Выбрать главу

«Venga!» ripeté, «venga a vedere gli elementi al lavoro. Al lavoro per me!» Kaufmann rimase ostinatamente dov’era.

«Ha paura?» rise lei. «Non è il caso. Non ci toccherà. Non può.»

Uscì camminando maestosamente sul balcone, con i capelli che le svolazzavano scoprendole la fronte, e si fermò davanti alla balaustra, alzando le braccia aperte verso il cielo. Kaufmann udì il suono della sua risata estatica confondersi con l’ululato del vento.

Per un impulso improvviso, andò verso la porta-finestra e la chiuse. Il fracasso che veniva da fuori si acquietò, come se si fosse allontanato. Ma, con uno scoppio inatteso, il rumore si spiegò di nuovo in un crescendo terribile, mentre la vecchia casa tremava. Un pezzo di cornicione cadde sul balcone, spaccandosi in mille pezzi.

Kaufmann vide la Gamboul guardare per terra un pezzo di marmo scheggiato, proprio mentre una cascata di sabbia la colpiva. Essa si chinò rapidamente, coprendosi gli occhi con i pugni chiusi. Accecata, avanzò inciampando verso la finestra, e cominciò a battervi contro. Lo spesso vetro decorativo si ruppe. I pugni di lei colavano sangue. Kaufmann poteva vedere la sua bocca che si apriva e si chiudeva, mentre gridava contro di lui.

Si ritirò nella parte più oscura della stanza, guardando impassibile. Le ventate arrivavano più veloci, adesso, e alla fine cominciarono a confondersi una con l’altra. La casa gemeva e tremava. Poi successe: una massa rombante di pietra frantumata che crollò sul balcone e, staccandolo dai suoi sostegni di cemento, lo trascinò di sotto, nel cortile. La polvere dei detriti si mischiò con sabbia simile ad un turbine di fumo. Kaufmann si mosse e andò a premere con aria miope la faccia contro i vetri rimasti, per vedere quello che era successo.

In basso, tutto era indistinto, ma gli sembrò di scorgere un corpo contorto in mezzo ai detriti. Continuò a guardare per qualche minuto. Non provava niente di simile all’inquietudine che gli aveva dato la vista della vecchia araba morta. Finalmente, si cercò una sedia lontana dalle pareti pericolanti. Con mano fermissima, accese un sigaretto.

«Quando la tempesta sarà passata,» disse ad alta voce nella stanza vuota, «chiamerò io stesso Londra. C’è materia per trattare con gli inglesi.»

Si accigliò, sperando che questo non rappresentasse un problema troppo grave; la professoressa Dawnay era forse influenzabile, ma Fleming era un avversario formidabile. Dopotutto, c’erano stati tanti sfortunati incidenti tra loro, nel passato. La mentalità inglese, quando si fermava ostinatamente fissa su di un’idea, era sempre stata incomprensibile per lui.

La tempesta si calmò, le nuvole si diradarono, e la luce tornò, malgrado che il vento continuasse a soffiare forte come prima. Kaufmann scese nel cortile. Yusel era stato portato nello scantinato, riferì una guardia. Kaufmann sentì se stesso dare ordine di sorvegliarlo ma di trattarlo convenientemente, poi andò a guardare il corpo della Gamboul. Giaceva contorto e spezzato tra i pezzi di pietra del cornicione, ed i suoi occhi scuri, segnati di sangue, lo fissavano senza vita.

Una delle macchine non aveva subito danni, così Kaufmann ordinò all’autista di portarlo al campo del calcolatore. I disastri che trovarono sulla strada, uscendo dalla periferia della città, erano impressionanti. Qualche gruppo isolato di arabi stava saccheggiando i negozi devastati; si nascosero all’apparire dell’automobile con le insegne della Intel. Non vi erano truppe né polizia in giro.

Gli edifici bassi e solidi all’interno del campo sembravano abbastanza intatti: qualche finestra era stata sradicata e le appariscenti decorazioni moderne all’entrata degli uffici erano state danneggiate. Kaufmann le sorpassò, dirigendosi verso il laboratorio.

La Dawnay era sola, stava iniettando l’antibatterio in una fila di provette. Il fitto disordine degli apparecchi posti su ogni banco e tavolo, arrivati appena ordinati, era stranamente rassicurante, dopo la desolazione all’esterno.

