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Prima che riuscisse a rialzarsi, Neilson fu su di lui, immediatamente seguito da Yusel. Il pensiero di Fleming fu per Abu; si chinò e lo prese tra le braccia. La testa di Abu cadde all’indietro, ed il sangue uscì come un fiotto di vomito dalla bocca. Fleming non riuscì a capire se gli occhi che lo fissavano non vedessero più, o cercassero ancóra di comunicargli un messaggio. Con delicatezza, depose il corpo sul pavimento.

Neilson stava colpendo Kaufmann come un pazzo. «Lo lasci!» gridò Fleming. Si avvicinò al tedesco che piangeva e gridava. «Non la uccideremo,» disse, «c’è già, a Ginevra, un’accusa di omicidio su di lei, e anche in altri tribunali, se non sono stati tutti distrutti.»

«Non sono stato io a far succedere le cose,» gemette Kaufmann, «dovevo obbedire.»

Fleming si voltò, incapace di sopportarlo. «Tienilo, Yusel,» disse, «portalo all’aeroporto. Prendi la sua pistola; non darà più noia.»

«Aspetti!»

Si volsero tutti insieme e videro la Dawnay che era ferma sulla porta d’entrata.

«Cosa fate tutti qui?» domandò lei. Poi vide il corpo di Abu. Fleming le dette qualche spiegazione, quindi accondiscese a salire con lei al piano di sopra, nell’ufficio principale.

«Venite anche voi,» ordinò Madeleine a Neilson ed a Kaufmann. Yusel era uscito e stava rientrando con un panno bianco, col quale coprì il corpo del cugino morto. Andarono tutti nell’ufficio della Gamboul e la Dawnay si sedette alla scrivania, di fronte a Kaufmann, sorvegliato da Yusel. Fleming, a disagio, andò verso la finestra, ma ella lo richiamò indietro.

«John,» disse Madeleine, «non è così semplice come puoi pensare; non abbiamo ancora finito con Herr Kaufmann.»

Fissò la faccia ammaccata e avvilita di Kaufmann. «A chi ha fatto rapporto a Vienna?»

Il tedesco non rispose subito, ma quando vide la Dawnay alzare lo sguardo su Yusel, cambiò idea.

«Al Consiglio dei direttori,» disse cupo.

«Al quale ha riferito della morte della Gamboul?»

«Sì.»

«E chi comanda ora qui?»

Kaufmann guardò per un attimo altrove. «Io.»

«Ma lei non è direttore.»

Il tedesco si raddrizzò con un ritorno di sicurezza: «Sono in carica temporaneamente.»

«E fino a quando?» domandò la Dawnay. Ci fu un’altra pausa.

«Farebbe meglio a dircelo con le buone,» disse Fleming.

«O preferisce che le rompa il collo?» aggiunse Neilson.

«Ci sono tre direttori in arrivo, sull’aereo di oggi da Vienna.» Kaufmann si rivolse unicamente alla Dawnay, cercando di capire se sarebbe stata più indulgente. Madeleine non parve affatto sorpresa.

«Tre?»

«Sarebbero dovuti venire prima!» Kaufmann cominciò a parlare velocemente, sempre più eccitato. «Fräulein Gamboul non era all’altezza. La cosa l’aveva sconvolta, ma non avrebbe voluto nessuno al fianco. Abbiamo avuto dei dirigenti ridicolmente inferiori alla grandiosità del progetto; ma lei aveva molta influenza sul presidente.» Strizzò leggermente un occhio nel modo furbo di chi la sa lunga. «Era una donna affascinante. Ma ora è tutto diverso; io ho messo ogni cosa su un regolare piano d’affari. Avremo direttori, funzionari ed assistenti… ne porteranno molti, oggi.»

«Davvero?» chiese la Dawnay con interesse.

«Certo. Ed ogni genere di rinforzo di cui ci sarà bisogno. E così…» Si volse trionfante verso Fleming e Neilson, ma la Dawnay lo interruppe.

«Così dovremo mettervi tutti sotto sorveglianza,» disse calma. «È una cosa che si può fare. Nel frattempo, appena l’aereo sarà arrivato, lei ci aiuterà a spedire a Vienna per telex un messaggio nel vostro codice.»

«Per dire cosa?»

«Che sono arrivati sani e salvi, che tutto va bene, e che non avrete bisogno di altri aiuti. Ci darà anche i nomi e tutti i particolari necessari sul vostro presidente e su tutti i direttori in Europa e tutti gli indirizzi ed i numeri di telefono che si troveranno qui, nell’ufficio.» Si volse al collega americano. «Io le darò un rapporto da portare a Londra, professore, e tutto l’antibatterio che potrò procurare. Dovrebbero riuscire a farla arrivare prima di notte.»

