commissione d’inchiesta regolarmente costituita.»

«Per lei potrei parlare io,» disse aspramente Geers.

Il ministro lo fissò, con malcelata antipatia. «Avrei preferito Osborne, se le circostanze fossero state diverse. Ad ogni modo, non possiamo farlo tornare da Ginevra fino a domani.» Sorrise ad André. «Forse vorrà aspettare nell’anticamera, mentre parliamo con il professor Fleming?»

Fleming andò verso la porta e la aperse. Sorrise ad André in modo rassicurante, mentre usciva.

«Dunque, professor Fleming, perché ha rapito quella donna?» Il tono gentile del ministro era scomparso.

«Questa non è la cosa principale,» ribatté Fleming feroce.

«E qual è, allora?»

«Il fatto che il messaggio dalla nebulosa di Andromeda e tutto quello che ne è derivato è maledetto.» Fece una pausa, per costringersi a parlare in modo più calmo e con voce più bassa. «È stato inviato da un’intelligenza superiore, che avrebbe voluto soggiogarci e, se fosse stato necessario, ci avrebbe distrutto.»

«E poiché lei pensava questo, ha incendiato il calcolatore.» Il tono del ministro era truce, malgrado che la sua inflessione facesse pensare ad una domanda e non ad un’affermazione. «Tuttavia, sembra pronto a fare qualsiasi cosa per proteggere la ragazza che lavorava con esso. Nella sua aggressività condanna di certo anche lei.»

«La ragazza non ha niente a che vedere con il calcolatore. La volontà, la memoria, le nozioni… erano tutte nella macchina. Ha potuto vedere che c’è qualcosa di monco in lei, ora che il calcolatore non esiste più… per grazia di Dio. Qualcosa manca alla sua personalità; lo domandi a Geers, lui sa come era André prima…»

Il ministro ignorò l’invito. Non aveva nessuna intenzione di perdersi nei meandri della psicologia, mentre pensava che la soluzione fosse molto più semplice.

«Io la ritengo responsabile, professor Fleming, della distruzione del calcolatore e del rapimento della ragazza allo scopo di non farle rivelare quello che lei aveva fatto.»

«L’ho portata via perché aveva bisogno di essere protetta dalla gente che era intorno a lei.» Fleming fissò Geers.

Il ministro prese un foglio, sfilandolo dalla grossa cartella che gli stava davanti. «Forse le farebbe piacere dire qualcosa sul fatto che l’assistente del signor Osborne, l’uomo che si pensava lo avesse accompagnato la notte dell’incendio di Thorness, ha ammesso, durante un colloquio, oggi pomeriggio, di non esservi affatto andato.»

«È ad Osborne che dovrà domandare chi ci ha portato, non le pare?» disse Fleming.

«Lo faremo.» Il ministro fremeva di rabbia contenuta. «Nel frattempo, professor Fleming, deve considerarsi sotto sorveglianza. Spero che, per evitare la necessità di un arresto in piena regola e di un’accusa formale in Bow Street, con la sgradevole sensazione che questo susciterebbe sia verso tutti noi, che per lei e per la ragazza, spero — dico — che collaborerà con tutto il buon senso possibile. Non la posso forzare, naturalmente, a restare con noi, fino a che non c’è una vera accusa. Ma potremmo accomodarla qui in modo molto gradevole.»

«E così, la Magna Charta è ancora in atto?» domandò Fleming sarcastico. «E se io insistessi nel voler essere arrestato, su quali basi riuscireste a mettere insieme un’accusa?»

«Il regolamento di sicurezza,» mormorò l’avvocato, «gli atti rilevanti sarebbero…»

«Mi risparmi i dettagli,» lo interruppe Fleming, «verrò tranquillamente. E dove si trova questo — ehm — albergo governativo per ospiti indesiderati?»

«Non troppo lontano,» disse vago il ministro, «le farà bene; o, almeno, la ragazza ne profitterà. Un’occhiata ad un parco molto spazioso, del genere di quelli per visitare i quali la domenica si pagano due scellini e mezzo. Temo di non poter essere più preciso di così. L’esercito ne usa una parte fin dal 1942. Sarebbe meglio, credo, se voi due vi andaste immediatamente, cercando di fare una buona notte di sonno. Al mattino, le cose si vedono più chiaramente, ed anche con maggiore buon senso.»