«Ah, professoressa Dawnay!» disse Kaufmann raggiante, «non ha avuto danni dall’uragano, come vedo.»

«No,» rispose secca Madeleine.

«Devo informarla,» continuò lui, «che Fraulein Gamboul è morta.» Osservò con divertimento il suo sguardo stupefatto. «È stata uccisa dal tornado. Adesso sono io il principale rappresentante della Intel in questo paese. E le chiedo di aiutarmi. Le nostre misure contro il batterio che causa il maltempo: sono riuscite, vero?»

«Sembrerebbe così; per il momento, e nel mare circostante,» rispose lei.

«Wunderbar!» esclamò Kaufmann. «Dovunque le cose stanno andando di male in peggio — a meno che non diamo loro il suo rimedio.»

«Ed al più presto.»

Kaufmann annuì. «Questo è quello che pensavo.» Abbassò la voce. «Sa, professoressa, Fraulein Gamboul era pronta a fare andare avanti le cose così fino a che il mondo non avesse accettato le sue condizioni, le sue spaventose condizioni. Era pazza, naturalmente. Sapeva che ha ucciso Salim, che gli ha sparato lei stessa? Era una donna invasata. Avrebbe ceduto troppo tardi; saremmo morti tutti.»

La Dawnay lo guardò freddamente. «È ancora possibile.»

Kaufmann si leccò nervosamente le labbra e si tolse gli occhiali, pulendone le lenti più volte. «C’è stato un appello alla radio, da Londra. Io intendo rispondere appena saranno riallacciate le comunicazioni. E le proverò che sono in grado di aiutare, mandando loro il suo rapporto sull’antibatterio. Il professor Neilson lo porterà con il primo aereo disponibile.»

Notò il sussulto e lo sguardo di lei.

«Oh, sì,» riprese trionfante, «so tutto del fatto che il professor Neilson sta qui. So anche che non avrà voglia di credermi. Non capisce ancora che io sono soltanto un uomo d’affari, ed un buon uomo d’affari guarda oltre le calamità, verso cose migliori.»

Madeleine non riuscì a nascondere il proprio sollievo. «Così il professor Neilson potrà spiegare in che modo utilizzare i rifornimenti di antibatterio che manderemo al mondo?»

Kaufmann scosse la testa con aria impaziente. «Non immediatamente,» disse, «la gente sarà pronta a pagare una grande quantità di soldi. Le ho già detto che sono un uomo d’affari.» Si volse verso la porta. Il suo sorriso era scomparso. «Prepari un rapporto scritto a macchina perché possa essere spedito fra un’ora.»

Per qualche minuto, la Dawnay continuò il proprio lavoro come un automa. Non aveva tenuto conto del fatto che Kaufmann potesse tirare sul prezzo della vita.

Si avviò verso il fabbricato del calcolatore, in cerca di qualcuno con cui parlare; il grande ingresso era stato superficialmente danneggiato e anche la torre di raffreddamento, ma il calcolatore era intatto. Non c’erano più sentinelle; solo un elettricista le venne incontro, uscendo dalla stanza di riposo dei tecnici. Disse di non sapere dove potesse essere il professor Fleming. Il dottor Zeki, egli credeva, se ne era andato immediatamente dopo il primo uragano del pomeriggio, per vedere la sua famiglia.

Madeleine lo ringraziò, e si avviò verso l’infermeria. L’infermiera aveva costruito una barricata provvisoria di schermi davanti alle finestre rotte. La ragazza sorrise di sollievo nel vedere finalmente qualcuno.

«La signorina André ha dormito fino ad ora,» sussurrò. «Mi sembra che stia un poco meglio.»

Madeleine sedette accanto al letto; l’infermiera aveva ragione; per quanto cattiva fosse la luce, poté vedere che il colorito di André era migliorato.

«Comincia — comincia a funzionare?» André non aveva aperto gli occhi né mosso le labbra, mentre mormorava la domanda.

La Dawnay prese tra le sue la fragile mano. «Sì, funziona,» mormorò. «Il barografo del laboratorio continua a salire. Ma quanto durerà, non lo so.»