12

Cielo sereno

Il Primo ministro ricevette il Comitato d’emergenza nel suo studio privato, al primo piano del n. 10 di Downing Street. Per quanto avesse insistito perché la cosa fosse tenuta nascosta, egli era stato a letto per due giorni. Il suo medico aveva diagnosticato asma cardiaca, una maniera buona come un’altra per descrivere i disturbi dei quali soffrivano tutti coloro che avevano passato la mezza età, man mano che la respirazione diveniva sempre più difficile. La notizia del miracolo della Dawnay in Azaran aveva infatti raggiunto Whitehall, ma i suoi effetti non si avvertivano ancora.

Malgrado ciò, il Premier insistette nel volersi alzare per salutare il ministro della Scienza ed Osborne, quando arrivarono.

«Sono contento che ce l’abbiate fatta,» disse con un soffio di voce, «le cose vanno ancora molto male?»

«Un vero incubo, signore,» disse il ministro. «Tutto il territorio basso, al di là di Hammersmith, è allagato; le strade sono sott’acqua.» Cominciò a tossire.

«Non è certo una buona cosa per noi, quest’affare,» disse il Primo ministro. «Saremo i primi a soccombere. Il che risolverà forse molti problemi politici. Avremo presto il più giovane Gabinetto che la storia ricordi, detto dei Sopravvissuti.»

Il ministro della Scienza cercò di emettere una risata di cortesia. «Una cosa molto preoccupante, signore, è che l’aeroporto di Londra è inutilizzabile a causa dell’allagamento. Quello di Gatwick è fuori uso da qualche tempo, naturalmente. E l’aviazione civile non conta troppo su quello di Hurn. Gradirei molto che con la sua autorità lei facesse sgomberare dalla R.A.F. quello di Lyneham, per gli atterraggi di prima necessità. Mettendoci almeno due elicòtteri che siano sempre pronti a volare direttamente qui da noi. Hyde Park è ancora abbastanza libero, malgrado i centri di assistenza ed i posti di pronto soccorso.»

«Questo vuol dire che ha delle altre novità, Bertie.» disse il Primo ministro. «Mi farebbe piacere se riuscisse qualche volta a controllare la sua tendenza a drammatizzare.»

«Abbiamo raccolto un segnale dall’Azaran, signore,» si interpose Osborne. «Il professor Neilson è in viaggio. Lui e la professoressa Dawnay hanno tolto il potere a un certo signor Kaufmann, che crediamo entrasse per qualcosa nella faccenda della mancata sorveglianza a Thorness.»

«Proprio così, Osborne,» disse il Primo ministro con un sorriso divertito. Era una vecchia ferita, ormai, e, come altre vecchie ferite di Osborne, stava guarendo e cominciava ad essere dimenticata. Da allora, Osborne aveva fatto ben di più che redimersi. «Thorness, già. Ma l’antibatterio?»

«Ne porta la massima quantità possibile, signore. Non molto, a causa delle difficoltà di volo di questi giorni, ma abbastanza da distribuirne a circa un migliaio di centri per la coltura.»

«Attraverso l’organizzazione internazionale?»

«Sì,» disse il ministro della Scienza. «Posso dire, signor Primo ministro, che la volontà di collaborare si è dimostrata eccezionale. Il Giappone ha suggerito di mandare in alto mare tutte le navi cisterna che sono in giro nei vari oceani per prendere in mezzo correnti marine come la Gulf Stream. L’Unione Sovietica ha messo completamente a disposizione cinque stabilimenti chimici statali. Il cinquanta per cento delle raffinerie di petrolio degli Stati Uniti sono già state pulite e preparate ad accogliere i rifornimenti. Qui da noi, la Royal Engineers crede di poter ottenere che per sabato tutti i gasometri della costa siano preparati. Tutte le fattorie centrali del latte e gli impianti petroliferi manderanno le loro autocisterne nei vari centri che indicheremo.»

«Bene,» disse in un soffio il Primo ministro. «Speriamo, caro ragazzo, che tutto ciò arrivi in tempo per qualcuno di noi. Naturalmente, vorrete parlare con Neilson, appena arriverà. Dopo che lo avrete fatto, mandatelo da queste parti. Credo che vorrò discutere con lui i suoi piani. Poi bisognerà trasmettere un comunicato; la gente ha bisogno di qualche parola di incoraggiamento e di speranza.»