Il viaggio in macchina durò un paio di ore. Persino Fleming non poté trovare nulla da ridire sulla sistemazione o sul servizio. Qualcuno, abituato a questo genere di cose, aveva provveduto ad ogni comfort: liquori, abiti puliti, libri, bagni, tutto il possibile. Anche André era stata accolta con la stessa larghezza. Fleming, tuttavia, sentiva di non amare affatto le cameriere dall’aspetto massiccio, che giravano dovunque. I loro camici bianchi non potevano nascondere il taglio regolamentare dei capelli, né le calze di cotone beige o le robuste scarpe nere. Fleming non aveva mai apprezzato il fatto che le donne facessero il servizio militare.

Ma la goffaggine della cameriera alta sei piedi che servì loro la cena, lo divertì. C’è qualcosa, in un poliziotto, che non si riesce mai a nascondere, nemmeno se si tratta di uno di quelli della Special Brandi.

Comunque, nei giorni seguenti furono lasciati a loro stessi. Potevano passeggiare quanto volevano per il vasto parco. Fleming notò che André sembrava divenire ogni giorno più assente, e che inciampava molto spesso, persino sull’erba morbidissima. Notò anche che il recinto, tutto intorno, era fatto con il filo spinato, del solito tipo governativo, esattamente come a Thorness. La vecchia casetta del guardiano, all’entrata della strada principale, era stata apertamente trasformata in un posto di guardia; la sentinella era munita di un fucile automatico.

Un pomeriggio, André venne portata via. Era arrivato Geers, ed aveva preteso di parlare con lei. Passò molte ore del giorno successivo con il funzionario che la sottopose ad un interrogatorio in piena regola. André ne emerse pensierosa, seppure curiosamente indifferente. Disse a Fleming che aveva accettato come vero tutto quello che Geers le aveva detto, ma che per lei era come il disegno della vita di un’altra persona. Nessun tasto importante, nella sua memoria, era stato toccato, sebbene la ragazza si fosse resa conto di essere coinvolta nella distruzione del calcolatore.

«Che cosa ci faranno?» domandò quella sera tardi, mentre stavano seduti nel soggiorno, guardando pigramente qualche sciocchezza della televisione.

Fleming tacque per un momento, meravigliato del fatto che la donna dall’aria ottusa che lo fissava scioccamente dallo schermo avesse vinto un asciugacapelli elettrico, solo confermando che il Rio delle Amazzoni è un grande fiume. «Immagino che aspetteranno fino a che il povero vecchio Osborne non ci raggiungerà anche lui,» disse finalmente. «Poi ci faranno un processo da camera. Dopo di che, lui e io verremo decapitati nella Torre di Londra, e Osborne si comporterà da gentiluomo fino alla fine. Per quello che riguarda te…» si accorse di non poter proseguire, e così sedettero in silenzio per molto tempo, nella luce cangiante del video.

Improvvisamente, si udirono dietro la porta dei passi pesanti sul pavimento di parquet.

«Chi sarà?» chiese André. Entrambi erano ormai abituati alle silenziose scarpe di feltro delle inservienti che li sorvegliavano.

«Potrebbe essere Osborne,» suggerì Fleming, «è quasi ora che si unisca alla compagnia. Sarà bello, se ci lasceranno passare insieme i nostri ultimi giorni.»

Ma non era Osborne. Era Kaufmann. Indossava un soprabito nero, troppo lungo. In una mano teneva una lobbia nera, e nell’altra una valigetta. Ebbe un attimo di incertezza, vedendo Fleming e André.

«Scusatemi, prego,» mormorò, chiudendo piano la porta, «mi aspettavo di trovare il signor Osborne…» si passò nervosamente la lingua sulle labbra, poi inalberò un gran sorriso. «Sono stato informato che sarebbe venuto qui stasera. Ho invece l’onore di incontrare il professor Fleming.» Avanzò, con la tozza mano tesa.